Umberto Tozzi annuncia the Final Show: "Spero in una nuova generazione di cantautori"
Musica
L'artista di Torino annuncia il suo ultimo tour nel 2026: sette date in Italia e cinque in Europa. Il 28 novembre uscirà il doppio album L'Ultima Notte Rosa Live: ventitre brani con cinque inediti. L'INTERVISTA
Arriva The Final Show per Umberto Tozzi. Uno degli artisti italiani più amati di sempre, reduce da un concerto speciale all'Arena di Verona, annuncia la sua uscita dalla dimensione live. L'ha ribattezzata The Final Show - L'Ultima Notte Rosa e andrà in scena nei palasport a marzo 2026. Sette (come le lettere del suo nome) date con debutto il 5 marzo a Eboli e chiusura il 21 a Padova: in mezzo ci saranno Bari (il 7), Roma (l'11), Firenze (il 14), Milano (il 18) e Torino (il 19). Poi, tra aprile e maggio, il commiato dagli stage europei con cinque concerti (come le lettere del cognome): ad aprile Umberto Tozzi sarà il 12 a Zurigo e il 26 a Graz mentre a maggio il giorno 1 a Bruxelles, il 6 a Parigi e deve ancora essere definito l'appuntamento di Londra. Il viaggio sarà accompagnato da un doppio album live, ribattezzato L'Ultima Notte Rosa Live, formato da 23 performance del tour mondiale riarrangiate con orchestra più cinque inediti tra i quali c'è Vento d'Aprile presentato in anteprima all'anfiteatro scaligero e dedicato a Elisa, una bambina morta nel 2020 per una rara forma di leucemia. I proventi dello streaming di questo brano andranno, infatti, alla Fondazione AIRC Ricerca sul Cancro. Umberto Tozzi celebra così una carriera che, per chiuderla in due numeri, vanta oltre 80 milioni di dischi venduti e più di duemila concerti.
Umberto partiamo dall'inedito Vento d'Aprile che hai presentato in Arena.
Mai avrei pensato di chiudere questa parte di tour in un luogo che mi ha sempre emozionato da Ti Amo in poi. L'entusiasmo che ho trovato è stato meraviglioso.
Hai avuto parecchi ospiti.
Vero, c'erano tanti amici tra cui Hauser e Laura Pausini che conosco da quando aveva 18 anni e voleva fare la corista; meravigliosi The Kolors. Mi sento di dire che si è visto qualcosa di diverso. Il messaggio è: prendiamola seriamente ma divertiamoci, e questo ci ha permesso di ridere anche su alcune imperfezioni.
Approfondiamo Vento d'Aprile?
Ho colto l'occasione dell'anniversario dell'AIRC per presentarla. La canzone nasce da un'esperienza che abbiamo avuto mia moglie Monica e io, e ora è in paradiso. L'abbiamo visitata diverse volte quando era in cura al Bambin Gesù di Roma, le siamo stati vicini, abbiamo fatto tantissime cose per sensibilizzare la sua problematica e quella di altri bambini, cercando di incentivare i trapianti ossei. La canzone racconta tutto quello che penso di questo malessere che esiste e spero che la scienza spesso lo risolva per fare felici tutti quei bambini che meritano di gioire e vedere il mare.
In Arena c'era un cartello con scritto "ripensaci": cosa ti è passato per la mente quando lo hai visto?
Ci penso perché nasco musicista e il palco è stato il luogo più divertente del mio viaggio, lì trovi l'energia che cancella tutte le fatiche. Però ti dico che ho progetti molto belli di cui non posso ancora parlare e che riempiranno il vuoto di non andare più in tour.
Musicali?
No, ma molto interessanti per quello che mi riguarda, ne parleremo presto.
Ci sarà una testimonianza visiva?
C'è un ragazzo, venuto dall'Australia, che ci ha seguito e spero che possa diventare un documentario. Ma ne parliamo quando avremo le immagini che arriveranno dopo le date del 2026.
Le tue canzoni sono da sempre colonne sonore per il cinema: ne comporresti una?
Mi piacerebbe tantissimo, sarebbe per me qualcosa di speciale e nuovo, un input importante che mi piacerebbe vivere. Negli ultimi tempi, tra chitarra e pianoforte, ho buttato giù tracce di melodia; quando avrò più tempo mi ci dedicherò.
Una qualità imprescindibile?
La lealtà, nella vita e nel percorso professionale. Mio figlio Gianluca, che lavora con me, me lo dimostra quotidianamente.
Che nonno sei?
Li ho vissuti purtroppo molto poco, ora è arrivato il quarto e l'anestesia dovevano farla più a me che a mia figlia. Ero preoccupatissimo e ho chiesto a un amico dottore di venire a Careggi, dove ha partorito Natasha, a fare un'epidurale anche a me.
Un bilancio in sintesi?
Positivo, si parla di un artista che mai avrebbe pensato che la sua musica potesse arrivare anche solo alla frontiera di Chiasso. In quegli anni nessuna possibilità fuori dall'Italia e quando ho visto Ti Amo girare il mondo mi sono sorpreso; la Francia è stata la prima nazione ad accoglierla. Io volevo fare il musicista, non mi piaceva la mia voce, avrei voluto un gruppo Pop-Rock e suonare e basta. I momenti più belli? Uno è stato il Golden Globe, perché dopo cinque anni di carriera avevo venduto 29 milioni di dischi: ne ho capito tardi l'importanza, quando ho visto che a Hollywood facevano a spallate per averlo.
Infine che messaggio mandi alle nuove leve della musica?
Spero che le nuove generazioni scrivano come facevamo noi, con strofa, inciso, bridge e tanti strumenti suonati. Bisogna ricreare un panorama musicale che abbia tante nuove personalità vocali: da spettatore mi manca tantissimo quel clima. Non sento più una voce originale, ai miei tempi ogni settimana usciva un artista con una timbrica diversa. Oggi quello che accade è forte per loro, è il loro mondo ed è giusto che lo vivano così, ma per noi è piatto. Spero emergano cantautori con nuove voci e nuovi testi.
Siamo sicuri che siamo davvero alla fine, che chiuderai con la I di Tozzi a Londra?
Qualcuno mi ha detto che non ho mai cantato così bene e anche per questo io sono contento di finire in questo modo.