House of the Dragon 2, Ryan Condal parla delle prossime stagioni

Serie TV

Manuel Santangelo

Lo showrunner ha confermato che le riprese dei nuovi episodi saranno già nel 2023 e che la guerra civile nota come la Danza dei draghi sarà al centro degli eventi quantomeno nel prossimo futuro

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Non abbiamo fatto neanche in tempo a goderci l’ultimo episodio in italiano di House of the Dragon (arriverà lunedì su Sky, una settimana dopo la versione in lingua originale di ieri) che già siamo smaniosi di novità. A rispondere alle curiosità (e anche alle rimostranze) di buona parte dei fan ci ha pensato lo showrunner Ryan Condal, rimasto solo al comando della serie dopo l’abbandono da parte di Miguel Sapochnik alla fine di questa prima stagione. Condal non si è sbottonato troppo sul futuro della saga ma ha dato diverse informazioni interessanti, a partire dal fatto che l’inizio delle riprese della seconda stagione è fissato già per i primi mesi del 2023.

 

Vietato staccarsi troppo

Condal ha evidenziato la necessità di non staccarsi troppo dal mondo di Westeros, anche per non rischiare di perdere le redini di una storia che, già nella struttura, appare molto diversa da quella alla base de Il Trono di Spade: “La natura della serie implica che siamo sempre impegnati nella produzione in qualche modo. A causa delle tempistiche incredibilmente impegnative dello show, ci sono degli aspetti della serie che si sovrappongono, il che significa che stavamo scrivendo la seconda stagione già molto prima che facessero l’annuncio, mentre eravamo in piena post-produzione della prima”.

L’opera di George R.R. Martin che fa da base a House of The Dragon è molto differente anche nello stile di scrittura dalle Cronache del ghiaccio e del fuoco che ispirarono Game of Thrones: trattandosi di un romanzo scritto come un resoconto storico, vengono infatti stavolta proposte in Fuoco e sangue diverse chiavi di lettura degli eventi, presentate da narratori diversamente affidabili: “Fuoco e sangue è scritto come un libro di storia, tratto da resoconti a volte contrastanti di maestri che hanno la loro agenda”, evidenzia Condel.

Questa situazione ha tuttavia anche lasciato, già in questi primi episodi, molta libertà creativa agli showrunner, che hanno potuto cambiare qualcosa senza sconvolgere eccessivamente le carte in tavola. Basti pensare alla scelta di non far spingere Rhaenyra subito in direzione della guerra, come accade originariamente nel libro.

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Niente più salti temporali

Tanta autonomia di manovra non minaccerà tuttavia mai la coesione e la linearità della storia, anzi. Al contrario della prima stagione, Condal anticipa che non ci saranno più in futuro salti temporali che implicherebbero complicati recasting: “D'ora in poi racconteremo una storia in tempo reale. Gli attori interpreteranno questi personaggi fino alla fine. Non cambieremo nessun attore. Non faremo grandi salti nel tempo. Ora siamo nella Danza dei draghi e racconteremo quella storia”. La scelta di incentrare la trama sulla guerra civile tra le due fazioni (la Danza dei draghi appunto) riflette pure la grande attenzione dei creatori dello show ai feedback del pubblico, che proprio dell’andirivieni temporale sembrava essersi lamentato: “Come possiamo fare di meglio? Il feedback è stato sicuramente ascoltato. Abbiamo capito. E vogliamo che lo spettacolo sia una grande esperienza di visione per tutti”, ha assicurato Ryan Condal. Questo implica anche una grande attenzione ad aspetti più tecnici, come l’eccessiva cupezza di certe scene della prima stagione, dovuta però secondo il co-creatore della serie anche ai diversi schermi su cui si decide di fruire della serie.

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Non si vede la fine

Di recente George R.R. Martin ha affermato che, nelle sue idee, House of the Dragon dovrebbe arrivare a estendersi complessivamente su quattro stagioni tutto sommato brevi: “Quando ero un ragazzo, le serie avevano 39 episodi a stagione. Al tempo in cui stavo scrivendo per Beauty and the Beast erano scesi a meno di 22 episodi. La tv via cavo li ha ulteriormente ridotti. I Soprano aveva 13 episodi per stagione, ma solo pochi anni dopo, Il Trono di Spade ne aveva solo 10 (e nemmeno quello, le ultime due stagioni). Se House of the Dragon avesse 13 episodi per stagione, forse avremmo potuto mostrare tutte le cose che abbiamo dovuto escludere, anche se avremmo rischiato le lamentele del pubblico per via della ‘serie troppo lenta, in cui non succede niente…’”, ha scritto l’inventore della saga sul suo blog, facendo capire che più o meno ci si attesterà in futuro ancora sui dieci episodi a stagione. Sicuramente questo è il numero di episodi della seconda parte, su cui Condal e compagnia stanno già lavorando. Come detto, l’idea è quella di concentrarsi almeno per il momento sulla Danza dei draghi anche se non sono escluse sorprese sul lungo termine. Lo stesso showrunner ammette di non avere ben chiaro in che modo e quando si deciderà di calare definitivamente il sipario.  Con quasi due secoli di distanza tra la vita della Principessa Rhaenyra e quella di Daenerys Targaryen, potenzialmente si potrebbe andare avanti per 150 anni dopo la fine della prima stagione. Pronti a non lasciare Westeros troppo presto?

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