Negramaro in concerto a Bologna: "Per ogni bambino che muore l'umanità ha perso"
MusicaLa band salentina conquista l'Unipol Arena con oltre due ore di concerto. Parole di amore per la Palestina e per le donne: "Non tutti gli uomini sono malvagi, siete voi il sesso forte". IL COMMENTO
La luna è piena sul cielo di Bologna e da tutte le latitudini può essere osservata la graziosa e diletta (così la eternizzò Giacomo Leopardi) luna. Ed è proprio con la melanconica Luna Piena ("Amore, via da me non c'è nessuna, quando mi penserai guarda la luna") che i Negramaro aprono il loro concerto all'Unipol Arena di Bologna, un viaggio nella storia di una delle band che più hanno cambiato la concezione del fare musica (e poesia) insieme in questo terzo millennio. L'attesa è contraddistinta da due bandiere della Palestina sui grandi schermi che coprono le spalle al palco. E nel corso della serata Giuliano Sangiorgi, in super forma (come gli ho detto alla fine, per il consueto abbraccio con una band che conosco da oltre vent'anni, era più impattante e ipnotico del settembre 2024, quando vidi il loro live all'Arena di Verona), più volte è tornato sull'argomento, a conferma che anche questi ragazzi salentini, come milioni di altri italiani, sanno da che parte stare: "Ogni volta che muore un bambino, e non importa a quale nazione appartenga, siamo tutti noi che abbiamo perso, è l'umanità che ha perso" e poi ha invidiato un cordiale "pezzi di me**a a tutti quelli che vogliono la guerra". Sullo schermo c'è scritto Free Palestine. Due ore molto abbondanti di concerto durante il quale Giuliano, Andro, Pupillo, Danilo, Ermanno e Lele hanno raccontato la loro storia. Dietro di loro, tra i due schermi, un enorme volto stile intelligenza artificiale che ci ha riporta alle atmosfere distopiche di Philip K. Dick.
GIULIANO ALLE DONNE: "SIETE VOI IL SESSO FORTE"
Sotto il palco ci sono gli Ultras dei Negramaro, sulle gradinate e sulle tribune il loro popolo, che canta e accompagna Giuliano nei suoi sabba quando urla "Bologna in alto le gambe". Omaggiano in due occasioni Lucio Dalla (struggente la loro Come è Profondo il Mare) e poi Giuliano parla a tutte le donne, anche quelle che non sono nell'arena, e chiede loro scusa per gli uomini cattivi che fallo loro del male e che le uccidono: "Ma non tutto il genere maschile è così. Siete voi il sesso forte"). Il live decolla subito: il concerto è il momento in cui anche chi di loro ha una conoscenza parziale e magari ad ascoltarli viene trascinato comprende quante hit hanno scritto, quando la loro musica ha segnato non solo un quarto di secolo di epica musicale ma anche quando siano entrati in profondità nella storia del costume e della cultura italiana. In sequenza ci annichiliscono Ricominciamo tutto, Contatto, Fino all'imbrunire, La prima volta, Per uno come me e l'estatica Tra Nuvole e Lenzuola ("ho strappato via anche l'ultima mezz'ora pensando che sia l'unica maniera per sentirti qui vicino ancora sempre più stupido e testardo come sempre torno a farlo e di nuovo per fermarlo e poterti dire ancora tra nuvole e lenzuola"). Anche la disposizione sul palco è innovativa: Giuliano ovviamente gioca a tutto stage, poi la batteria di Danilo è portata in prima linea e al suo fianco Pupillo crea i suoi artifici sonori. Sopraelevati, appena dietro il fronte del palco, la chitarra di Lele, il basso di Ermanno e le tastiere fantasmagoriche di Andro. Inquieta, per le immagini che la accompagnano, Berlino Est, e commuove per la sua dolcezza Estate. Il finale è con la loro inarrivabile interpretazione di Meraviglioso di Domenico Modugno, e salutano con Mentre Tutto Scorre e Parlami d'Amore. Poi tutti insieme, come un solo uomo (citazione da Il Gladiatore), in mezzo alla folla per l'abbraccio finale: "Non sappiamo quando torneremo a Bologna ma sarà comunque bellissimo! Buona vita a tutti".