Sanremo 2021, Willie Peyote porta all'Ariston Mai dire Mai (La Locura)

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Fabrizio Basso

Il brano dell'artista piemontese parla di come ci siamo ormai abituati a mettere al primo posto il mero intrattenimento, in tutti i campi, dall’arte e alla cultura, passando per lo sport e arrivando anche alla politica

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Viva la follia, viva l'insanità che Willie Peyote porta al Festival. Ai pre-ascolti è stato il mio voto più alto, un 9 pieno, bello, rotondo. Mai dire Mai (La Locura) sarà l'inno di un Sanremo vuoto di gente, affamato dalla zona rossa, disertato dai cacciatori di selfie (ex cacciatori di autografi) ma ricco di musica come non mai da quando ha esordito nel terzo millennio. Un ulteriore atto di coraggio (il primo è il testo causticamente ironico del brano in gara) è condividere il palco, nella serata tributo alla canzone italiana, con Samule Bersani e duettare con lui in quel capolavoro che è Giudizi Universali.

Guglielmo fin dal preascolto sei tra i primi della classe: come è arrivare all'Ariston con le pagelle alte?
Sono orgoglioso che sia piaciuto a tanta gente e spero abbia lo stesso effetto sul pubblico. Non me lo aspettavo lo ammetto. Aggiungo che le pagelle alte hanno incentivato anche chi mi aspetta al varco. Ciò detto mi ha inorgoglito.
Critichi un sistema del quale sarai protagonista per una settimana.
Non sputo nel piatto dove mangio. Il pezzo non era pensato per Sanremo ma era pensato su Sanremo. Mi è stato chiesto se avevo un pezzo e avevo questo, non credevo lo accettassero. Sono a Sanremo perché è tutto fermo e finalmente potrò stare su un palco ma credo che fossi stato in tour il mio nome non sarebbe tra i ventisei.
Nel brano tu descrivi l’Italia del futuro ma come vorresti il futuro dell’Italia?
Bisogna soffermarsi sulla differenza tra progresso ed evoluzione. Siamo sempre in comunicazione ma siamo qua ancora a parlare di aborto e femminicidi, siamo retrogradi ma mandiamo robot su Marte. Non che non vada fatto, sia chiaro, ma sviluppiamo argomenti come l'aborto e il doppio cognome e nel 2021 lo trovo folle.
Usi parole forti. Sembra che ce l'hai col mondo e la sua ricerca di superficialità.
Si pensa a una sequela di insulti ai colleghi ma non è così, non mi permetterei. Io me la prendo col pubblico e come si approccia alla musica: oggi se fai una cosa diversa il pubblico si risente, io da giovane seguivo l’artista nei suoi cambiamenti. Cito TikTok ma il problema non è lì, il problema sono le major perché non si dedicano allo scouting e ai progetti artistici.
Hai paura che venga male interpretato?
Temo che manchi un po’ di analisi del testo: io critico come viviamo la musica ma non chi la fa.

Mai dire Mai: ti sei mai ricreduto?
Solo gli stupidi non cambiano idea e io sono aperto ai cambiamenti. In un disco anni fa dissi che sarei andato al Festival: il problema è il Sanremo che è in me…per questo sottolineo che cambiare idea è un dono. Le certezze mi spaventano, preferisco i dubbi.
Cosa è il Festival per te?
Sanremo ci assolve dai nostri peccati, è una messa laica. Nella mia canzone c’è ironia, è diversa dalle mie corde per non fare il pesantone. Siamo lì anche per mandare un segnale positivo. Vado col sorriso e la cassa dritta e prendo in giro me stesso. Vado con auto-ironia.
Come sono andate le prove con l'orchestra?
Ho sempre sognato di suonare con una orchestra con così tanti elementi. Il confronto è parte del mio lavoro. Non è un pezzo orchestrale ma è bello trovare la chiave per sfruttare archi, ottoni e cori. Le prove sono state un momento tra i più divertenti della mia carriera.

francesco renga

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Duetterai con Samuele Bersani in Giudizi Universali.
Potevo fare quello che voglio, mi hanno detto, e dunque ho scelto questo brano conscio che lo avrei fatto solo con lui. Mi ha commosso il suo sì. E’ un capolavoro. Mi mette soggezione più lui che le telecamere. E’ un regalo a me stesso. Rimarrà per sempre nei miei ricordi.
Come nasce la tua musica?
Nasco in una famiglia di muscisti, mio padre suonava in una banda e io spesso lo accompagnavo. Stavo al banchetto a vendere dischi. Sono cresciuto con Deep Purple, Steely Dan e Pino Daniele insieme al rap e ai grandi cantautori. Poi ho mischiato il tutto ed è venuto fuori questo ibrido. Faccio quello che mi piace mescolando ingredienti altrui. La musica porta sperimentare e rischiare.
Cosa guardi in televisione?
Sono cresciuto con la Dandini, i Guzzanti e la Gialappa’s. Oggi guardo molta tv e leggo i giornali per sapere che mi succede intorno. I talk show sono tutti uguali ma li guardo per informarmi. Mi ispirano South Park, per me fonte di idee, e le stand up comedy per studiare come portare avanti il discorso satirico.
I live come saranno quando potrai tornare sul palco?
Ho interrotto il tour a metà circa un anno fa. Ripartiremo da lì. Suoneremo anche in condizioni meno congeniali, se ce lo permetteranno. Ci sarà anche nuovo disco e dunque dei cambiamenti ma l'obiettivo resta lo stesso: far muovere culo e cervello.
Porterai a Sanremo il Manuale del giovane nichilista? Visto che il tuo primo disco ha dieci anni come lo hai aggiornato?
Ho tolto la parola giovane, molti mi danno del boomer quindi potrei essere un boomer nichilista. Per risponderti no, non lo porterò, lo ho aggiornato, ora ho un modo diverso di approcciarmi ai valori dominanti. Sul comodino metterò un pc per vedere la partita del Torino.
Un ultimo pensiero?
Non scrivo cose a caso, scateno discussione!

ORIETTA BERTI - SANREMO

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