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The Bear, 5 ragioni per vedere la serie tv premiata agli Emmy

Serie TV

Gabriele Lippi

©Webphoto

Ritmo altissimo, cast straordinario, personaggi profondi e sfaccettati. La serie che ha conquistato sei statuette nella notte è un capolavoro della televisione

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Sei statuette agli Emmy 2023 (LEGGI QUI LA LISTA DI TUTTI I PREMI) e la sua categoria, quella delle serie comedy, dominata. The Bear era già stato un caso quando nel 2022 uscì la prima stagione su Disney+ (visibile anche su Sky Glass, Sky Q e tramite app su NOW Smart Stick) e la seconda non ha affatto abbassato il livello qualitativo, regalando emozioni fortissime agli spettatori. Se non avete ancora visto la serie che ha trasformato in sex symbol Jeremy Allen White, il prodotto televisivo di cui tutti parlano o dovrebbero parlare, ecco cinque ottime ragioni per recuperarla.

Un ritmo forsennato

Non lasciatevi ingannare dai premi che, forse un po’ per pigrizia e un po’ per comodità, l’hanno classificata come commedia. The Bear non è roba da ridere, anzi, è un viaggio ansiogeno a velocità folle tra i fuochi di una cucina disastrata, alla scoperta di una brigata sgangherata che deve imparare a lavorare insieme, a riconoscersi, a rispettarsi, tra nevrosi, dipendenze, incomprensioni, liti furibonde, elaborazione di un lutto inelaborabile, e l’apparentemente impossibile tentativo di conciliare due visioni diametralmente opposte della visione del cibo e di cosa significhi cucinare. Con una scrittura in cui è impossibile trovare anche una sola riga fuori posto.

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PERSONAGGI PIENI DI UMANITÀ

Il successo di una serie, però, lo fanno quasi sempre i personaggi. Li devi capire, conoscere, scoprire un po’ alla volta, affezionarti a loro. Devi amarli od odiarli per essere spinto a seguire le loro vicende così a lungo, di certo non possono starti indifferenti. E i personaggi di The Bear sono incredibili, concreti, veri, palpabili. Pare di averli accanto, di poterli abbracciare nei momenti di maggiore fragilità, di poterci litigare in quelli di totale arroganza. Da Carmy, lo chef che rinuncia agli stellati per farsi carico della paninoteca lasciatagli nei bassifondi di Chicago dal fratello morto suicida, al “cugino” Richie, che non ne fa una giusta e vive col costante senso di colpa di aver distrutto la sua famiglia, passando per l’ambiziosa e talentuosa Sydney, per l’appassionato Lionel, per il buffo Neil. Ogni personaggio ha il suo carattere, i suoi pregi e almeno altrettanti difetti, le sue debolezze e vulnerabilità. Ognuno di loro è un perfetto campione di umanità a cui è impossibile non legarsi.

UN CAST IN COSTANTE E PERMANENTE STATO DI GRAZIA

Si può scrivere un personaggio nel migliore dei modi ma senza l’attore giusto per interpretarlo rimarrà un’idea embrionale su carta che non ha mai visto la luce. Il cast di The Bear è semplicemente perfetto, non solo perché pieno di attori di talento ma proprio perché tutti loro sembrano nati per recitare nei rispettivi ruoli. L’ultima edizione degli Emmy è lì a dimostrarlo: miglior attore protagonista in una commedia per Jeremy Allen White, miglior attore non protagonista in una commedia per Ebon Moss-Bacharach, migliore attrice non protagonista in una commedia per Ayo Adebiri; una tripletta che la dice lunga sulla qualità della recitazione di The Bear.

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UNA REGIA CURATISSIMA E RAFFINATA

Perdonate la metafora culinaria, considerando l’ambientazione della serie di cui si parla: fin qui si è detto che The Bear ha i migliori ingredienti possibili, poi però serve lo chef in grado di assemblarli e guidare la sua brigata verso una mise en place accattivante, un impiattamento elegante e un’esperienza sensoriale pienamente appagante per il pubblico. Christopher Storer (premiato anche lui agli Emmy per la regia dell’episodio 7x01, Review) e Joanna Calo si alternano dietro la macchina da presa con una uniformità di stile notevole, dando forma con inquadrature, movimenti di macchina e direzione del cast a un tourbillon di dialoghi serrati e azioni frenetiche, tenendo lo spettatore col fiato sospeso come nei migliori action.

UNA LUNGA SERIE DI SCENE E BATTUTE CULT

Alla fine di un viaggio, ciò che rimane è il ricordo. Quanti più momenti memorabili una serie avrà saputo costruire, tanto più sarà facile conservarla nella nostra memoria. The Bear ha già parecchi momenti destinati a diventare cult: la festa di bambini con i cocktail analcolici allo Xanax, il registratore di ordini lasciato acceso da Sydney con le richieste che continuano ad arrivare gettando nel panico lo staff e causando l’ira di Carmy, Tina che chiama Carmy “Jeff” invece che “Chef”. E poi, nella seconda stagione, i sette pesci di Donna (una strepitosa Jamie Lee Curtis) in un incredibile episodio verticale pieno di tensione.