Sex and the City, Sarah Jessica Parker parla delle accuse di essere vecchia per la serie
Serie TVL'attrice che interpreta Carrie Bradshaw nel revival "And Just Like That" rivela di aver ricevuto commenti misogini e antifemministi. Molte delle caustiche parole da cui lei e le colleghe Cynthia Nixon e Kristin Davis sono state travolte si ascrivono all'ageismo, la discriminazione in base all’età. “Tante chiacchiere misogine intorno a noi. Su un uomo non sarebbero mai state fatte”, dice l'attrice. E aggiunge con amarezza: “Sembra che non vogliano vederci a nostro agio con la nostra età”
Sarah Jessica Parker ha rivelato di aver ricevuto in questi mesi tanti, tantissimi commenti critici relativi alla sua età anagrafica, che qualcuno non vedrebbe bene nel reboot della serie Sex and the City, l'attesissimo “And Just Like That…” che sarà disponibile a partire da dicembre su Sky Serie e in streaming su NOW, in contemporanea con il debutto su HBO Max.
“Cosa dovrei fare, scomparire?”, si è domandata in maniera retorica l'attrice 56enne, che dopo mesi di silenzio ha deciso di raccontare ciò che lei e le sue colleghe, Cynthia Nixon e Kristin Davis, hanno vissuto negli ultimi mesi, travolte da insulti deprecabili in quanto discriminatori. Non si può criticare un'attrice per la sua età anagrafica: si può farlo per come recita, semmai, ma non per gli anni segnati sulla carta d'identità.
Tutte le parole citate da Parker si ascrivono a quella che è una pratica purtroppo consolidata, dappertutto ma specialmente a Hollywood: l’ageismo.
Con questo termine si indica la discriminazione nei confronti di una persona in base all’età.
Chi commenta la nuova Carrie con parole caustiche relative a come l’attrice risulterebbe troppo invecchiata per calarsi in quei panni, fa esattamente quello: discrimina in base all’età.
E questi commenti non sono soltanto gossip: si rivelano molto più gravi di ciò che qualche leone da tastiera potrebbe pensare prima di schiacciare con leggerezza sul tasto “pubblica”.
L'ageismo è infatti vietato dalla legge, è illegale. La Costituzione italiana lo cita all'articolo 3 (principio di uguaglianza), vietando qualsiasi forma di "discriminazione basata sulle condizioni personali", genus in cui la dottrina costituzionale fa rientrare pure la "discriminazione basata sull'età”, appunto.
Pure la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea del dicembre 2000 vieta qualsiasi forma di "discriminazione basata sull'età".
L’accettazione di sé
Ma se anche non ci fossero sia la nostra Costituzione sia la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea a vietare l’ageismo, com’è che manca sempre all’appello il buonsenso? E quello dovrebbe essere stato “scritto” molto prima di entrambi i testi di cui sopra…
La cosa che dovrebbe piacere parecchio al pubblico del reboot di Sex and the City è proprio vedere una nuova Carrie che non tenta di camuffare la propria carta d'identità, anzi: la sventola con orgoglio.
Sarah Jessica Parker si dice fiera della propria età, di ogni primavera passata. E non si limita a dirsi fiera dei propri 56 anni: l'attrice ce li fa anche vedere, scegliendo i capelli bianchi, la ricrescita, dicendo no al make-up correttivo che camuffa le linee di espressione o eventuali "imperfezioni" (che in verità sono i segni della perfezione umana, ossia dell'unicità di ciascuno di noi, che invece ci ostiniamo a conformarci tutti quanti, seguendo canoni estetici restrittivi, limitanti e omologanti).
Ebbene, tutto ciò che fa invece Sarah Jessica Parker alla faccia di chi la vorrebbe con qualche ritocchino si chiama con un'espressione che nell'ultimo periodo sembra essere sulla bocca di tutti: accettazione di sé. Ma evidentemente il proverbiale “predicare bene e razzolare male” risponde sempre all’appello, molto più presente del buonsenso di cui sopra.
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“Chiacchiere misogine che su un uomo non sarebbero mai state fatte”
È con tanta amarezza che Sarah Jessica Parker rivela tutto questo.
“Ci sono così tante chiacchiere misogine intorno a noi, e pensare che su un uomo non sarebbero mai state fatte”, ha affermato la diva.
Ricordiamo che i suoi capelli bianchi mostrati con orgoglio di fronte alle telecamere di And Just Like That… hanno alzato un polverone che mai avremmo pensato potesse accadere nel 2021. Specialmente dopo mesi di emergenza sanitaria in cui si credeva che alla ricrescita e ai capelli bianchi ci fossimo ampiamente abituati. Eppure non ci si abitua mai alla cattiveria, specialmente a quella che viene esternata con enorme facilità quando si è dietro a quello scudo che crediamo sia la tastiera. È bene ricordarsi, però, che non si tratta affatto di uno scudo bensì di un'arma a doppio taglio…
Lo "scandalo da capelli bianchi" di Carrie è la cartina di tornasole che mostra chiaramente come non ci sia parità di genere nemmeno nelle piccole cose, chioma compresa.
“Andy Cohen (celebre conduttore americano, ndr) ha una testa piena di capelli grigi ed è squisito. Perché va bene per lui? Non so cosa dirvi gente!”, queste le parole di Parker.
Purtroppo Hollywood non aiuta certo le donne over 50 e ha, nostro malgrado, condizionato anche la società, insinuando il dubbio (che a volte diviene certezza) che una donna non possa permettersi il lusso di mostrare con orgoglio quanti anni ha. A differenza di fascinosi uomini del calibro di George Clooney, giusto per citare uno dei tanti nomi maschili di brizzolati illustri e quotatissimi.
Non sono parimenti quotate (e scritturate) coloro che fanno parte del gentil sesso, anche se definirlo “gentil” è antifemminista ma soprattutto errato: le donne sanno essere ben lungi dall’essere gentili, soprattutto se le si critica per la loro età. Le donne preferiscono di gran lunga essere criticate per altro, ad esempio per come recitano anziché per la loro ricrescita, c’è da scommetterci.
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Dopo che Julia Roberts, Sharon Stone e molte altre colleghe di talento già ampiamente documentato hanno denunciato come sia difficile per professioniste che hanno compiuto il mezzo secolo trovare ruoli di spessore nei film hollywoodiani, la questione annosa ha incominciato finalmente a essere sollevata. Ma non ancora abbastanza.
Fa specie come questo tipo di discriminazione che di solito viene “dall’alto” (nel senso che è chi può farti lavorare - produttori, registi e macchina di Hollywood in generale - a negarti l’occasione di farlo perché "sei troppo vecchia") sia anche molto in voga nel “basso”, ossia sui social network, quando dall'alto invece c'è stato il via libera.
Al posto della vecchia cara solidarietà (anch’essa forse troppo attempata per trovare un ruolo di spessore nella nostra società?), l’ageismo messo a punto dagli hater diventa all’ordine del giorno, all’ordine del post.
Tantissimi gli esempi, anche nostrani, come quelli più volte denunciati da Mara Venier. Una discriminazione bieca che si spera cessi prima o poi. Ai post l’ardua sentenza.