Solis String Quartet & Sarah Jane Morris, nuovo viaggio con Forever Young - Il Club dei 27
Musica
Tra gli artisti reinterpretati ci sono Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison, Kurt Cobain, Amy Winehouse e Otis Redding. L'INTERVISTA
Dopo la prima esperienza discografica condivisa nel 2022, in cui hanno dedicato una monografia ai Beatles, Sarah Jane Morris e il quartetto d'archi partenopeo Solis String Quartet affrontano una nuova sfida discografica. Questa volta, non una monografia, ma un tributo a una serie di artisti che hanno lasciato un'impronta indelebile nel mondo musicale universale con la loro arte e il loro stile di vita unico. Il progetto si intitola Il Club dei 27, che è un riferimento a quegli artisti che, pur non avendo scelto di far parte di alcun circolo elitario, sono stati uniti dal destino di aver lasciato questo mondo troppo presto, a soli 27 anni. Tra questi, grandi nomi come Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison, Kurt Cobain, Amy Winehouse e Otis Redding. Nonostante le loro differenze, questi artisti condividono un carisma e una passione per la musica che li ha resi immortali. Il loro lascito musicale continua a celebrare la loro memoria e a ispirare nuove generazioni. L'album è un omaggio a questi artisti eterni, le cui canzoni rimangono fuori dal tempo e continuano a emozionare. Forever Young.
Dopo la monografia dei Beatles, arriva il Forever Young - Il Club dei 27, una raccolta che ospita artisti famosi prematuramente scomparsi: come ci avete lavorato?
Sarah Jane Morris: "Intanto ti dico che Otis Redding è stato incluso nel progetto nonostante sia morto a 26, per la grande influenza che ha avuto su di me, al punto di chiamare mio figlio Otis. Dopo avere esplorato il catalogo dei Beatles, abbiamo avviato un nuovo percorso per sondare l'eredità lasciata da questi artisti in così poco tempo, riflettendo su cosa avrebbero potuto creare se fossero vissuti più a lungo. La più grande ispirazione è stata Amy Winehouse, perché la scomparsa è stata tragica e chissà cosa avrebbe potuto ancora fare: attraverso la lettura dei suoi versi mi pare di conoscerla, di toccare con mano la sua autenticità. Janis Joplin era selvaggia, nonché più intelligente di quanto le fosse permesso essere, e dunque era temuta dall'industria musicale dell'epoca. In tanti meritavano un omaggio, ma questi sono quelli che abbiamo scelto".
Quando è nata l'idea e, musicalmente e armonicamente, come vi siete approcciati a questo Forever Young?
Solis String Quartet: "In primis è stato un piacere enorme lavorare a un episodio due con Sarah! Tutto è nato sull'Adriatico, a Cattolica, dove eravamo per un concerto, e lì abbiamo ragionato su cosa fare; lei amava Amy e in origine pensavamo a una monografia, ma poi l'idea è cambiata e abbiamo fatto una lista di brani di artisti tormentati. Sarah ha guardato l'aspetto poetico e testuale, noi la parte ritmica. Subito ci siamo trovati di fronte a un listone e, ragionando insieme, abbiamo verificato che questi erano quelli che più si adattavano a essere riletti col nostro stile. Abbiamo lavorato anche sulla voce di Sarah, che è baritonale, quasi maschile, e abbiamo creato un vestito sulla sua vocalità cercando di non stravolgerne l'originalità e aggiungendo riferimenti classici. Questo tipo di repertorio ci ha permesso di lavorare sulla ritmicità, soprattutto avendo tra le mani un repertorio rock originario degli anni Settanta che si ispirava a un repertorio classico".
Molte delle canzoni scelte, e cito per tutte Move Over di Janis Joplin, sono politicamente forti nonché attuali. Avete riflettuto su questo aspetto?
Sarah: "Per me le liriche sono molto importanti, quando canto cerco una connessione con le parole. Le mie scelte sono state anche sociali. Non è giusto far rileggere una canzone se non sai comunicare il suo messaggio originario. Move Over è il "contropunto" di vista di Janis sul maschilismo dell'epoca. Sono orgogliosa di dire che questo disco è stato registrato dal vivo, eravamo tutti insieme in studio, in presa diretta. Fatico a comprendere come in certi festival il pubblico accetti di vedere artisti che sono snaturati dalla tecnologia".
Quando si affrontano canzoni iconiche è alto il rischio di snaturarle. Su cosa vi siete maggiormente focalizzati?
Solis String Quartet: "Per noi un arrangiamento che funziona deve sottolineare la musica, è un cesello a volte anche su una sola parola, ecco perché le nostre non sono cover, la missione è cucire la musica col testo senza snaturare l'originale. I nostri strumenti ci permettono di colorare un brano a modo nostro, cerchiamo di andare a sottolineare la parola: siamo felici quando la strada trovata ha quell'equilibrio dove tutto si fonde. Registriamo senza farci travolgere dalla tecnologia, siamo di impostazione analogica: le band suonavano dal vivo e così arriva energia positiva. Il progetto sui Beatles era nato da un'idea teatrale con un attore in scena, debuttammo poco prima del Covid e dunque facemmo solo date spot; in un secondo tempo è scaturita l'idea di farne una versione concerto con Sarah. Questa volta il progetto nasce senza mediazioni, mentre all'epoca avevamo il timore di stravolgere la Bibbia dei Beatles: ti diciamo che ci siamo rilassati dopo il concerto a Liverpool, quando i fan dei Fab Four ci hanno accettato".
Avete già idee per un terzo capitolo del vostro connubio artistico?
Sarah Jane Morris: "Stavolta abbiamo ragionato sul capire cosa il pubblico potesse riconoscere, orientandoci pure verso brani inusuali, ma la riconoscibilità è stata considerata in primis. In futuro ci piacerebbe una monografia sui Led Zeppelin. E a proposito di numeri, al mio pubblico dico che la copia fisica è il modo per supportare gli artisti. C'è stata una generazione che non ha comprato musica, ora il vinile sta riconquistando fasce di mercato: può essere un regalo per creare conservazione, il tramite per un viaggio immersivo, un ascolto globale".