Venerus, l'album Speriamo: "Tempi nerissimi, ci sostiene il sentimento della speranza"
Musica
Ospiti del disco Mahmood, Cosmo, Mace, IZI, Gemitaiz, Side Baby, Jake La Furia, Marco Castello, Altea, amanda lean, not for climbing. Il tour sarà teatrale e debutta il 27 novembre a Pisa. L'INTERVISTA
Speriamo è il nuovo progetto di Venerus (Asian Fake/Emi Records/Universal Music Italia). Prende il titolo da una parola semplice e potentissima, l’espressione che meglio racconta il tempo in cui viviamo: basta ascoltare le conversazioni per strada, la voce dei commentatori in radio o il linguaggio quotidiano per riconoscere dentro a questo termine un profondo desiderio collettivo di fiducia e abbandono al destino. È questo il cuore del nuovo viaggio musicale di Venerus, che arriva dopo due anni e mezzo di domande, tentativi, trasformazioni, lunghi mesi di ricerca, di versi scomposti e ricomposti. Il progetto nasce il giorno dopo la consegna de Il Segreto e si conclude al termine di un percorso che ha attraversato paesaggi emotivi e creativi diversi, tenuti insieme dal metodo del produttore e co-compositore Filippo Cimatti, dalla sensibilità lirica e artistica di Andrea Cleopatria, che ha scritto parte dei testi e realizzato il quadro a olio della copertina e da una profonda fede nella musica e nell’arte. Speriamo è un disco che ha vissuto innumerevoli trasformazioni prima di trovare la sua forma definitiva. Figlio delle esperienze passate ma proiettato verso nuove profondità, rappresenta per Venerus la volontà di spingersi oltre i confini di genere, scalando tutte le sfumature della propria identità artistica. Venerus annuncia Speriamo - Lo Spettacolo, un evento teatrale che porta sul palco il mondo di Speriamo. Non sarà un concerto tradizionale ma un’esperienza immersiva che unisce musica, narrazione e performance per raccontare il processo creativo e l’anima del disco, invitando il pubblico ad andare oltre le parole e i suoni. Lo spettacolo farà tappa in sei città italiane: 27 novembre a Pisa; 29 novembre a Milano; 30 novembre a Napoli; 1 dicembre a Roma; 4 dicembre a Trento; 5 dicembre a Genova.
Venerus come nasce il titolo Speriamo?
Quando usciamo di casa la mattina e apriamo le orecchie ci accorgiamo quante volte noi e le persone firmino le proprie frasi con la parola speriamo. Per quanto i tempi siano grigi se non nerissimi c'è qualcosa dentro di noi che ci fa andare avanti con coraggio ed è il sentimento di speranza che non sappiamo da dove derivi ma ce lo troviamo addosso ed è quel punto di contatto che ci avvicina a persone che non conosciamo e ci fa svegliare ogni giorno desiderando di essere felici. Il titolo è un augurio che musica e canzoni possano arrivare vicino al luogo del cuore di ciascuno dove c'è la speranza e dunque diventino motivo di felicità.
Cosa sono per te felicità e benessere?
Penso che chi ha la fortuna di occuparsi di una pratica come la musica, ma vale anche per le altre forme d'arte, ha spesso il desiderio di scolpire nella propria stanza un ritratto di pace. Le forme di espressione artistica cercano di rappresenta un luogo di pace e felicità, spesso perché la vita che viviamo ci rende difficile essere felici per un periodo sostenuto di tempo. Tutto il sole che è in questo disco è quello che con i miei amici abbiamo cercato di dipingere nella parete della nostra stanza di lavoro per sentirci in un luogo felice del mondo, sapendo che fuori accade di tutto specialmente adesso. La musica è una occasione per sperimentare la gioia, nel mio caso condivisa.
Mi descrivi il flusso creativo di Speriamo?
Ogni disco è un passo avanti per capire come funziona la musica ed è la magia di un percorso artistico: ogni volta capisci qualcosa in più e lasci qualcosa alle spalle. Abbiamo iniziato lavorando i testi, siamo partiti dalle idee delle canzoni, personalmente ho iniziato da parole senza musica, e abbiamo sformato idee a lungo. Tante fasi abbiamo attraversato nei due anni e mezzo di lavorazione, prima quello testuale poi abbiamo fatto delle jam che duravano un giorno e lì abbiamo tagliato piccoli segmenti per fare l'abito di Speriamo; poi ho voluto rappare, mi è risalita quella scimmia. Alla fine il disco ha iniziato a prendere forma ma continuavamo a scrivere e li nasceva altra musica insieme. C'è una grande consapevolezza sui testi delle canzoni, c'è tanta genuinità nel scegliere quello che c'è nel disco: a forza di togliere è rimasta questa figura che ascolti nell'album ed è speciale perché la voce e l'approccio filosofico sono le linee guida.
Mi ha colpito molto Okay, una canzone che sembra scritta per immagini, molto cinematografica: che storia ha?
Ci sono momenti dove emerge una consapevolezza ma teniamo presente che fare musica è anche un gioco, è come il bambino che gioca per imparare a camminare e quando si fa male sa che deve cambiare approccio. La scrittura più diretta permette di giocare estendendo i lati della tua personalità: senti la mente aprirsi e dunque ti viene voglia di raccontare parti della tua personalità che nelle altre canzoni non hai voluto coinvolgere. Occorre cercare, partendo dal personale, a trascenderla perché se riesco a uscire dalla mia prospettiva e ascoltare gli altri sarò potenzialmente più felice.
Vivi la narrazione come un desiderio di apertura verso l'esterno?
C'è la voglia di abbracciare quello che può arrivare da fuori. Non a caso il disco si apre con una canzone dedicata alla mia moto perché viaggiare mi ha aperto la mente: predispone all'ignoto e all'incontro. Più che la destinazione è bello continuare a viaggiare, ripartire sempre. E si applica anche all'essere umano: con la consapevolezza e i piedi per terra sai che la parte bella del nostro lavoro è quando le canzoni arrivano alle persone e viceversa; il sole nella stanza finché illumina solo noi è destinato a spegnersi anche nei nostri rapporti.
Il tuo nome è nel TotoSanremo 2026. che dici?
Non so cosa la vita mi darà ma su qualunque palco io sia, dal Biko a Milano dove stiamo chiacchierando ora a Sanremo o nel mondo, ci salirò sempre con amore e con tutta l'emozione che metto nelle canzoni. Il viaggio è misterioso vedremo cosa ci pone davanti.
Infine dimmi qualcosa della versione live di Speriamo che porterai a teatro.
Per raccontare questo disco, che accoglie una fetta di vita bella densa, abbiamo deciso, di proporre qualcosa di nuovo sempre per l'idea che è bello viaggiare e scoprire cose nuove. Il teatro come luogo lo rispettiamo e personalmente mi ha dato tanto, gli sono grato fin da ragazzino che mi ha fatto conoscere Pirandello come altri autori e di conseguenza mi ha aperto la mente sull'esplorazione della mente umana. Apriamo dunque la porta del teatro: siamo partiti dalla voglia dello spettacolo prima ancora di avere una idea. Ci siamo tuffati in questo meraviglioso mistero indagando tutte le possibilità che ha da offrire. Abbiamo scritto una storia insieme, per me la musica è condivisione, la magia è quando siamo insieme. Le storie che stanno dietro le canzoni, almeno a parecchie, vengono trasfigurate in una avventura: ci stiamo ritrovando emozionati di fare qualcosa che non abbiamo mai fatto e ci stimola che la biglietteria stia andando bene. Sono quasi sicuro che sia il primo di una potenziale serie di cose nelle quali ci butteremo.