Si è conclusa venerdì 11 febbraio, su Sky Atlantic, la miniserie sul picchiatore con le stimmate. Un progetto sorprendente, di qualità, capace di restare in equilibrio tra dramma e commedia
Un progetto sorprendente. Questo è Christian, la serie tv Sky Original che ha chiuso il suo ciclo di sei episodi venerdì 11 febbraio (tutti gli episodi sono disponibili on demand su Sky e in streaming su NOW). Un gioco che si è fatto qualcosa di concreto, rivelandosi una produzione di grande qualità sotto l’aspetto tecnico e sotto quello narrativo, ma soprattutto una scommessa coraggiosa vinta da chi ha creduto nella storia di un picchiatore a cui improvvisamente viene appioppata la capacità di compiere miracoli.
Christian, le foto degli episodi 1 e 2
Chi è Christian
Christian è una supernatural crime dramedy, un piatto cucinato con un numero impressionante di ingredienti tutti perfettamente bilanciati tra loro. Ed è per questo che funziona. È la storia di Christian, un quasi quarantenne che ha passato la sua vita a fare l’unica cosa che crede di saper fare, picchiare le persone per riscuotere i crediti di Lino, il boss della Città-Palazzo, una sorta di fratello acquisito per lui. Un picchiatore gentile, con valori solidi: non uccide mai e prima di rompere un braccio chiede sempre se una persona sia destra o mancina per lasciarle l’uso dell’arto dominante. È semplicemente il prodotto del contesto culturale e sociale in cui è cresciuto, quello di un gigantesco quartiere abbandonato, dove le leggi dello Stato non esistono, esiste solo quella del più forte.
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UNA GRANDE PROVA DI EDOARDO PESCE
Christian è Edoardo Pesce, e non è semplicemente una nota sul cast. È la consacrazione della carriera di un grande attore col suo primo ruolo da protagonista. Ed è sulle spalle di Pesce, sulla sua capacità straordinaria di dare credibilità al personaggio, di farlo suo, di diventare tutt’uno con lui che si poggia buona parte di quella sospensione dell’incredulità dello spettatore indispensabile per poter apprezzare al meglio una serie di questo tipo.
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TRA CRIMINE E SANTITÀ
Christian è un personaggio che vive a metà strada tra il crimine e la santità, tra il male e il bene, muovendosi quasi sempre nelle zone di grigio. Christian la serie invece è, per dirla con Vasco, tutto un grande equilibrio sopra la follia. La follia di realizzare in Italia una serie supernatural che riesce a bilanciare perfettamente la commedia e il dramma, di sfidare i tabù costruendo una Vangelo metropolitano, una (quasi) lieta novella suburbana, nell’immaginare che il divino possa manifestarsi dove meno ce lo si aspetta ma dove più ce n’è bisogno, non tra le mani di un frate ma in quelle di un piccolo criminale al servizio della mala locale.
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DIALOGHI MEMORABILI
Tra i punti di forza principali, oltre a una recitazione che non riesce mai a sconfinare nella farsa pur all’interno di una storia decisamente sopra le righe, ci sono i dialoghi. Molti quelli memorabili, a partire da quello su zucchero e cocaina tra Davide e Christian, che apre il primo episodio, fornendo da subito importanti indicazioni allo spettatore sulla cifra stilistica della serie, coerentemente portata avanti dall’idea di Roberto “Saku” Cinardi alla regia di Stefano Lodovichi passando per la sceneggiatura di Valerio Cilio.
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IL GRIDO DISPERATO DELLA PERIFERIA
Protagonisti sono Christian (Edoardo Pesce), Rachele (Silvia D’Amico), Matteo (Claudio Santamaria), Lino (Giordano De Plano). Sono loro i cantori di una periferia abbandonata e disperata, volutamente astratta per poter essere il più universale possibile, di una Città-Palazzo che è anche Città-Stato, che ha le sue regole spietate, che è retta da una monarchia assoluta e dispotica, dal regno del terrore instaurato da un uomo ossessionato dal potere fine a se stesso. Un mondo in cui niente è davvero come sembra, in cui il confine tra bene e male è labile e fluido, in cui persino la speranza può avere più facce.
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UN GIOCO DI OSSIMORI E CONTRASTI
Se, come dichiarato in sede di presentazione dagli autori, l’obiettivo era quello di divertire e divertirsi, il risultato sembra andare anche oltre. Christian è il prodotto del crederci senza credersi, del prendere sul serio ciò che si fa senza prendersi troppo sul serio mentre lo si fa. Un gioco di ossimori e contrasti che compongono un disegno sorprendentemente coerente.