Fuori con il nuovo singolo “Milano Baby” e reduce dal successo di “Mentre Los Angeles Brucia”, Fabri Fibra racconta se stesso e la sua musica al vicedirettore Omar Schillaci nella nuova puntata del ciclo di interviste dedicate ai protagonisti dello spettacolo
È Fabri Fibra il protagonista della nuova puntata di “Stories”, il ciclo di interviste ai principali interpreti dello spettacolo di Sky TG24. Ospite del vicedirettore della testata Omar Schillaci, con la regia di Francesco Venuto, il rapper si racconta in “Fabri Fibra – Da dove vengo”.
Da oltre un ventennio incide dischi su dischi, che lo hanno portato a diventare un’autentica icona del rap italiano. Ora, Fabrizio Tarducci, in arte Fabri Fibra, ha realizzato da poco un nuovo singolo, ‘Milano Baby’, nel mentre si gode ancora il successo del suo ultimo album: ‘Mentre Los Angeles brucia’, disco dal quale è tratto ‘Che gusto c’è’, brano tra i più presenti e ascoltati in radio questa estate: “Sono stato due anni in studio per lavorare a questo disco, sono uno che in generale passa molto tempo in studio. Aspetto che arrivino le basi giuste. Spesso ci sono basi bellissime ma che non vanno bene per dire quello che hai scritto, serve pazienza”. Questo ultimo disco ha avuto molto successo, ma cosa conta davvero tra i numeri, la critica positiva e la gioia personale? “Tutte queste cose insieme, anche se sono in particolare i numeri che ti aiutano a capire come potrebbe andare una certa situazione. Ad esempio, se io vado a suonare dopo aver ricevuto critiche positive, non è detto che venga tanta gente, mentre se suono dopo aver ottenuto bei numeri, son sicuro che mi ritroverò con tanta gente”.
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La rivoluzione di Fabri Fibra: l’outsider che ha incendiato il rap
Facendo un passo indietro, la storia di Fabri Fibra inizia a Senigallia, paese in provincia di Ancona. Da studente? “Un disastro. Mi prendevo molto in giro all’epoca. Mi illudevo di voler fare delle cose perché le vedevo fare agli altri. Giocavo a calcio perché i miei amici giocavano a calcio. Andavo in centro perché loro andavano in centro. Ho fatto ragioneria perché facevano ragioneria. Sono stati anni terribili, un lago di sangue, ogni anno rimandato a settembre. Avevo intuito che mi piacesse la musica, ma non mi sentivo all’altezza” ha raccontato. Tornando alla musica, Fabri Fibra aveva già attirato l’attenzione sin dal suo primo disco, ‘Turbe giovanili’, anche se è con il secondo, ‘Mr. Simpatia’, che inizia a spiazzare tutti con dei contenuti e un linguaggio nuovo: “Questo è il disco più forte a livello di tematiche che ho realizzato, non avevo gli occhi addosso da parte di nessuno, potevo dire quello che volevo e non sapevo che avrei avuto tanta attenzione. Mi stavo in realtà sfogando, venivo da un periodo di fallimenti musicali e personali, volendo fare una cosa sincera senza seguire quelle regole che pensavamo fossero imprescindibili per il rap, un genere che in quel momento stava venendo meno sia come produzione sia come ascolto del pubblico, tant’è che ad un certo punto mi son chiesto se per me era il caso di smettere con questo tipo di musica. Andando avanti, ho realizzato questo disco, ma non per compiacere gli altri rapper, ma per me e per vendicarmi un po’ della vita che mi stava passando delle carte sbagliate”. Sono stati moltissimi i dischi e i brani che hanno accompagnato la carriera del rapper, e ognuno ha rappresentato un passaggio importante dei vari momenti della sua vita: ‘Tradimento’, con ‘Applausi per Fibra’ tra gli altri, “è stato un lavoro delicato, con il quale tenevo a ‘tutelare’ il rap italiano, che include tante tipologie di ascoltatori. Nel dettaglio, penso che se vai in televisione con un video per raccogliere il consenso di un pubblico che non rientra in quelle tipologie di ascoltatori a cui accennavo prima, penso che tu sia un venduto, e quindi un ‘traditore’, in quanto stai tradendo i valori del vero rap”.
Poi sul fatto che spesso il rap venga considerato un genere per ragazzini, ha dichiarato: “La narrazione del rap è scomparsa completamente dal mondo reale ed è passata unicamente attraverso Instagram, che è popolato dai ragazzini. Se ai miei concerti viene gente di tutte le età è perché ho sempre fatto rap senza snaturarmi e ho portato avanti più generazioni di fan”. Impossibile non citare poi altri grandi prodotti: ‘Controcultura’, con ‘Tranne te’ che ha avuto grande successo, ‘Guerra e pace’, da cui è tratto ‘Panico’, ‘Fenomeno’, che ha spopolato grazie soprattutto a ‘Pamplona’, brano nato dalla collaborazione con i Thegiornalisti e che è diventato una vera hit nell’estate 2017, e ‘Bugiardo’, con ‘In Italia’ tra i suoi brani di punta data la particolare collaborazione con Gianna Nannini, che “è stato un momento molto importante per me, qui iniziamo ad entrare in un sistema in cui ogni disco tu devi dimostrare e salire di livello, questo non era successo in un primo momento con ‘Bugiardo’, così mi era stato chiesto di pensare ad un ‘ospite’ con cui rivisitare ‘In Italia’ e ho pensato subito a Gianna Nannini”. Tornando invece ad un’opera citata all’inizio, ‘Propaganda’, tratta da ‘Caos’, a domanda se dentro di sé senta un caos in grado di partorire una stella danzante, come diceva Nietzsche, Fabri Fibra risponde: “Sì, diciamo che io scrivo per mettere ordine al mio caos, questo era un po’ il senso del titolo, un po’ come a dire che dalle scelte sbagliate possono derivare belle storie. Se non hai il caos dentro non nasce nulla”. In chiusura, arriva la menzione per uno dei suoi ultimi brani, ‘Mio padre’, che, considerando la pubblicazione di ben undici dischi, con tanti testi che combinano la presenza di introspezione e leggerezza, non viene realizzato casualmente, ma dopo un attento percorso che ha portato Fabri Fibra ad aprirsi nuovamente attraverso una sua canzone: “Fare rap è il mio lavoro, io devo difendere il significato della mia musica, ma per questo devo anche dare degli elementi che possano permettere di capire da dove nasce questa musica. Quindi, ad un certo punto, più si allarga il pubblico e più arriva gente che non sa chi sei, per questo volevo dare degli elementi per far capire perché sono diventato questo, perché faccio questa musica. Volevo fare un testo che raccontasse da dove vengo”.