Leggi la recensione del terzo episodio di Das Boot 2, "Sabotaggio." La nuova stagione della serie tv targata Sky è in onda su Sky Atlantic il venerdì sera alle 21.15 (disponibile anche On Demand e in streaming su NOW TV). - OVVIAMENTE CI SONO SPOILER PER CHI NON HA ANCORA VISTO L'EPISODIO
Das Boot 2, cos’è successo nel terzo episodio
La battaglia ha inizio. Non stiamo parlando del conflitto bellico, ma della sfida che inevitabilmente metterà uno di fronte all’altro quelli che si configurano come due personaggi fondamentali di questa stagione: da un lato il disilluso capitano Johannes von Reinhartz (Clemens Schick), che non ha nessuna intenzione di portare a termine la missione segreta che gli è stata affidata, dall’altra l’imprevedibile Ulrich Wrangel (Stefan Konarske), incaricato di dare la caccia al capitano ribelle.
“Diamo la caccia a un pesce grosso”, annuncia Wrangel ai suoi, spiegando come questa volta il bersaglio sia uno dei loro. Ma per quanto il folle capitano sembri sicuro di sé, non gli mancano i grattacapi. A cominciare da Ehrenberg (Franz Dinda), sempre più prostrato dal rimorso e, soprattutto, dal bere. Non è però solo lui il problema: l’equipaggio dell’U-612 non è propriamente dei migliori, e anche per questo ha bisogno che Ehrenberg sia il più lucido possibile: per questo decide di razionargli gli spiriti, affidando al sudafricano Grothe (Joachim Forester) la gestione della sua dose giornaliera di alcol. Nel frattempo Pips (Pit Bukowski) non se la passa bene: sostiene che li abbiano inviati in quella missione come “carne da cannone” e ha brevi allucinazioni in cui rivede Lutz, il compagno chiacchierone ucciso nella passata stagione.
Su ordine di von Reinhartz, Frank Strasser (Leonard Scheicher) si dà da fare e sabota la radio. In questo modo, quando il suo sostituto gira una semplice manopola per captare un messaggio, l’apparecchio prende fuoco, divenendo così inservibile. Il capitano, per coprire il suo “alleato”, se la prende con l’altro addetto alla radio, che però si difende accusando proprio Frank di sabotaggio. Qualche dubbio il primo ufficiale Schiller (Philip Birnstiel) sembra averlo, ma sembrano in particolare i tre agenti delle SS a bordo a preoccuparsi per l’accaduto (“una radio nel bel mezzo dell’Atlantico è importante, vero?”, si chiede uno di loro).
Non c’è però solo l’U-822, in questa terza puntata di Das Boot 2. Hoffman, a New York, viene introdotto da Berger (Thomas Kretschmann) a un gruppo di simpatizzanti nazisti, scoprendo con sorpresa che fra di essi ci sono anche vari americani. Il “deutscher Mann in New York”, per storpiare il titolo di una canzone dei Police, parla con il suo contatto del lavoro che sta svolgendo per Sam (Vincent Kartheiser), rassicurandolo sul fatto che quelli che le informazioni che gli sta fornendo sono solo dettagli di poco conto. Ma è proprio Sam, poco dopo, a mettere Hoffman davanti a un aut aut: o gli dà qualcosa di concreto, oppure smetterà di proteggerlo. Suo malgrado, il giovane tenente accetta di rivelargli un particolare ben più succoso, che permetterà agli americani di trarre un notevole vantaggio nella guerra contro la Germania.
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A turbare Hoffman, però, è ben altro: da un lato c’è il ricordo di quanto passato prima di approdare a New York, con i flashback delle settimane trascorse alla deriva che mostrano come il suo compagno di naufragio fosse presto scivolato nella follia; dall’altro c’è l’ormai evidente attrazione nei confronti di Cassandra (Rochelle Neil), che non corrisponde esattamente al tipo di donna che dovrebbe piacere a un nazista (“Tu sei…”, sta per dirgli lui mentre parlano per strada, ma si interrompe prima di dire qualcosa di compromettente).
In Francia, il commissario Pierre Duval (Thierry Frémont) è tutt’altro che contento nel vedersi affiancato da Forster (Tom Wlaschiha) un compagno di indagini tutt’altro che affidabile: si tratta di Desjequier (Paul Bartel), il delinquente e delatore che è ormai entrato nelle grazie dell’ufficiale nazista, che lo promuove ad ausiliario della polizia tedesca. Quando l’anziano poliziotto francese lo ammonisce, dicendogli che in caso di menzogna Forster lo darà in pasto ai cani, il giovane arrivista risponde di non aver paura, perché “lui è i cani”.
I due sono sulle tracce della famiglia di ebrei, guidati nella loro fuga dalla coraggiosa Margot (Fleur Geffrier). Questa deve affrontare un bel grattacapo: il piccolo, Elias, è malato, e proseguire nel cammino potrebbe diventare un problema. È Desjequier, peraltro, a trovare la pista giusta per intercettarli dopo aver torturato e ucciso un contadino, anche se in realtà i tre non sono ancora arrivati alla sua fattoria.
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Quando Duval lo rimprovera del suo comportamento, ordinandogli di seppellire il cadavere per evitare il malcontento nella popolazione locale, Desjequeir fa di testa sua e appende il contadino a un albero. Poco dopo arriveranno alla fattoria Margot e gli altri, impressionati dalla vista dell’uomo morto e penzolante. Ma, nonostante la reticenza di David, è lì che l’infermiera decide di nascondere i suoi protetti: quale posto è più sicuro di un’abitazione in cui è già stata compiuta un’incursione punitiva?
Tornando al fronte newyorkese, il capo delle SS rivela ai suoi due sottoposti la loro meta: l’obiettivo della loro missione è un’importante base navale statunitense. Intanto, in Germania è arrivata una soffiata: Hoffman è ancora vivo e si trova proprio vicino alla zona dove è previsto l'arrivo dell’U-822. È Forster ad annunciarlo a un attonito Gluck (Rainer Bock). I due hanno un significativo scambio di vedute: mentre Gluck parla del conflitto in termini di “guerra senza senso”, Forster lo gela definendolo invece un “male necessario”.
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Das Boot 2, il commento al terzo episodio
Siamo al primo episodio di Das Boot senza Simone Strasser, interpretata dalla bravissima attrice lussemburghese Vicky Krieps. Si tratta di un’assenza che pesa, perché si trattava di uno dei personaggi cardine. Ma in questo la serie tv tedesca compensa con quello che è uno dei suoi maggiori pregi, ovvero un cast corale davvero d’eccezione, grazie al quale si colma in parte questo vuoto (anche se in questo modo, dopo la morte nella passata stagione innanzitutto di Carla, ma anche di Nathalie, si crea, nonostante la presenza di Margot Bostal/Fleur Geffrier, un netto squilibrio fra presenze femminili e maschili, inevitabile in una produzione che parla di guerra, ma comunque significativa).
Rispetto alla prima stagione, si moltiplicano i “fronti di guerra”, con i personaggi sparsi tra ben due sommergibili, La Rochelle e New York. Nonostante ciò, grazie all’ottimo lavoro di scrittura la serie targata Sky non perde mai il filo della narrazione e soprattutto riesce a mantenere sempre viva l’attenzione dello spettatore. I conflitti che inevitabilmente saranno al centro dei prossimi episodi hanno preso il via (Hoffman con Sam a causa di Cassandra, ma anche con Berger, per via della dedizione alla causa di quest’ultimo; Duval con Desjequier; i due equipaggi dei sommergibili, ma anche i diversi schieramenti interni ai due vascelli…).
Insomma, le varie “micce” narrative di Das Boot 2 sono state accese: ora si tratta solo di capire quando e in quale ordine porteranno alla deflagrazione.