Claudio Baglioni, 35 anni fa usciva “La vita è adesso”: storia di un album da record
ApprofondimentiUscito l'8 giugno 1985, il disco ha stracciato ogni primato di vendita restando al primo posto in classifica per sei mesi. È una sorta di concept su una giornata di un uomo qualunque degli anni ‘80, stratificato e complesso. L'album ha segnato il ritorno del cantautore sulle scene dopo il grande successo di "Questo piccolo grande amore", con un look e un sound rinnovato
Nel 1985 Claudio Baglioni tornò sulle scene con un nuovo look. Scelse il palcoscenico di Sanremo per riproporre “Questo piccolo grande amore”, uno dei suoi più grandi successi. Quello che apparve al teatro Ariston era un Baglioni completamente rinnovato: via i “capelloni”, capigliatura più corta, giacca larga, camicia non aperta ma sobriamente chiusa. L’apparizione a Sanremo non fece altro che accrescere l’attesa per il suo nuovo disco, “La vita è adesso”, che uscì in estate, l’8 giugno 1985, a quattro anni dal precedente “Strada facendo”. E sarà un album destinato a battere ogni record delle classifiche di vendita in Italia, nonostante un appeal pop non così evidente rispetto ai dischi precedenti e alcune scelte compositive che rifuggono ritornelli facili.
La storia dell’album
Per registrare l’album Baglioni scelse, come per il precedente “Strada facendo”, l’Inghilterra: i Manor Studios a Oxford e la The Town House a Londra. Gli archi, eseguiti dalla prestigiosa London Symphony Orchestra, furono registrati nei celebri studi di Abbey Road, la “casa sonora” dei Beatles. Le parti per archi vennero scritte da Celso Valli e l’orchestra era diretta da Carl Davies, compositore statunitense co-autore dei lavori di musica sinfonica di Paul McCartney. Nei brani Baglioni fa convivere la sua anima cantautorale con un sound profondamente immerso negli anni ‘80. Ne uscì fuori un disco complesso, sofisticato tanto negli arrangiamenti quanto nei testi. Ne “La vita è adesso” – in pratica un concept album che racconta la giornata di un uomo qualunque degli anni ‘80 in forma canzone - non c’è nemmeno una riga di testo ripetuta. Manca, nei solchi del disco, un ritornello ricorrente da memorizzare e anche la struttura dei brani si complica in assenza di ripetizioni. Ma tutto questo non sarà un ostacolo al suo successo.
I testi
Il titolo originale dell’album era “Un bar sulla città”, in omaggio a uno dei più noti bar di Roma: lo “Zodiaco”. Il locale svetta sulla collina di Monte Mario e da lì si può godere un panorama mozzafiato della Capitale. Fu proprio ad uno dei tavolini dello “Zodiaco”, infatti, che Baglioni scrisse praticamente tutti i testi dei dieci brani, aiutato anche dalla moglie Paola. “La vita è adesso” è composto da 10 brani per 52 minuti. Nei testi, come nella musica, è un lavoro sicuramente ragionato ma rivestito di semplicità e leggerezza nei ritratti scritti da Baglioni che descrivono l’umanità più varia. A poche decine di metri più in là dello Zodiaco, dal giardino dell’Hotel Cavalieri Hilton, Toni Thorimbert scatta una foto di una veduta panoramica di Roma che diventerà uno degli interni di copertina più famosi.
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In cima alla classifica, per restarci a lungo
La complessità del disco non sembrò inficiare sul suo successo. Tutt’altro. Dopo un’attesa spasmodica, suggellata dai grossi cartelli con la scritta "Il nuovo disco di Baglioni è arrivato" esposti dai negozi di dischi, l’album stracciò ogni record di vendita. Andò subito in testa alla classifica, e ci rimase per ben sei mesi. Un primato ancora imbattibile. Nell’anno di uscita il disco ha venduto oltre 1 milione e mezzo di copie.
Da Hans Zimmer al tour, le curiosità sul disco
“La vita è adesso” restò in classifica per 18 mesi consecutivi, mantenendosi al primo posto per 27 settimane. A spodestarlo “So Red The Rose” degli Arcadia, side project dei Duran Duran fondato da Simon Le Bon, Nick Rhodes e Roger Taylor. Alla registrazione dell'album partecipò anche Hans Zimmer, che di lì a qualche anno sarebbe diventato il pluripremiato compositore di colonne sonore che tutti conosciamo. Nel disco di Baglioni, Zimmer è impegnato – insieme a Steve Rance – all’avveniristico Fairlight, considerato il primo campionatore digitale: consentiva di memorizzare, modificare, miscelare e suonare i timbri degli strumenti acustici tradizionali. Anche il tour promozionale del disco – diviso in due tranche, entrambe negli stadi – segnò un’epoca: nel secondo “giro” di concerti Baglioni si esibì da solo, suonando contemporaneamente più strumenti, grazie all’interfaccia Midi. Un altro sistema all’epoca avveniristico: un protocollo digitale (l’acronimo sta per “Musical Instrument Digital Interface”) che consente di collegare tra loro più strumenti e di suonare e controllare, con un unico “master” – tastiera, chitarra, ritmo – una serie di strumenti in “rete” e memorizzare sequenze su computer.