Annalisa, l'album Ma Io Sono Fuoco: "Serve più comprensione verso il prossimo"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

L'artista ligure torna con un progetto che è in primis trasformazione. Il tour partira il 15 novembre da Jesolo. L'INTERVISTA

Fuoco come scintilla creativa, ma soprattutto come trasformazione. La stessa voce racconta questo cammino. La tigre, infatti, rimanda alla metafora del tempo circolare del filosofo Jorge Luis Borges, così come il titolo dell’album e i colori: il tempo è un fiume, è una tigre, è un fuoco, e ci trascina, divora, consuma, così come anche noi facciamo con lui, o ci imponiamo di fare. Torniamo in qualche modo quindi anche al vortice, quello della vita, dove ci ritroviamo a girare, ma in questo viaggio non c’è nulla di puramente passivo: c’è, anzi, un equilibrio tra accadimenti e opportunità, e il titolo dell’album, Ma io sono fuoco, si inserisce proprio in questa linea di pensiero. Con questo progetto Annalisa rivendica la propria appartenenza a quella forza inesorabile del tempo che brucia e trasforma, reagisce, distrugge per evolvere. In Ma io sono fuoco convivono il pop contemporaneo con le sonorità anni Ottanta e con elementi elettronici di respiro internazionale, creando un sound nostalgico ma attuale.

Annalisa, partiamo dal concept di Ma Io Sono Fuoco: in quanto tempo è nato e come ci hai lavorato?

Ho iniziato in modo graduale, diciamo d’istinto, con la scrittura. Il viaggio è iniziato a primavera 2024 con Delusa. Solo alla fine ho chiuso il cerchio e il titolo è arrivato dalle canzoni. Si parla di trasformazione: è quello il filo rosso che le unisce, trasformare in maniera graduale e coerente con quello che sei, ma anche consapevole che trasformare è un’opportunità di fronte a situazioni negative.

La teoria dei quattro elementi della natura risale al IV secolo avanti Cristo con Anassimene: perché hai scelto il fuoco?

Il fuoco viene fuori dalla citazione di Jorge Luis Borges: è l’idea della natura circolare del tempo. Io stessa ho sempre interpretato la mia esistenza come un susseguirsi di fasi che iniziano e finiscono e mi portano avanti nel mio viaggio. Borges dice: “Il tempo è una tigre che mi divora ma io sono quella tigre”, ed è un processo attivo.

“S’i’ fosse foco, arderei ’l mondo”, poetizzò Cecco Angiolieri: col tuo fuoco oggi cosa bruceresti in questo mondo carico di odio e guerre?

Mi piace meno di tutto la tendenza a giudicare in maniera veloce e superficiale il prossimo, in base a fatti poco significativi e senza alcun sconto. Per te quella diventa “la verità”. È snervante: c’è poca tolleranza e poca comprensione del prossimo.

“Fuori dal letto nessuna pietà”: ma esiste ancora almeno il tenero amante? Citazione da Teorema di Marco Ferradini?

Mi piacciono le citazioni; penso di sì. Si è spesso parlato di educazione sentimentale e sessuale, e credo andrebbero insegnate nelle scuole.

Parli di caramelle all’arsenico che “non ti tengono su” e di un cioccolato fondente che poteva essere veleno: che rapporto hai con i dolci?

Mi hai spiazzato! Con i dolci ho un rapporto sereno, però mi attira di più il cibo salato. Mi piaceva la contraddizione, dal punto di vista testuale.

“Lo so che sei cresciuta nella giungla, ragazza”: è la Nali che muoveva i primi passi nel mondo della musica, in un mondo intricato e a volte incomprensibile?

Assolutamente. In Delusa parlo di me ma anche di una ipotetica ragazza più giovane: la metto in guardia raccontando la mia delusione.

Qual è l’ultima cosa di ordinaria quotidianità che non rifaresti?

Non la faccio più né la rifarei… ci penso. Forse azzardare con certi cibi: ho scoperto da un anno e mezzo di essere celiaca e ammetto che controllandomi mi sento meglio. Da ligure lancio un appello affinché si produca la focaccia, quella vera, senza glutine. Qualcuno ha iniziato a farla, ma sono ancora troppo pochi.

La ragazza perbene cade nella trappola dell’esibizionista, “il più bugiardo dei bugiardi”: ma chi è oggi la ragazza perbene?

Posso essere io a tratti, ma come lo siamo un po’ tutte. Parlo ai due mondi: quando sei una persona perbene puoi venire fraintesa e derisa.

“Avvelenata” a me pare il ritratto della femmina Alfa, quella le cui lacrime non bagnano mai i sanpietrini e che anche se ci ricasca sa sempre come venirne fuori.

Rispetto le interpretazioni, ed è il bello della musica. Io cercavo di parlare di fragilità: ognuno ha le sue, ma poi ci si incontra e ci si unisce, come le voci nella canzone.

In Emanuela dici che “la verità non ha pietà”: ma nei sentimenti non esiste una sola verità, non è una formula fisica. La verità è un patto tra due persone o è libera interpretazione?

Non è libera interpretazione, è più un patto seppure con diverse sfumature. Puoi coglierne qualcuna: sono diversi gli occhi che osservano e i punti di vista, ma non è libera interpretazione.

“Chi si accontenta gode” è una citazione di Certe Notti di Ligabue, come prima ho percepito Ferradini. Ci sono altre reference che non ho captato?

Qualcosa di più velato ci può essere. Comunque sì, cito Luciano.

“Innamorarsi è camminare sopra i chiodi? L’inizio della fine è stare in doccia due ore senza colazione?”

Forse è tutto legato all’inizio: è un racconto di precarietà e isteria, quando non sai se aprirti con una persona cara sia la cosa giusta. Pensi che raccontandoti ti metti in difficoltà da solo eppure non riesci a fermarti.

In Io Sono parli del bisogno di una certa sensibilità: è una delle grandi assenti di questa epoca?

“Assente” forse è troppo, ma ce n’è poca. Sui social puoi imbatterti in persone e commenti non positivi. Vedo una scarsa voglia di mettersi nei panni altrui e, purtroppo, anche quella di divertirsi a essere cattivi con qualcuno. Prima la percezione era diversa; oggi viviamo un periodo più spinto, riflesso di un contesto storico difficile: accadono cose brutte, c’è una sensazione di pesantezza e di pressione. Sensibilità ed empatia sono fondamentali, come anche la bontà: cerchiamo di essere buoni con gli altri.

L’Amica della canzone avrebbe bisogno di una persona normale: ma cosa è oggi la normalità?

È relativa. In quel caso mi riferivo a un’amica simile a me, che mi ascoltasse e capisse, senza briglie né giudizi. Se rifletti su te stesso e prendi decisioni, hai bisogno di qualcuno che comprenda e non giudichi.

“Quando è tutto da rifare io mi posso trasformare, pensi che mi faccia male ma io sono fuoco”: è il ritratto di un’Annalisa che oggi ha piena consapevolezza della sua identità?

Un po’ sì, ma è anche un incoraggiamento a me stessa. So di potermi trasformare, e lo ho fatto tante volte senza mai perdermi. Anche il mondo si trasforma. È un incoraggiamento: conosco certe cose e devo ripetermele ad alta voce, magari trasmettendole ad altri che hanno bisogno di sentirsele dire.

Cosa puoi anticiparmi del tour? Che tipo di spettacolo stai preparando?

Si parte il 15 novembre. Abbiamo già lavorato agli arrangiamenti. L’idea è di fare tutto Ma Io Sono Fuoco e molte canzoni precedenti. Sarà un live energico e divertente, con un palco particolare e un forte impatto visivo.

Approfondimento

Annalisa posta per la prima volta su Instagram una foto del marito

Spettacolo: Per te