Cristiana Verardo, l'album L'Avversaria: "Canto canzoni d'amore e di contraddizioni"
Musica Credit Martina Loiola
L'artista pugliese porta al Premio Bianca D'Aponte un assaggio del suo nuovo progetto discografico che è una sfida tra sé e la medesima. L'INTERVISTA
L’avversaria è il terzo album di Cristiana Verardo, un approdo inatteso in un terreno inesplorato, frutto di un lungo percorso di conoscenza interiore e di introspezione in cui l’artista ha cercato la pacificazione con la parte di sé che tende alla paura, si incattivisce, si dissocia e si intimorisce, che si oppone: L'Avversaria. Le otto tracce, con all’interno i featuring con Carmine Tundo e Rita Marcotulli, sono spesso caratterizzate da melodie accattivanti e da testi profondi e poetici che parlano di amore, nostalgia e relazioni. A intensificare pathos e poeticità è il sound, contraddistinto dall’utilizzo di strumenti acustici ed elettronica. Molte tracce dell’album sono caratterizzate da sintetizzatori modulari analogici che offrono una profondità e una complessità sonora uniche restituendo suoni più vivi, imperfetti, sinceri.
Cristiana partiamo dall'album ovvero da quando l'antagonista che è in te ha preso il sopravvento ed è entrata nei tuoi versi. Come ti ci sei confrontata dal punto di vista creativo e testuale?
E' un album scritto in coppia, da me e dall'altra me ovvero l'antagonista. Il lavoro è stato non ascoltare l'avversario, mettere da parte l'io giudicante, l'io che vizia l'istinto creativo. Includerla sì ma non nell'approccio creativo perché per vederla meglio era necessario spostarla da antagonista a protagonista intitolandole l'album.
Hai vinto il Bianca D'Aponte nel 2019: sono solo sei anni ma il mondo della musica si è rivoluzionato: come è cambiato il ruolo della cantautrice?
Negli anni la lente di ingrandimento per i percorsi artistici femminili ha avuto un ingrandimento importante. Spero che la crescita continui.
Se l'amore vero è una navigazione lenta come racconti in Innamorarsi Piano non hai paura di vedere scomparire quel vecchio murales brillante testimone di un sentimento forte?
La canzone nasce da una visione avuta a Castro Marina: lì c'è realmente questo murales e ho descritto la scena ma soprattutto la ho vissuta: c'è la paura che l'amore vero finisca come tutte le cose belle, più forte è il sentimento più c'è paura che si perda.
Amore Neve è il mio brano preferito, un po' per le sonorità che sono avvolgenti e per un testo che nella sua tenerezza trasuda passione: perché senti che sarà la notte a salvarti e non la primavera col suo sole teporoso?
E' il contrario della realtà poiché nel mio caso la primavera fa morire. L'amore è la macchietta di neve e il sole la farebbe sciogliere, solo il freddo e il buio della notte possono salvare questo amore fragile. L'Avversaria è un disco di canzoni d'amore.
Anche nella dolente ma serena Tu Sei Qui elemento salvifico è la notte: l'oscurità, le tenebre sono la tua comfort zone? La notte è fortemente presente, già nel titolo, anche in Una Notte senza Dire Niente.
Me lo fai notare tu. Sono luminosa ma se inconsciamente viene fuori questo significa che la notte mi nasconde e protegge, che mi fa sentire al riparo. Anche il mare torna spesso nei miei testi nonostante non mi faccia impazzire. Nelle canzoni dico tutt'altro da quello che penso ed è una contraddizione bella, amo le contraddizioni. Ma il destino ce lo costruiamo, sono maniaca del controllo quindi non sono fatalista.
L'addio che resta incompleto mi ha ricordato l'Ovunque Proteggi di Vinicio Capossela e il Sempre per Sempre di Francesco de Gregori. Nonostante uno dei cuori non batta all'unisono con l'altro vince sempre il "tu per me sei sempre tu"?
Quando la ho scritta pensavo che rimanesse tutto intatto poi col tempo ho capito che non è così, il tempo cancella in modo cinico fino ad arrivare a non sentire niente.
Andiamo a Casa è un film fatto canzone, sembra un romanzo di Amado: è tra le serrande chiuse e l'insegna arrugginita dell'ufficio postale che fai pace con l'avversaria?
Sì perché la semplicità delle cose mi riporta a me. Non ci sono sovrastrutture e queste piccole immagini mi riconciliano con la realtà. Il silenzio dei pomeriggi fuori stagione è una immagine del mare d'inverno, tutto è chiuso e i tavolini sono incatenati con la vecchia in azione come solo elemento di vita. Questo mi fa stare bene e li sono convinta che nella mia terra io sto bene.
Come è la mattina di Natale nel bar del tuo paese?
Piena di universitari tornati giù, di saluti, di come stai, di quanto rimani e quando riparti. E' sia appartenenza che nostalgia e c'è molta melanconia. Io saluto gli amici come se li vedessi la mattina dopo pur sapendo che partono. E la non accettazione dell'allontanamento.
"Tu dì soltanto una parola ed io sarò perduta": la parola perduta è sinonimo di salvata come nell'invocazione a Dio? Sei credente?
La risposta è sì. Il percorso creativo è coinciso con la psicoterapia. L'avversaria a fine album diventa alleata. In tema di fede ho dubbi su chi professa la cristianità: non amo la chiesa, non sono atea ma amo la Bibbia e so cogliere quello che può insegnarmi. Trovo tante omelie incoerenti, non tutte ma tante. Credo nel bene.
L'Oppressore sembra la rivincita del fanciullino di Giovanni Pascoli: è così? E' il manifesto di chi in gabbia non ci sta a nessuna età?
Mi piacerebbe il ritorno del fanciullino tra questi oppressori. Quando è che hai cominciato a essere spregevole è la domanda di partenza. So che è utopico ma vorrei che le persone rinsavissero anche se le sento marce. E' quasi una ninna nanna, una filastrocca che però è odio.
Una tema molto presente nel disco è l'amore: allora non è vero che il cantautore rischia di essere banale se ne scrive come avevi ironizzato nella tua omonima ballata?
Il tempo mi ha fatto capire che si può scrivere d'amore in modo non banale, tanti lo hanno. Il Cielo in Una stanza è la prima canzone d'amore che mi viene in mente.
Stai pensando a un sequel di Maledetti ritornelli. Behind the song?
Lo ho già fatto il progetto e non posso raccontare il percorso creativo. Lì era voyerismo su come nasce una canzone. Per il prossimo album ci penserò.
Alla fine possiamo dire che a scavarti dentro c'era il rischio concreto di non trovare niente ma che invece tu hai trovato tanto?
Sì, sono serena con me stessa. Lo ho detto alla psicologa che c'è il rischio di scavarsi dentro e non trovare nulla. Ho corso quel rischio e ho trovato qualcosa che oggi mi fa stare molto bene.
Come stai ragionando sul tour?
E' appena partito e con me sul palco ci sono Gino Semeraro, Davide Codazzo e Antonio De Donno, ma c'è ancora lavoro da fare, stiamo cercando di creare una spina dorsale che porti l'ascoltatore ad attraversare il concerto. Il 13 novembre sarò a Milano all'Arci Bellezza, il 17 a Maglie e poi arriveranno le altre date!