Sara Gioielli, l'album Gioielli Neri: "Oggi sono più consapevole e so dove voglio andare"
Musica
La giovanissima cantautrice e produttrice campana racconta, in otto canzoni, le emozioni umane, la rabbia, la paura, il dolore, la speranza di una generazione. L'INTERVISTA
Gioielli Neri è l’album d’esordio della cantautrice e produttrice puteolana Sara Gioielli, classe 2001. Gioielli Neri è un percorso libero fatto di scoperta ed esplorazione musicale che in questo primo capitolo si esprime attraverso otto brani, scritti e composti voce e pianoforte. Minimalista ma pieno, senza sovrastrutture ma con un’attenzione alla produzione, mirata a non far percepire il piano e la voce come unici elementi, in collaborazione con marculedu (Marco Autiero), e in fase di registrazione con Matteo Parisi con il contributo di Luigi Esposito al pianoforte. La voce è al centro di tutto: si muove su più registri, è imponente, limpida, profonda, a tratti malinconica, capace di esprimere le mille sfumature delle emozioni umane, la rabbia, la paura, il dolore, la speranza. Una voce che naviga a vele spiegate tra tecnicismi e virtuosismi con naturalezza e senza sforzo. Tra composizioni al pianoforte e arie, ogni brano esalta le doti vocali di Sara Gioielli, ogni parola è al suo servizio. I tratti operistici sono nel cantato delle liriche e nelle strutture armoniche, Napoli è nella sua vocalità, il pop nella commistione di linguaggi. Gioielli Neri è un album intimo e profondo perché affronta il tema della perdita con tutti i suoi traumi.
Sara partiamo dalla storia di Gioielli Neri, un progetto che ti ha impegnata per circa due anni e con al centro la voce, elemento distintivo in una stagione in cui la musica spesso la soffoca.
Nasce dopo che ho concluso gli studi al Conservatorio, mi sono laureata in canto Jazz. Lì ho iniziato a pensare a quale sarebbe stata la mia direzione. Già prima scrivevo ma poi dopo la Laurea ho cominciato a liberarti dai miei ascolti e tutto è diventato più libero: ho iniziato a elaborare i traumi della mia vita che mi porto dietro da anni. Avendo iniziato a scrivere in modo libero Gioielli Neri è nato spontaneo, mi sono focalizzata sui punti di forza perché volevo indipendenza creativa attraverso la voce e il pianoforte che sono i miei due strumenti di creazione istintiva. Ci ho messo un anno per scriverlo, un anno per lavorare sulla poetica delle parole, alcuni pezzi li ho scritti di getto. Poi ci ho lavorato in modo tecnico e per la scarnezza di piano e voce ho ragionato in modo diverso rispetto al live, ho cercato di mantenere separate le due cose. Infine ci ho messo il colore.
Al centro delle otto canzoni c'è la perdita ma soprattutto la cura: mi ha ricordato La Cura di Franco Battiato. Il viaggio interiore di questo album ti ha portato a una nuova idea di cura?
C'è la cura di base quando inizi a capire che ne hai bisogno e poi evolve secondo le fasi della vita. La modalità è la stessa ma ti conosci di più e sai dove vuoi andare: quando sto male ora so subito cosa mi fa stare bene, prima ci pensavo.
Quale è il tuo rapporto col tempo? Lo ami e lo curi oppure ogni tanto ti sfugge via e si opacizza nel cuore e nei ricordi?
Entrambe le cose. Mi sto conoscendo ma volte tendo a fossilizzarmi sui ricordi per carattere. Ma ci sono cose che non dipendono da noi e serve tempo per elaborarle e dare una forma a quello che accade nella vita.
Paramia racconta la fine di un amore: quanto ti ha cambiato quello che racconti? E oggi prima di liberare l'anima ci metti un po' di strategia?
Racconta di un tradimento emotivo. La strategia è la cosa più lontana che voglio avere nella vita e neanche voglio che mi circondi. Più ti scopri e più entri in connessione con le persone ed è fondamentale perché diventa scambio. Nel finale c'è l'invito a scegliere la parte più vera di se stessi e ognuno ha il proprio tempo per capire anche se dall'altra parte c'è corresponsione.
Dove sei? è una assenza che si chiude con la parola immaginazione: Caparezza dice che la sola libertà oggi è l'immaginazione. Sei d'accordo?
Assolutamente anche se, sempre personalmente, l'immaginazione mi fa perdere il contatto con la realtà: serve un balance. La mia immaginazione a volte mi fa chiudere in un mondo che esiste solo nella mia testa. Questo è un brano nato di getto, ho sempre difficoltà a scrivere di mio padre che ho perso quando avevo 12 anni dunque è narro un immaginario positivo che mi fa stare a contatto con una persona che non c'è più. E' l'idea di morte che ho cercato di elaborare.
In Anche di Giorno citi Dio: sei credente?
Lo sono molto. A 17, 18 anni ho avuto un certo distacco, facevo parte del coro della parrocchia, lo ho pure diretto, la mia vita era concentrata là, poi mi sono distaccata e mi sono ritrovata in seguito grazie al supporto di una psicologa dunque ti dico spiritualità e Fede forti perché li sento in me. La Fede è in te e dove vuoi cercarla, la Fede è razionalità, è credere quanto una cosa è positiva nella tua vita e quanta forza ti dà.
Oggi è un po' più semplice scegliere di ridere e di sorridere?
Un pochino sì, è il concetto di leggerezza quando si tende ad appesantirsi da soli.
Dormi 8 ricorda realmente una ninna nanna: ne hai una che ti cantavano da piccola ed è ancora nel tuo cuore?
La più diffusa...Ninna Nanna Ninna oooo questa bimba a chi la dò...insomma quella.
"Ma è così complesso fermarsi ogni tanto?": oggi viviamo un momento veloce, tu riesci a rallentare oppure sei parte di una generazione che vive di inquietudini?
Ho imparato a rallentare, mi sforzo di farlo perché il mio corpo si rifiuta di correre: pur essendo io vittima di una società che corre mi do un pizzicotto sulla pancia e mi dico Sara fermati. Somatizzo, mi viene la febbre, ho imparato ad ascoltare il corpo.
In Hotel Supramonte Fabrizio de André si chiedeva "Ma dove? Dov'è il tuo amore?". In Chimera tu ti domandi "ma dove va l’amore che ho dentro e chiama solo te?". Perché l'amore è sempre una entità in fuga? E' così difficile convincerlo a restare?
L'amore di Chimera quasi non è corrisposto emotivamente, non c'è connessione tra le due persone ma quell'amore direzionato a quella persona in quella fase della mia vita non poteva andare altrove. Ha tante forme l'amore ma ci sono momenti che prendono il nome di alcune persone quando ci sono dinamiche doppie: è un testo direzionato nella prima parte poi cambia forma.
Che Gelosia il Mare oltre a essere accettazione è rinascita: quando oggi ascolti il rumore del mare che sentimenti ti muove?
Tantissimi. Abito a Pozzuoli, ho il mare di fronte e mi ritaglio momenti per pensare e farmi attraversare sulla spiaggia da qualsiasi tipo di sentimento. Se sto bene mi ascolta e mi fa stare meglio, se riletto mi fa riflettere di più. Ti confesso che recentemente ho riaperto un mio vecchio diario e ho letto che al confine tra mare e cielo immaginavo mio padre che mi sta guardando.
Alla fine possiamo dire che quel gioiello è stato ritrovato ed è una tua nuova consapevolezza umana e artistica?
Assolutamente sì. Mi sono ritrovata, sono sempre in fase di trasformazione ma ora c'è stata presa di coscienza rispetto ai problemi antichi. Mi sento in alcuni aspetti più solida e ne sono contenta, sono fiera di me.
Che accadrà nelle prossime settimane? Cosa puoi anticiparmi del tuo concerto?
Sto preparando le presentazioni a Napoli e a Milano. I live sono al primo posto e dunque il mio progetto prende più forma e io sfogo le emozioni, ne sento la necessità.