Veronica Marchi, l'album Bianca: "Parlo di me con un progetto di taglio sartoriale"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

La cantautrice, autrice e produttrice veronese si riprende il suo tempo, attraverso esperienze personali e altre che ha intercettato, e le traduce in una musica che è una carezza all'anima. L'INTERVISTA

Sette anni dopo Non sono l’unica, è uscito per Doc Music con distribuzione Artist First Bianca” il nuovo album di Veronica Marchi, cantautrice, polistrumentista e produttrice veronese. Il disco raccoglie una serie di storie che raccontano la fragilità degli esseri umani e la grandezza del prendere coscienza diventando un elogio del fallimento. Si intitola Bianca come una pagina ancora da scrivere, come il colore della lucentezza, come il colore che li contiene tutti, come le muse segrete, come le poesie, come Moby Dick, come Bianca d’Aponte. Per altro proprio questo weekend Veronica Marchi è ad Aversa ospite della ventunesima edizione del Premio Bianca D'Aponte, il più prestigioso nella divulgazione del cantautorato femminile. Nel disco troviamo anche illustri ospiti come Cristiana VerardoAndrea MiròNicola CiprianiGiada "Amaranto" Ferrarin ed Eva

Veronica partiamo dalla storia di Bianca: quando hai iniziato a lavorarci e visto che il tuo precedente album, Non Sono l'Unica, è di sette anni fa, le canzoni sono tutte recenti oppure ci sono brani che erano nel cassetto da anni?

In termini pratica a gennaio, grazie allo spazio che mi sono conquistata ritrovando un tempo mio. Ma la scrittura è frutto di anni diversi, tante arrivano dagli ultimi sette anni poi ci sono pezzi riesumati. Ogni Piccola Parte di me avrà dieci anni se non di più ma stava bene in questo progetto. Prima ho creato delle playlist per sessioni di ascolti con gli amici poi sul progetto sono andata decisa tranne con E Ritrovarti Sempre che mi ha fatto penare. 

 

Racconti storie di fragilità: quale il confine dopo il quale le fragilità, delle quali per altro oggi si discute molto, smettono di essere elaborate e diventare forza per concedersi al fallimento?

Nel mio caso nelle canzoni entra la mia vita, ma stavolta ho raccontato pure cose fuori da me, allontanandomi da consuetudini e aspettative grazie anche a un percorso di analisi che mi ha fatto diventare me stessa allontanandomi dalla quotidianità. Le esigenze sono diverse ma io ho cercato di uscire dal concetto di moda perché lì non mi trovavo me: oggi ti dico che quello che mi corrisponde è la musica presente in questo disco. Bianca ha un taglio sartoriale.

 

Cantautrice, polistrumentista e produttrice: soprattutto da produttrice come hai visto cambiare il cantautorato? C'è chi sostiene che è una parola desueta da quando esistono gli algoritmi e la discografia chiede soldi agli artisti anziché sostenerli.

È vero, è cambiato molto ma resta una linea sottile viva poiché l'attenzione sul cantautorato c'è sempre. Chi scrive ha urgenza di raccontare storie, ha una costanza e una voglia di farsi ascoltare. Sento meno depressione e più voglia di condividere dunque credo che dopo anni tosti oggi c'è freschezza.

 

E Tutto il Resto Sarà Vita è una canzone di consapevolezza e identità: quanto credi che oggi le relazioni, in qualunque forma, siano minate dall'idealizzazione che ha preso il sopravvento sull'accettazione dell'altro per quella che è la sua natura?

Io vengo dall'idealizzare, sono cresciuta così ma oggi sono scesa dal piedistallo e sono realista. Questo non toglie bellezza ai rapporti ma dà una forma giusta. Io ho deciso di farmi del bene, sarebbe bello che una canzone e un incontro portassero non a nasconderci ma a mostrarci per quello che realmente siamo.

 

"Non c'è nessuna verità da prendere in esame se il cuore non si arrende", canti in Lea: non credi che il problema sia proprio lì, nella cedevolezza dei sentimenti? Non tutte sono Lea che si riprendono l'amore.

Assolutamente, la storia di Lea è di è una donna che perde il compagno che nella canzone è diventato il pretesto che spinge a sapere gestire la fine delle cose. Finché siamo qui e anche quando non ci siamo più chi resta può trasformare il suo dolore.

 

Anni 90 è un elogio a un decennio dove ancora i sogni potevano realizzarsi: nel 1992 hai scritto la prima canzone, Cosa c'è, e hai vinto il Microfono d'Oro a Mirandola. Che sentimenti provi per quella Veronica bambina e adolescente? Oggi hai fatto pace con Wikipedia e gli aperitivi arancioni?

L'aperitivo lo faccio comunque volentieri. Vorrei tornare bambina, vorrei riappropriarmi con tenerezza di quella bambina che non usciva di casa. L'idea di fare pace si rapporta di più con le cose che non ho fatto. La nostalgia degli anni Novanta c'è ma io il 2025 lo vivo con lo spirito degli anni Novanta.

 

In Ogni Piccola Parte di Me dici che hai bisogno di non avere paura: cosa oggi ti fa paura, a livello umano e sociale?

Non sapere gestire i sentimenti che poi è quello che muove l'urgenza della scrittura. Ho il dubbio che non possiamo diventare molto migliori ma ho pure scoperto che manifestare il mio pensiero mi allevia il dolore: essere presente a me stessa mi aiuta ad avere meno paura.

 

La nave che "cerca un altro porto un altro vento un altro tempo" di Come Eravamo è il ritratto della tua inquietudine?

La canzone nasce in occasione di una mia vacanza in solitaria, e in quel momento ero a Trapani. Quella nave sono io che cerco di andare avanti accettando la fine di certe cose in un modo che porti bene.

 

Come hai emotivamente affrontato i sogni incisi nel cemento di Giù, la tua poesia sul Ponte Morandi?

In quei due giorni non mi staccavo da Sky TG24, sono rimasta due giorni davanti alla tivù. Il tema del ponte mi tocca perché ne ho paura a causa della mia paura del vuoto. È una metafora forte della mia vita e in più è una tragedia italiana che spero irripetibile ma so che potrebbe riaccadere e dunque bisogna parlarne.

 

Le Tue Bugie più Belle è una canzone auto-biografica o è il racconto di storie che hai intercettato?

Un po' e un po', cose mie e un collage di emozioni di persone a me vicine. La storia è dolorosissima, di quelle da mai più!

 

Estrapolando il verso "la bellezza non è mai facile" da una canzone, 13 ottobre, che parla di maternità, perché oggi la bellezza fa paura?

A me non lo fa e non riesco a capire chi la teme. È anche una questione di scelte e poi c'è la mia visione delle cose: qui parlo di una maternità difficile, di una cosa bella ma complicata.

 

Nella vita sei fatalista, come accenni in Piove Molto, oppure ognuno è fabbro della sua fortuna?

Mai mi sono vista come fatalista ma ci sono due parti di me: sono artefice ma pure quella che invidia chi prende la pioggia e non si lamenta. Vivere le cose come arrivano a volte sarebbe più semplice.

 

L'abbraccio lungo quanto un'esistenza di Ti Ho Amata è una preghiera laica all'amore che si modifica ma non muore?

È proprio quello. È la trasformazione di un'identità che è diventata qualcosa d'altro e questo è bellissimo. A volte bisogna insistere, è giusto farlo, altre diventa accanimento terapeutico affettivo. Il tema è come spiegare che potrebbe essere così: l'amore si trasforma.

 

E Ritrovarti Sempre mi sembra la canzone che più rappresenta Bianca: oggi sai ritrovarti? Hai l'età che ci fa abitare quel tempo dove si vive davvero?

Pensavo che al raggiungimento dei 40 sarebbe stato interessante e in effetti è così: ho dato dei no meravigliosi in tante occasioni ultimamente e ne vado fiera. Alla fine io sono qui che sia un no o un sì sono io.

 

Infine che puoi anticiparmi della versione live di Bianca e della tua etichetta Maieutica?

Maieutica va avanti con scelte accurate, da etichetta sta diventando una factory, ora ho intorno persone che fanno arte in generale. Il tour partirà nel 2026 e ti anticipo ora potrò fare dei medley di pezzi miei tra il primo disco, che porta il mio nome, ha vent'anni è farò tutto, e Bianca che a sua volta proporrò nella sua completezza. 

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