Das Boot 2, la recensione del settimo e penultimo episodio, "Uccidere o morire"

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Linda Avolio

Leggi la recensione del settimo e penultimo episodio di Das Boot 2, " Uccidere o morire”. La nuova stagione della serie tv targata Sky è disponibile On Demand e in streaming su NOW TV. - OVVIAMENTE CI SONO SPOILER PER CHI NON HA ANCORA VISTO L'EPISODIO

Das Boot 2, cos'è successo nel settimo e penultimo episodio

Il penultimo episodio di Das Boot 2 si apre, purtroppo, con la fornaia Sylvie in fuga nel bosco, inseguita da alcuni soldati tedeschi, e con l’odioso Desjesquier che dà alle fiamme il bistrot di St-Rémy: qualcuno deve aver cantato, e quel qualcuno, facendo due più due, non può che essere stato Padre Etienne. Altrimenti com’è possibile che i nazisti e i poliziotti francesi fossero a conoscenza dei nomi falsi sui certificati in mano ai Goldblatt, ora peraltro prigionieri?

 

Margot è scioccata: se non ci si può fidare neppure di un prete, di un uomo di Dio, di chi ci si può fidare allora? Il Dottor Bizet, che in passato si è trovato tante, troppe volte a fare i conti con la sofferenza umana e col il presunto volere divino, non ha dubbi: non bisogna confondere la fede nel Signore con la fede nei suoi emissari e portavoce. Intanto, però, c’è un traditore da punire...

Dall’altra parte dell’Atlantico, a New York, Greenwood Senior è devastato dalla notizia dell’uccisione del figlio. Sul posto giunge O’Leary, che ha in mano una cartelletta contenente i documenti che il povero Sam aveva con sé al momento dell’aggressione. Il poliziotto non ci gira troppo attorno: si tratta di fogli che testimoniano un potenziale tradimento, ma tutto si può risolvere e insabbiare. Una mano lava l’altra: se Greenwood sosterrà le idee di O’Leary e compagni, loro sosterranno la sua candidatura e lo aiuteranno a farsi eleggere. Affare fatto? Affare fatto.

 

Intanto Klaus, ferito ma ancora in piedi, va da Cassandra e le chiede di partire immediatamente con lui alla volta del Maine (il luogo dove dovrebbe arrivare il sottomarino che lo riporterà in Germania). Una volta là, seduti al tavolo di un diner di un motel vicino al mare (sotto lo sguardo inquisitore degli altri clienti e del personale, non dimentichiamo che siamo pur sempre nel 1943), Cassandra non ci gira troppo attorno: ha capito che Robinson è nei guai. Nel privato di una stanza, Hoffmann confessa: non è svizzero, è tedesco, un alto ufficiale della marina militare, per la precisione. E forse finalmente è arrivato il momento di tornare a casa, anche se non è più così sicuro di volerlo.

 

Il giovane tenente confessa anche il suo amore: “Voglio che mi aiuti a diventare l’uomo che hai visto in me…” implora Cassandra, ma lei, che in vita sua ne ha visti parecchi di uomini del genere – bugiardi convinti di poter smettere di mentire grazie all’amore di una donna –, se ne va. Rimasto solo, Klaus, ormai fisicamente compromesso, si butta sul letto…e con la mente torna a quei giorni in mezzo all’oceano. Si rivede prendere in mano l’orologio di suo padre e chiedergli scusa per non essere stato all’altezza. Che ne sarà di lui?

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A La Rochelle, Forster, nuovamente in divisa, e Gluck parlano del Führer: che il maggiore stia iniziando ad avere qualche dubbio riguardo le ultime decisioni del suo leader? Il comandante, però, non ha dubbi: chi appartiene al partito ha il dovere, volente o nolente, di credere ciecamente a Hitler e alla sua visione, mentre lui è fedele solo alla Marina, a prescindere da chi sia al comando del Paese. A quel punto Forster, un po’ irritato, tira fuori il suicidio della moglie di Von Reinhartz: traditore della patria lui, vigliacca lei. Non è quello il modo in cui muore un vero tedesco.

 

Sull’U-822, che ha decisamente visto giorni migliori, Laudrup riceve l’ordine di sistemare il sistemabile, giusto per poter arrivare fino alla costa statunitense, ormai molto vicina. Intanto, alcuni prigionieri, tra cui Fischer e i tre ufficiali delle SS, provano a mettere insieme un piano per ribaltare la situazione. Sull’U-612, Wrangel riceve una comunicazione via radio: deve informare Von Reinhartz del suicidio di sua moglie. Il capitano, però, per adesso ha altri pensieri: dopo un lungo inseguimento, è finalmente arrivato il momento di combattere. Ma c’è di più: riporterà indietro il traditore vivo, e sarà dichiarato eroe per la seconda volta.

 

Mentre Duval viene crudelmente torturato da Desjesquier – che ce l’ha a morte con la polizia francese, colpevole di averlo sempre trattato peggio di come si tratta un cane –, Padre Etienne ha uno spiacevole faccia a faccia con Forster. Che, per sua fortuna, non può passare alle maniere forti per farsi dare altre informazioni. Una telefonata all’arcivescovo per segnalare l’accaduto, però, non farà male. Non sempre bisogna colpire coi pugni, a volte bastano le parole.

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Il giovane prete destituito del suo incarico morirà comunque di lì a poco per mano di Margot. A nulla varrà il suo tentativo di giustificarsi – la sicurezza dei suoi parrocchiani in cambio di un paio di nomi –, perché il giudizio della giovane infermiera, che gli sparerà proprio nella casa del Signore, sarà inappellabile.

 

In pieno Oceano, l’U-612 si appresta a dare inizio all’inseguimento dell’U-822. Per alleggerire l’imbarcazione, Von Reinhartz fa sparare fuori vestiti, suppellettili e quant’altro non sia strettamente necessario. Scatta la rivolta dei prigionieri, ma il capitano, che ormai non può più tornare indietro, risolve la questione sparando in piena fronte al più giovane tra gli ufficiali delle SS per salvare la vita a Frank. Il cadavere del morto viene espulso insieme a una copiosa quantità di combustibile, e gli uomini di Wrangel sono sicuri di aver colpito e affondato i rivali.

 

Wrangel, però, non si lascia trarre in inganno: l’U-822 è ancora intatto, ed è ancora in marcia. Von Reinhartz capisce che se vuole avere una chance di farcela dovrà navigare in superficie. Con una mossa decisamente rischiosa ma vincente, il capitano ribelle, dopo una colluttazione che lascia l’U-612 senza più carburante, fa lanciare un missile. Wrangel, impossibilitato alla fuga, avvisa i suoi uomini: stanno per essere colpiti.

 

Von Reinhartz è stato più furbo, a quanto pare, ma Von Reinhartz non è un mostro, e per questo motivo decide di far salire a bordo i superstiti, tra cui troviamo anche Ehrenberg e lo stesso Wrangel. Peccato che, nel frattempo, i prigionieri siano riusciti a liberarsi e a prendere possesso delle armi. La situazione si ribalta nel giro di pochissimo: ora sono Von Reinhartz e i suoi a essere prigionieri. E ora è Wrangel il nuovo capitano dell’U-822. 

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Das Boot 2, il commento al settimo e penultimo episodio

Ormai vicinissima alla fine, la seconda stagione di Das Boot con questo penultimo episodio ci ricorda sostanzialmente due grandi lezioni di vita: la prima è che ogni scelta porta con sé delle conseguenze, alcune prevedibili, altre no, ma comunque bisogna prendere atto del fatto che, prima o poi, saremo tutti chiamati a rispondere delle nostre decisioni; la seconda è che, in linea di massima, se qualcosa può andare storto, così andrà, e poco importa se si ha la sensazione di avercela fatta, perché, di fatto, nove volte su dieci si tratta per l'appunto solo di una sensazione.

 

Quanto scritto qui sopra vale un po’ per tutti i personaggi (sì, anche per il nerissimo Forster, che a un certo punto, ne siamo sicuri, verrà messo di fronte alle sue crudeli scelte), ma in particolar modo per Von Reinhartz e per Hoffmann. Il primo prende la difficile decisione di uccidere un uomo a sangue freddo per mandare un segnale inequivocabile in un momento delicatissimo – sull’U-822 comanda lui, e lui farà tutto ciò che dovrà fare pur di arrivare in America –, ma poi, dopo una vittoria arrivata a caro prezzo, si ritrova costretto a consegnare il sottomarino al rivale appena sconfitto. Il secondo finalmente confessa la verità all’amata Cassandra, nella speranza di poter fare ammenda e di potersi forse rifare una vita insieme a lei, e in tutta risposta viene mollato sui due piedi dalla donna, stufa di incontrare sulla sua strada cavalieri bugiardi e capaci solo di promesse che mai si realizzeranno.

 

Non va meglio a Margot, che scopre di essere stata tradita da Padre Etienne e che si sente direttamente responsabile della cattura di David e Ruth. Certo, non avremmo mai immaginato di vedere l’ex infermiera di La Rochelle uccidere qualcuno senza pensarci due volte, ma in fin dei conti la morte del prete traditore non arriva totalmente inaspettata. Perché anche su questo punto Das Boot è molto chiara: non può e non deve esserci perdono per chi tradisce.

 

Molto interessante lo scambio di opinioni tra Forster e Gluck, e decisamente ironico il finale, con Wrangel che cambia status nel giro di una manciata di secondi, e che da prigioniero di Von Reinhartz si ritrova a essere il nuovo capitano dell’U-boot del suo rivale, che peraltro l’ha appena sconfitto. Ma anche per lui vale quanto scritto all’inizio di questo commento: se qualcosa può andare storto, così andrà, dunque sarà bene tenere gli occhi aperti, perché quel lungo viaggio non è ancora giunto al termine.

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