Mercoledì, Tim Burton svela cosa lo ha spinto a occuparsi della serie

Serie TV

Manuel Santangelo

Molti anni dopo i primi rumors, il regista si immerge finalmente nell’universo della Famiglia Addams. Lo fa con una serie incentrata sul personaggio che più di tutti condivide la sua stessa “visione sul mondo”

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Esiste un curioso effetto Mandela per cui tanti erano convinti che Tim Burton avesse già fatto un film sulla famiglia Addams, ben prima che si iniziasse a parlare di un suo coinvolgimento nella serie Mercoledì. D’altronde Charles “Chas” Addams aveva un immaginario davvero affine a quello del regista. L’autore delle strisce dedicate alla famiglia cui diede anche il suo cognome aveva creato dei personaggi unici, capaci con nonchalance di chiedere una tazza di cianuro alla vicina o riempire la mangiatoia dei loro condor domestici. Gli Addams erano divertenti ma inquietanti, burtoniani prima di Tim Burton. L’incontro a lungo rimandato tra l’uomo dietro Edward Mani di Forbice e la famiglia più cimiteriale della cultura pop si sta però ora davvero per realizzare, grazie alla serie Netflix dedicata alla cupa figlia dei signori Addams. Scopriamo cosa ha convinto Tim Burton a lanciarsi nel progetto.

C’eravamo quasi

Nel 2011 Tim Burton estrasse dal cilindro Dark Shadows. Al centro del film c’era una pallida e scalcinata famiglia, divenuta famosa con uno show televisivo quando il cineasta era ancora bambino. Pur raccontando storie differenti è impossibile non rintracciare similitudini tra questo universo e quello della Famiglia Addams. Oggi, a distanza di anni, scopriamo che poco tempo prima di Dark Shadows in realtà Tim Burton era stato vicinissimo a dirigere proprio una pellicola cinematografica sui personaggi di Chas Addams. Lo ha rivelato lui stesso, spiegando come nella sua testa quel film sarebbe dovuto essere in stop-motion, prospettiva che non entusiasmava i dirigenti Universal dell’epoca: “Credo che volessero realizzarlo con l’animazione al computer, in CGI”. Del progetto non se ne seppe più nulla ma oggi, a distanza di più di un decennio, il destino ha regalato a Tim Burton una nuova occasione.

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Quando Tim Burton era Mercoledì Addams

A far scattare la scintilla nel cuore del papà di opere come Big Eyes è stata una sceneggiatura capitatagli tra le mani quasi per caso. Era proprio lo script della serie incentrata su Mercoledì, pensato dai creatori di Smalville  Alfred Gough e Miles Millar. Per Burton durante la lettura è stato facile immedesimarsi subito nel personaggio, al punto da tornare quasi indietro nel tempo: “Quando ho letto lo script mi ha fatto ricordare quello che ho provato a scuola e quello che provi pensando ai tuoi genitori, come ti senti come persona”, ha spiegato. Ad accomunare il giovane Tim e Mercoledì è soprattutto, a sentire il regista, la sensazione di sentirsi sempre fuori luogo. Burton capiva i sentimenti della rampolla degli Addams, perennemente a disagio nelle vesti di studentessa della Nevermore Academy, perché anche lui li aveva provati prima. In lui è vivido soprattutto il ricordo del ballo della scuola nel 1976, quando si sentì la versione maschile della Carrie immaginata da Stephen King (e portata al cinema da Brian De Palma): “Ho sentito quella sensazione di esserci ma non fare parte della situazione. Certe emozioni non ti lasciano, per quanto tu voglia che se ne vadano”. La serie dovrebbe arrivare su Netflix a novembre. Se è vero che Burton e Mercoledì condividono la stessa “visione sul mondo” potrebbe essere il lavoro più autobiografico del regista di Big Fish.

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