I Nomadi tornano con un album dal vivo: Live al Teatro dal Verme

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

La band più longeva d'Italia e seconda al mondo raccoglie in un disco dal vivo i suoi maggiori successi e alcune chicche. L'INTERVISTA

Un album dal vivo nella galassia dei Nomadi mancava da quasi 10 anni. Per Yuri Cilloni, cantante dell'epica band emiliana dal 2017, è il primo live che diventa disco dopo anni di militanza in questo gruppo e sottolinea che "l'emozione c'è sempre in un concerto, quella per questo disco è stata inaspettata. Per me è un altro incredibile traguardo dopo il debutto di otto anni fa e spero ne vengano altri". Anima della band è Beppe Carletti che del gruppo di Novellare è fondatore: esistono dal 1963. Completano l'organico Cico Falzone, Massimo Vecchi, Sergio Reggioli e Domenico Inguggiato, l'ultima acquisto, alla batteria dal 2023. Fanno concerti in continuazione, circa 80, 90 l'anno e salgono sul palco ovunque: "I piccoli paesi sono le nostre grandi città -commenta Beppe- le nostre canzoni sono attualissime, Auschwitz sembra scritta oggi, lasciamo perdere la potenza di Dio è Morto e Noi non ci Saremo: non siamo i più bravi ma ci abbiamo sempre creduto e il live è sempre stata la nostra forza. La gente sotto il palco si fa domande su quello che accade nel mondo. Abbiamo rimesso in scaletta I Ragazzi dell'Olivo che è nata nel 1990 dopo avere visto una mostra di disegni fatti da bambini palestinesi in bianco e nero". I versi di chiusura recitano: "in quei disegni senza più serenità niente aquiloni, solo amare realtà, niente più azzurri che colorano il cielo, solo pastelli che sporcano tutto nero". Il nuovo progetto discografico dei Nomadi si intitola Live al Teatro Dal Verme ed è un viaggio emotivo per tutte le generazioni. Con non pochi spunti di riflessione.

 

Beppe è difficile gestire un gruppo composto  da sette elementi e coi cambi che ci sono stati negli anni hai dovuto disinnescare problemi musicali?

Il cambio non impatta solo musicalmente, ma a casa Nomadi c'è una strada delineata e precisa e dunque deve esserci la compatibilità con nostro modo di essere. Ogni nuovo componente aggiunge valore al gruppo, anche inconsapevolmente. In questo album si sente la forza che c'è tra di noi. L'energia deve essere su è giù dal palco. Ognuno dei 25 musicisti che hanno fatto parte del gruppo in oltre 60 anni di vita ha contribuito a costruire la nostra storia e ha lasciato qualcosa. Per dirti non c'è mai stato un cantante che se ne è andato per correre da solo: Augusto (Daolio, con Carletti fondatore dei Nomadi, scomparso prematuramente nel nell'ottobre del 1992, ndr) ha avuto offerte per fare il solista ma le ha sempre rifiutate. Se si sta bene insieme fai la musica fatta bene, se c'è attrito non trasmetti emozioni.

 

Un disco live comporta una differenza di approccio quando si sale sul palco?

La sola differenza sono le telecamere. Ogni hanno facciamo 80, 90 palchi e il palco ha un profumo, è una frase che mi è rimasta impressa. Poi c'è anche quello dell'asfalto perché i chilometri contano.

 

Quale è la ragione che spinge, oggi nel 2025, a fare un album live?

Il divertimento. Questo è particolare, poi per Yuri interpretare le canzoni di Augusto è una soddisfazione che provo io per lui. Se tu metti in fila i nostri dischi live ogni canzone ha una versione diversa, inoltre ognuno è la fotografia di un momento di vita. 

 

Perché avete scelto proprio il Teatro Dal Verme a Milano?

Mai fatti dischi dal vivo in Teatro. A teatro si è più concentrati mentre in piazza c'è più dispersività, lì hai 1500 persone con gli occhi puntati su di te. Abbiamo effettuato registrazioni su tre teatri, le abbiamo ascoltate e questa era la migliore anche se una canzone la abbiamo presa da un altro live, per essere totalmente trasparenti..

 

Come è cambiato nel tempo l'approccio live?

E' abbastanza simile, non facciamo balletti. Chi entra in squadra non scombussola ma si integra. Sono due tre anni che facciamo i teatri, una bella esperienza, ci divertiamo, le canzoni sono le stesse ma l'esperienza è nuova.

 

Come scegliete le scalette?

Ci sono le canzoni che devi fare per forza e ormai sono tanti gli evergreen. Le proviamo in pomeriggio perché alcune non ce le ricordiamo. Ma la scaletta la fa chi canta perché di sera in sera si sente di cantare determinate canzoni e deve sentirselo. Circa metà sono storiche e le altre variano e sono di stimolo a variare, ne abbiamo inciso una vagonata. Ne abbiamo un centinaio pronte all'esecuzione e dunque ogni tanto le proviamo perché magari sono anni che non le facciamo.

 

Siete felici?

Noi abbiamo la fortuna di avere trasformato una passione in professione, sarebbe bello che fosse così per tutti ma sappiamo che non è possibile.

 

Come nascono i vostri concerti?

Noi ci autogestiamo e il nostro pubblico per fortuna è cambiato negli anni. Abbiamo un ufficio a Reggio Emilia che ci coordina tutto.

 

Pochi giorni fa il vostro album Nomadi 40 è stato riconosciuto disco di Platino; per altro contiene Io Voglio Vivere che ormai è una super hit.

E' una grande soddisfazione perché non li abbiamo fatti con Spotify, sono copie vere. C'è chi fa il disco di platino con una canzone, non voglio fare polemica ma non lo concepisco. Ripeto per noi è una grande soddisfazione.

 

Sanremo? Pensate di tornare al Festival?

Se andiamo sarà con un pezzo il linea con la nostra storia ma prima ci devono dire che ci vogliono e allora lo prepariamo. E sia chiaro noi prepariamo una canzone stile Nomadi da portare all'Ariston, non scriviamo quello che oggi viene definito il pezzo sanremese.

 

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