Renato Zero, l'album L'Orazero: "L'Idealismo si nutre nel popolo e non nel singolo"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

Il nuovo progetto discografico dell'artista romano, che il 30 settembre festeggerà i suoi 75 anni, esce il 3 ottobre. Il tour parte il 24 gennaio 2026 da Roma. L'INTERVISTA

Compleanno con disco. Renato Zero celebra il 30 settembre i suoi 75 con l'album L'Orazero, una nuova pagina della sua ricchissima produzione artistica e della ultracinquantennale carriera che ha segnato e continua a segnare la storia della musica italiana. Il progetto ospita diciannove tracce che ci portano in altrettanti differenti mondi, ognuno dei quali ha le proprie radici, regole, bisogni, contraddizioni e utopie. Mondi che si rivelano attraverso linguaggi molteplici e inaspettati, capaci di dare voce a emozioni e prospettive unite da un unico filo conduttore: la continua e inarrestabile ricerca di espressione.

L'Orazero è una porta aperta al dialogo, alla condivisione dei pensieri ma anche alla possibilità concreta di un cambiamento profondo. In un mondo che urla e che sgomita, Renato Zero è mosso dall’urgenza di riaffermare le basi fondamentali del vivere: l’amore come energia inesauribile che tiene accese le relazioni umane; l’amicizia come presenza che consola e sostiene; il rispetto come principio irrinunciabile che permette di vivere in armonia con se stessi e con gli altri.

È un uomo, come si dice oggi, oltre, Renato Zero, che non ha paura a schierarsi contro il Ponte sullo Stretto di Messina, che racconta di essere amico di vecchia data della mamma di Ultimo "e mi piacerebbe scrivesse una canzone per me ma mi sa che è un po' timido". Per lui gli esami non finiscono mai: "Sono stato per troppi anni a secco di attenzioni e oggi mi sento felice". E non lesina una frecciatina al Festival di Sanremo: "Ho la sensazione che gli artisti siano scelti in base al quorum dei sostenitori sui social, bisogna avere coraggio di prendersi responsabilità, all'Ariston deve esserci spazio per tutti, Sanremo deve accogliere tutti i generi così possiamo sperare in altri Umberto Bindi, Gino Paoli, Luigi Tenco e Sergio Endrigo che hanno portato all'estero questo paese meraviglioso, non c'è solo Domenico Modugno".

▸Nei tuoi lavori c'è sempre stata una forte componente di religiosità: hai ancora bisogno di protezione divina?
 

Serve un linguaggio temperato e morbido anche nella contestazione, dove certe problematiche vanno affrontate a muso duro e finiscono nelle canzoni. Ne L'Orazero mi sono addentrato in percorsi tosti, viviamo in tempi di guerra e situazioni precarie, la musica si deve adeguare e fare in modo che se ne parli. Ma è la religiosità che viene vilipesa: fatichiamo a riacquisire la padronanza dell'io e a sentirci cittadini del mondo, senza termini di paragone tipo chi è più alto e chi più basso, chi più bello e chi più brutto. Questa è la finestra di questi miei diciannove brani, che rappresentano la voglia di cambiamento. Mi sento in dovere di affrontare questi temi.
 

▸La vita è veloce, si legge poco e la musica si ascolta altrettanto poco: il tuo è un invito a rallentare, a non consumare la musica ma viverla? La musica è rifugio?
 

C'è una grande voragine tra gli artisti della mia generazione e quella appena dopo, con la nuova primavera musicale. C'è un distacco abissale nel linguaggio, nelle responsabilità, nella considerazione che è un mestiere impegnativo. Penso che la musica debba ritrovare anche questa comunità di intenti tra generazioni e generi musicali. In questo lavoro bisogna attingere da chi è venuto prima: per me posso citare, tra gli altri, Leo Ferré, Nina Simone, Janis Joplin, Bob Dylan, tutta gente che ha preso la musica e ne ha fatto una trincea.
 

▸Nei tuoi testi ci sono riferimenti a reagire, a cambiare il mondo: è anche una critica a una discografia che cerca più i numeri che il parlare alle persone?
 

Siamo tutti un po' artisti, ma per assurgere al titolo bisogna in primis non strumentalizzare i ragazzi. Io per anni mi sono vestito da marionetta per non esserlo.

Parliamo di concerti. Peraltro, nelle date annunciate manca Milano.

Mi sono aumentate presbiopia e miopia, e io voglio toccare e annusare: scendo in platea con godimento. Preferisco gli spazi con una comunicazione più ossigenante e in presenza. Bisogna fare in modo che tutti diventino un'anima sola, perché le 100mila si perdono nella coniugazione con l'artista. Per entrare nelle coscienze non bisogna fare troppa strada. E facciamo lavorare le orchestre, perché se hanno un calendario più pieno i costi diminuiscono. Milano non c'è perché, a oggi, non ho trovato dove portare il mio live, ma tranquillo: il mio spettacolo arriverà anche lì.
 

▸Nel disco parli di idealismo: esiste ancora?
 

Deve trovare nutrimento in un popolo, quello del singolo fa poca strada. I miei ideali li ho condivisi nelle strade dove sono cresciuto e dove è cresciuta la mia arte. Lì ho trovato compensazione e complicità. Il proprio ideale non è l'orto, ma una foresta meravigliosa popolata da tante anime.
 

▸Chi sono gli esclusi della musica e della società?
 

I diversi sono così tanti numericamente — per fortuna — che questa realtà va prepotentemente scalzando moralisti e perbenisti scheletrici, che spesso si nascondono nei portoni e diventano maniaci sessuali e stalker. Onore alla diversità, di cui faccio parte, e mi fa piacere che si possa, con la diversità, indottrinare tanta gente. Già il diverso combatte per la propria salvezza: cerchiamo di sostenere il pensiero più nascosto e recondito, che trovi la forza di essere luce e paracadute.

Viviamo in tempi di guerra: cosa auspichi?

Ce ne sono 54 dichiarate, ma ognuno poi combatte la sua, perché nel nostro ambito, nel lavoro, nella quotidianità, ci sono cose da sistemare. Il nemico di noi stessi siamo noi. Cerco io per primo di vincere questa battaglia: è una paura legittima di un tempo che si muove tra sentenze, cattedre e simboli, e dunque serve una volontà di recupero sempre vigile e presente. Auspico che non si facciano più differenze, basta razzismo, e certi Stati devono comprendere che l'amore e il valore dei sentimenti è una missione.
 

▸Qual è la tua alternativa all'indifferenza?
 

Dobbiamo essere più convinti in piazza, essere più alleati quando, con presenza e voce, cerchiamo di far comprendere le nostre ragioni e paure. Non ho una ricetta infallibile. La presenza è fondamentale: anche una piazza muta è una risposta forte e prorompente. Le canzoni sono per me medicina per affrontare il pubblico e la vita. Ci sono periodi come questo, dove è dura alzarsi la mattina e pensare che la vita è bella. Siamo una famiglia meravigliosa, dobbiamo tenere calmi tutti i discografici e imprenditori che vogliono farci diventare numeri. Dobbiamo essere amministratori di noi stessi e non farci sporcare.
 

▸Cosa ti piacerebbe di artistico al di fuori della musica?
 

Girare un film per raccontare quello che non riesco a raccontare in musica, anche se oggi siamo orfani degli schermi dei cinematografi, dove non perdevi un dettaglio, mentre oggi misuriamo tutto in pollici.

 

▸Cosa ti fa paura?
 

Un tempo avrei optato per la solitudine, è stata una cattiva compagna, mi veniva prodotta dall'esterno non la producevo io. Poi ho scoperto che è anche una salvezza, se sei in confronto con te stesso senza distrazioni e contaminazioni cominci a rivalutare certi errori e c'è più consapevolezza quando ritinteggi la tua anima. La paura di oggi è l'incomunicabilità: saluti le persone ma non le conosci. 

 

▸Cosa significa essere trasgressivo?
 

In una normalità inattesa ma presente anche un abbraccio e un bacio possono essere trasgressione. Trasgredire in un mondo di trasgressori non fa né caldo né freddo: se in una situazione statica uno si alza e canta "penso che un sogno così non ritorni mia più" ha già vinto?

 

▸Parli spesso di Pace.
 

Ognuno di noi ha il dovere di ricercarla dentro se stesso. Dobbiamo fare i conti col quotidiano, con l'aggressività nel traffico e nei condomini, sono situazioni lacerante che non aiutano la volontà di ciascuno di fermarsi e rimescolare le carte. Io la ho sempre ricercata e ho fatto il possibile per tradurla in un abbraccio con la musica, coi collaboratori, col pubblico, queste alleanze sono importanti per essere più padroni della propria vita.

 

▸Come festeggerai il tuo compleanno?
 

Con Renato perché ci rincorriamo sempre ma opportunità di stare insieme ce ne sono poche!

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