Cristiano De André in concerto Parma: "I piccoli gesti sono quelli che fanno stare bene"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

Credit Cristina Bettoja

Oltre due ore e mezza di live ricche di emozioni e di riflessioni oltre che di anedotti. Si parla degli ultimi, delle stragi di bambini ma il messaggio finale è Palestina Libera. IL RACCONTO E IL COMMENTO

Emozioni, sorrisi e rabbia. Le prime per l'intensità delle canzoni, i secondi per le emozioni che muovono, la terza per quel mondo che avremmo voluto e che oggi non c'è. Cristiano De André ha aperto al Teatro Regio di Parma il gran finale di De André canta De André Best of Tour Teatrale, un viaggio lungo, dolce, a tratti feroce, nella poetica di Fabrizio De André cantata dal figlio Cristiano, che oggi è pacificato con se stesso e con un papà molto ingombrante, che se ne è andato l'11 gennaio del 1999, sul finire di quel secolo breve nei cui sogni aveva riposto tanta speranza. È la quarta volta che Cristiano De André riempie il Regio di un pubblico eterogeneo: ci sono i nostalgici di Faber, e sono tanti, ma spesso sono accompagnati dai figli, ci sono giovani coppie che in quelle canzoni inseguono il volo di un'emozione e la memoria di una stagione della vita che non hanno vissuto ma hanno solo sentito narrare da genitori e nonni. La scaletta attraversa tutte le epoche di Fabrizio De André: Cristiano resta sul palco per due ore e mezza ma potrebbe restarci il doppio, il triplo. E infatti, bulimico d'emozioni quale è, mi ha confessato, nel camerino dopo il concerto, che vorrebbe aggiungerne altre tre per le restanti date di questo epilogo di tour. Una potrebbe essere "Via del Campo". Al suo fianco musicisti magici: Osvaldo Di Dio alle chitarre, Davide Pezzin al basso, alle tastiere Luciano Luisi e alla batteria arriva Ivano Zanotti. I prossimi concerti saranno il 3 dicembre al Teatro Colosseo di Torino (sold out), il 5 al Teatro di Varese di Varese, il 6 al Teatro Geox di Padova e il 7 al PalaUnical di Mantova.

CRISTIANO DE ANDRE': "RACCONTO IL VANGELO SECONDO MIO PADRE"

La serata parte col quarto d'ora accademico di ritardo, che avvicinerà la chiusura alla mezzanotte, e il biglietto da visita, dopo il doveroso "ciao Parma", è in idioma genovese con "Mégu megún" e "'Â çìmma". Poi arrivano "Ho visto Nina volare" e "Don Raffaé", che è il brano che accende il pubblico, che dopo un avvio intimo riempie la platea e i palchi di energia. Ogni tanto Cristiano De André si ferma e parla al pubblico, ma lo fa con la dolcezza di chi parla a se stesso a voce alta: "Mio padre lo sento qua vicino a me e credo che questi arrangiamenti che non ha fatto in tempo a cantare gli sarebbero piaciuti. È il mio dovere di figlio portare in giro le sue canzoni fatte da... un parente stretto. Un giorno mi chiese di rivestire le sue opere con nuovi arrangiamenti e dopo qualche anno ho preso coraggio e ho portato avanti io il sogno suo. Il filo rosso di questa musica sono la coerenza e la forza di chi si è messo sempre dalla parte degli ultimi: solo l'amore, la compassione e lo stare col più debole possono salvare l’uomo. E anche il mondo".

Si va avanti, tra le altre, con "Se ti tagliassero a pezzetti", "Verranno a chiederti del nostro amore", "Nella mia ora di libertà", "Bocca di Rosa", "Amico fragile" e "La canzone di Marinella". Poi si torna ai ricordi: "Nei primi anni Settanta mio padre fece un tour coi New Trolls e io scappavo da scuola per andare da lui e respirare quel mondo. Era un periodo di contestazioni, Autonomia Operaia sfondava talvolta le transenne e a volte mio padre li ospitava affinché spiegassero le loro idee. Fischiavano se non d’accordo e mio padre fermava la chitarra, prima gli diceva hai ragione e poi spiegava il significato della canzone contestata. Una sera su una canzone di Storia di un impiegato fischiai io e lui disse hai ragione e dopo partì con quaranta minuti di spiegazioni".

Tra "Andrea" e "Un giudice" scopriamo che "mio padre mi avrebbe voluto veterinario per evitare il confronto con lui che a lungo è stato difficile ma che ora è più lieve. Ogni volta che scrivevo mi facevano il paragone con lui poi ho imparato a fregarmene. È stata una diatriba lunga ma ho la testa dura e alla fine ho studiato violino al Conservatorio Paganini di Genova. Sapete, mai avrei pensato di fare tour con lui, che fu quello di Anime salve: in quel periodo ci siamo ritrovati e ha capito che avevo talento. Mi disse che scrivere degli ultimi era stato inutile oggi e grazie a quelle parole io capisco che servono piccoli gesti per stare meglio".

Si va verso il finale, è il momento di "Dormono sulla collina" e di "Fiume Sand Creek": "Mio padre cantò la strage di bambini compiuta da Erode, che subita dagli indiani in Fiume Sand Creek e quella di Sidone del 1972. Oggi continuano a morire i bambini a Gaza mentre americani e israeliani pensano a farci i grattacieli. Ribelliamoci. Parliamo di quei valori che sono figli della resistenza".

A proposito de "Il testamento di Tito" Cristiano ricorda che "esistono cinque vangeli, il quinto è di mio padre. Cristo è stato il più grande rivoluzionario della storia ma il mondo va al contrario dei suoi insegnamenti. Per me questo concerto è una messa laica, io porto in giro la parola di mio padre. Scambiatevi un cinque di pace". E un intero teatro batte il cinque con persone sconosciute. Si chiude con "Crêuza de mä", "Il pescatore" e "La canzone dell'amore perduta". Ma le ultime parole, dopo i saluti, i ringraziamenti e gli inchini, sono un urlo di pace: Palestina libera.

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