Rosita Brucoli, racconta l'album Siamo Stati Guai: "Le mie canzoni allgeriscono i cuori"
Musica
L'artista pugliese, in questo suo nuovo progetto, si mette a nudo e attraversa il dolore verso un luogo dove la speranza è (anche) una questione di fede. L'INTERVISTA
Rosita Brucoli ha pubblicato il suo secondo album Siamo Stati Guai (Sound To Be) . Con la voce calda e avvolgente intreccia melodie e armonie che si fondono con naturalezza alle sonorità elettroniche, creando un equilibrio tra emozione e modernità; la produzione è stata curata dalla stessa Rosita, da Ramiro Levy e da Alessandro Di Sciullo. È un disco che parla di perdite e di rinascite, un disco in cui Rosita Brucoli ha declinato uno spettro ampio di emozioni. I prossimi concerti annunciati (ma il calendario è in aggiornamento) sono a Milano il 10 dicembre, a Bologna il 12 e poi, a gennaio 2026, il 5 a Terlizzi e il 30 a Seregno.
Rosita partiamo dalla storia di Siamo Stati Guai: quando è nato e come ci hai lavorato?
Si è sviluppato in tre anni la storia che racconti, è stato faticoso ma ero anche decisa nella direzione. Ho cercato altre tematiche ma non riuscivo a scrivere di altro. Il progetto è sulla metabolizzazione del lutto di mio padre, ho pensato potesse essere pesante ma comunque non riuscivo a scrivere d'altro dunque non sarei stata sincera. Ci sono pochi filtri tra il percepito e lo scritto.
Parli del tuo lavoro come una pausa dalla vita: in cosa le canzoni trasmettono quiete e serenità? In cosa sono un elogio alla lentezza dell'ascolto?
C'è bisogno di fermarsi per sentire questo disco e il suo immaginario. Vuoi capire di più dopo un primo ascolto dunque vai in profondità prendendoti più di un momento di riflessione e allora diventa parte della quotidianità. Nei feedback c'è chi lo ascolta per calmarsi e chi per piangere: nell'espressione del dolore c'è un percepirsi.
Un Fiore è un viaggio a ritroso nel tempo: è stato complicato confrontarsi col passato?
Molto, l'ho scritta in un mese, ogni frase era un fermarsi per poi ripartire. Mi sembrava interessante l'esegesi al punto che ci farò un video sul suo percorso.
Sempre in Un Fiore scrivi "tu coprivi tutti i lividi con le preghiere": ti chiedo se sei credente e cosa ha detto tua madre quando si è trovata protagonista della canzone. Alla fine tu le chiedi anche scusa per questa violazione di intimità. In Agente! dici anche che "non c’è Dio, neanche religione".
Sono cresciuta in una famiglia con la Fede protagonista, erano testimoni di Geova. Mi hanno introdotta tanto nella dimensione religiosa, ero parte della congregazione, portavo una gonna che scendeva oltre il ginocchio. La repulsione è arrivata da grande. Esiste una spiritualità non necessariamente legata a un Dio. La mia storia religiosa mi ha aperto a una spiritualità mia. La prima cosa che mia madre ha detto è stata non è vero che non ti volevo: con tutti ricordi che ci sono nel testo è stata colpita da quelle parole.
Bambina è un testo emotivamente forte: è una raccolta di emozioni e ricordi. Sarà difficile cantarla dal vivo?
Mi intenerisce. Quando vedo la tenerezza negli altri l'obiettivo è raggiunto. Voglio ammorbidire i cuori.
Crisi di Panico è per me la canzone più intima: però da lì è partita la scrittura. Ne soffri ancora? Ora che sei una giovane donna pensi di riconciliarti col caffè?
Caffeina non ne assumo e neanche teina, però mi piace l'odore. L'ansia è parte della mia vita ma ora la accolgo, grazie anche alla psicoterapia. L'episodio che racconto mi ha cambiato vita e il sistema nervoso ma grazie a quello scrivo di più.
In Agente! citi la Turandot, opera che Giacomo Puccini ha lasciato incompleta: oggi in cosa ti senti ancora incompleta, come donna e come artista?
Tantissimo. Devo ancora completare il percorso di amore per me stessa, per giungere a un livello che mi soddisfi, voglio stare un po' più avanti nell'amore verso di me: spesso mi svaluto e voglio arrivare a dirmi che sono una bella persona.
L'Amore va è un brano crudo che parla della dipendenza di tuo padre dall'alcol. Ma in finale è dolce, parla di "una strada nuova, una seconda lettura": cosa significa per te la parola speranza?
Non solo di mio padre, anche di persone che poi ho conosciuto nel tempo. Credo che significhi Fede. La speranza è una forma di fede.
Non Vuoi Più Drogarti alle Feste è una canzone d'amore ma soprattutto è la storia di due persone che si amano nella loro diversità: perché oggi è così difficile accettare l'altro per quello che è? Perché tendiamo a idealizzare?
È difficile confrontarsi con chi non conosci; all'inizio fa paura ma poi diventa arricchimento. L'incontro è stupendo se metti da parte te stesso. Nella vita mi sono fatta molto male nell'aprirmi e poi ridimensionarmi. Sono per l'apertura totale e oggi incontro persone più propense a tra il mondo lgbt e le adozioni aperte.
In Lasciamo Papà mi ha colpito il verso "non sento rabbia, né calma, neanche tristezza": è con la dolcezza che anche le storie più complicate possono diventare salvifiche?
Sì è così. Con la pazienza. E col perdono.
Siamo Stati Guai è la canzone della liberazione, della consapevolezza. Tu hai chiesto supporto alla terapia oltre che a te stessa: è stato difficile scrivere "continuo io per te"?
Sì perché da un lato ha un'accezione liberatoria, dall'altra è accettazione dolorosa. Mio padre non ha avuto una esistenza facile e dunque il dolore per la morte è ancora più forte. Ma non giudico chi non ce la fa, spesso l'accettazione lenta. Lui ha deciso di andarsene e comprenderlo mi ha fatto stare meglio.
Nuovo Inizio è il ritratto di Rosita oggi, di chi non vuole elemosinare amore e neppure ricevere attenzioni da chi non vuole. Oggi la tua vita è a colori?
Lo è anche se sto ancora capendo i colori.
Infine parlami del tuo tour, di come è costruito e di quello che accadrà nei primi mesi del 2026.
Il tour è in solitaria, rispecchia il disco che ha un afflato solitario. Nonostante vada da sola sul palco le persone mi dicono che non sembro sola. E io sento che è così, mi porto con me le mie storie e mi sento a mio agio anche da sola tra tastiera, sequenze e giochi vocali. La missione è suonare il più possibile.