In Vai in pace si fa temporaneamente da parte John Brown (Ethan Hawke) e seguiamo le avventure di Cipollina (Joshua Caleb Johnson): ed entra in scena anche il primo personaggio femminile "forte". Leggi la recensione del secondo episodio di 'The Good Lord Bird'. *ATTENZIONE: SPOILER**
Il secondo episodio di The Good Lord Bird, intitolato Vai in pace, rimescola un po' le carte distribuite nella prima puntata: il debordante Ethan Hawke si fa da parte e lascia la scena a Cipollina (Joshua Caleb Johnson), che ha approfittato della guardia bassa dei suoi padroni per darsi alla macchia insieme a Bob e filarsela verso Tabor, Missouri. Intercettati da un gruppo di camicie rosse, i due finiscono accidentalmente in una taverna di Pikesville, dove Bob viene mandato in un degradante recinto e Cipollina, ancora scambiato per una ragazza, viene insidiato dagli avventori del locale e protetto dalla prostituta Pie, nera, schiava ma sufficientemente autorevole per prendere a schiaffi i clienti troppo aggressivi e vivere in condizioni migliori dei suoi simili.
Prendiamo innanzitutto atto che il colore della carnagione non è soltanto una questione tra bianchi e neri: le origini mulatte di Cipollina lo rendono bersaglio degli sguardi sospettosi da parte della gente molto più black che incontra sulla strada (anche nel romanzo originale di McBride ci sono insistiti riferimenti alla sua pelle color high yellow, causa di ulteriore razzismo nel razzismo). La grottesca commedia degli equivoci sessuali prosegue, alimentata da uomini stupidi che capiscono sempre una cosa per l'altra. La traduzione italiana forza un po' il fraintendimento attorno alle “spuntatine” proclamate da Cipollina, apprendista barbiere, quando per forza di cose il gioco di parole della versione originale suona meglio: “selling trim”, che può intendere sia l'accorciare la lunghezza dei capelli in pochi minuti sia quelle che noi chiameremmo, in maniera certamente non elegante ma appropriata al linguaggio di metà Ottocento, “sveltine”.
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La grande novità del secondo episodio è l'entrata in scena di un personaggio femminile forte, la prostituta Pie (Natasha Marc) non particolarmente sensibile alla causa dell'abolizionismo, che tuttavia copre (in tutti i sensi) Cipollina inserendolo come cameriera in una bettola di Pikesville, Missouri. L'orrore della schiavitù trapela dal mostruoso recinto in cui sono tenuti prigionieri neri “più neri degli altri”, parafrasando Orwell, in una gerarchia simile a un lager nazista (o a Django Unchained di Tarantino, se preferite) in cui i padroni mettono spesso e volentieri gli schiavi gli uni contro gli altri. L'insurrezione progettata dai prigionieri del recinto, a cominciare dalla furba Sibonia (Crystal Lee Brown) che si finge pazza per non destare sospetti, viene brutalmente repressa dai padroni della bettola: la presenza oscura del patibolo, che avevamo già visto all'inizio del primo episodio ai danni di John Brown, torna a farsi sentire, questa volta tra gli sguardi di compiacimento della platea bianca che assiste allo spettacolo di nove impiccagioni.
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Avrete intuito che The Good Lord Bird non è una serie “facile”, anche se la messa in scena e il ritmo garantiscono anche una certa dose di intrattenimento, con una strizzata d'occhio allo splatter come avviene nella scena finale in cui la “camicia rossa” Chase (Steve Zahn) viene centrato in pieno da una palla di cannone. Il grande assente dell'episodio, John Brown, spunta a pochi minuti dai titoli di coda, rassicurandosi – mentre tutto intorno a lui fischiano le pallottole di una cruenta sparatoria – che il buon Cipollina si sia conservato/a vergine e lontano/a dal peccato. Concentrato in pochi secondi di una follia e un fanatismo che promettono di deflagrare ulteriormente negli episodi successivi: il fatto che tutto questo sia accaduto “a fin di bene”, per la nobile causa dell'abolizione della schiavitù, è un ulteriore motivo di complessità che aumenta il fascino di questa serie.