Nove, l'album sottoquestomare: "Con la musica amplio gli orizzonti del mio Oceano"
MusicaLa cantautrice ligure costruisce un album liquido di sentimenti, ritratti, quotidianità e ricordi e ci porta a cercare le emozioni sott'acqua dove "non stacchi le parole". L'INTERVISTA
Libertà. Infatti è donna di mare. Roberta Guerra, in arte Nove, nel suo album sottoquestomare sposta gli orizzonti del cantautorato. E' un progetto liquido in nove canzoni dove si incontrano tracce di vita, riflessioni sul cambiamento e i ritratti di persone, tra cui quello del papà Anselmo e della mamma che tratteggia come una Iside contemporanea. E' un viaggio cantautorale da affrontare a ritmo rallentato e ascoltando il cuore.
Roberta partiamo dalla storia di sottoquestomare: come hai lavorato al progetto e perché il titolo è una parola unica?
Il titolo è nato quando avevo già tutte le canzoni pronte perché in ogni brano il mare c'era sempre, era la mia bussola. Poi ho capito quanto mi sia raccontata in modo non facile e molto personale. A volte è più semplice stare a galla che andare sotto e ascoltarsi: certo è più difficile ma quando ci riesci è fantastico. Io lo chiamo fiato unico perché sott'acqua non stacchi le parole: ecco perché il titolo non ha spazi tra una parola e l'altra.
Citi Iside in Come Rugiada, lei è protettrice dell'amore materno e del regno: in cosa ti è vicina o ti assomiglia?
E' quello che unisce il rapporto con mia mamma, è un regalo che le ho fatto, infatti la canzone è una dedica a lei. E' una figura che da donna sento vicina per il senso di protezione e l'amore materno, mia mamma la vedo molto Iside.
"Parliamo di tutto senza dirci niente per non entrare nei sogni tra i solchi": le parole fanno dissolvere la magia? E' per questo che è sott'acqua, nel regno del silenzio, dove stiamo bene?
Sott'acqua si sta meglio perché quando ci si riesce, ascoltandosi anche a vicenda, si trovano quella pace e quella consapevolezza maggiore.
"Portami via di qua a scrivere canzoni e chissà chi le ascolterà": oggi che hai un pubblico è cambiato il tuo approccio alla scrittura, senti una maggiore responsabilità nelle parole che scrivi?
In realtà no, quando scrivo è perché ho voglia di raccontare quella che sono. La ho sempre vista, la scrittura, come bellissima e potente e ho sempre cercato di essere sincera. Di certo sono maturata ma la filosofia è rimasta la stessa.
Che storia ha Quanto bene ti Voglio? E' possibile quantificare il bene?
E' l'unico brano non mio che mi è stato regalato da Zibba e Giuseppe Anastasi. Era una brano rimasto lì da tempo e me ne sono innamorata. Da cantautrice mi ha emozionato per il fatto che difficilmente le canzoni altrui le sento mie e qui invece mi ci sono trovata dentro. Quantificare il bene è difficile, non c'è una scala da 1 a 10 ma nel tempo si riesce a capire chi si vuole avere più vicino rispetto ad altri.
Essere una goccia nell'oceano è smarrimento oppure la certezza che il mare sa accogliere lacrime di gioia e di dolore?
E' partito come smarrimento, io essere piccola nell'Oceano mi ha spaventato. Poi tramite il disco e un percorso personale ho capito che essere piccoli è anche una forza e quindi puoi osservare la goccia che si crea un ambiente intorno. Sto imparando ad aprire gli orizzonti e vedere più oceano.
L'incipit di LaLaLaLaLa è "sto provando a fare pace col rumore": di che rumore parli? E che rapporto hai, visto che questo è un album liquido, col rumore bianco del mare? Ti rilassa o inquieta?
Il rumore bianco del mare mi rilassa. Il rumore con cui devo riappacificarmi è interiore, è imparare a stare bene sott'acqua.
Chi è Anselmo? C'è un Anselmo anche in Dolcenera di Fabrizio de Andrè: sua moglie non deve sapere di una passione segreta e la canzone dice "l'amore ha l'amore come solo argomento": l'amore ha confini? O è fatto per andare oltre i confini?
L'amore è fatto per andare anche oltre i confini, non può essere limitato. Non si può quantificare il bene come non si può frenare l'amore. Anselmo è mio papà e volevo che ci fosse attraverso un suo ritratto, volevo raccontarlo. Nessun riferimento al brano di Fabrizio De André.
Quando è stata l'ultima volta che ti sei privata di qualcosa per paura? Che ti sei messa sottovuoto?
Ho paura di tante cose ma andare sottovuoto è la fase prima di sconfiggere la paura. Poi la affronto e ne esco. E' la fase tra il pensiero e l'azione. Sottovuoto è prendersi il proprio spazio, sapere di poter affrontare un ostacolo.
Pancia contro Schiena è il racconto dell'amore quotidiano? Quello che ogni mattina si dà un bacio di manutenzione?
E' proprio quello, l'amore senza limitazioni. Non c'è una chiave universale di definizione dell'amore, ma è la sensazione che ti fa stare bene, è il capirsi e condividere: pancia contro schiena è il mio amore quotidiano.
Chi è che non hai mai smesso di cercare seduta su una panchina di Nervi? E quale è il tuo gusto preferito di granita?
E' il gusto sottobosco quindi frutti rossi: c'è questa gelateria che la fa e a Nervi e in adolescenza ci mettevo la panna sopra. Granite è la canzone di una amicizia che è ancora un'altra forma di amore. Con questa amica ho vissuto la mia adolescenza e a Nervi quella panchina resta il nostro posto mentre la granita rappresenta le chiacchiere e le confidenze.
Alla fine, sulle note di Se Io, possiamo dire che oggi sai amarti davvero?
Ci ho lavorato tanto ma oggi sono in un momento in cui mi piace dirlo anche se sono conscia amare è una parola forte.
Che accadrà nelle prossime settimane della tua vita artistica?
L'idea di fare live c'è, ci sto lavorando, ne ho in agenda uno l'11 agosto al Mèco Festival a Caprara d'Abruzzo e un altro il 24 a Sori, vicino a Genova, al Sori Solidale. Da settembre, tornata a Milano, cercherò di fare qualcosa di più organico. Poi a ottobre sarò ad Aversa essendo in finale al Premio Bianca D'Aponte.