Francesca Palamidessi, album Wisteria: "Sono in pace con le contraddizioni, ora splendono"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

L'artista romana nel suo progetto esplora la difficoltà di scegliere ciò che è meglio per noi in un mondo sempre più influenzato da condizionamenti esterni. L'INTERVISTA

Francesca Palamidessi ci fa fiorire col suo album Wisteria (PLUMA dischi).

Wisteria significa glicine che è il fiore simbolo della femminilità e dell’intimità, ed è uno dei due kanji che formano la parola giapponese 葛藤 (Kattō), che significa conflitto interiore. I due kanji, rappresentati da due fiori, sono come radici che crescono in direzioni opposte. Wisteria esplora temi diversi ma profondamente connessi, in particolare la difficoltà di scegliere ciò che è meglio per noi in un mondo sempre più influenzato da condizionamenti esterni. Questi condizionamenti non provengono solo dalla famiglia, ma anche da milioni di input quotidiani, che si accumulano in una pila di vorrei, dovrei e potrei, allontanandoci dai nostri scopi più profondi e autentici.

Francesca partiamo dalla storia di Wisteria: come è nato è cosa ti ha portato verso questo fiore, il glicine appunto, simbolo di femminilità e intimità?

Il titolo e il concept nascono in corsa, l'intera idea dell'album nasce da una esigenza compositiva, cioè sperimentare nuovi formati di scrittura, in particolare uscire dalla tradizionale forma canzone restando fedele alla mia produzione. Ho composta una suite di micro frammenti che non avrebbero avuto vita propria nella mia ottica di idea canzone ma così come sono allineate hanno un senso. Il titolo ha rotto le regole poi ho mischiato lingue in modo compulsivo, partendo da La Campana di Vetro di Sylvia Plath dove c'è questa figura che di fronte a ogni frutto del fico si paralizza davanti alla moltitudine di possibilità. Quindi tutte le possibili versioni contrastanti di una donna in questo periodo storico e in particolare quello della scelta, sono temi che mi ossessionano.

 

Lo hai definito un progetto irrequieto: perché?

E' molto spontaneo e dunque trascina la mia irrequietezza musicale; artisticamente tendo alla contraddizione che a lungo ho visto come debolezza ma ora so che è la mia cifra stilistica. Ora voglio farla splendere e farci pace.

 

La partenza strumentale porta in una dimensione onirica e poi arrivano parole molto terrene, quasi una doccia gelata dopo una giornata al sole. E' tua intenzione innescare nell'ascoltatore uno shock emotivo?

Assolutamente. I cambi repentini di genere e alternanza di scenari sognanti, gli elementi taglienti della produzione, beat a soundscape sono tutti estremamente voluto.

 

Essere un spugna rosa che assorbe tutto è più inferno o paradiso?

E' paradiso. Mi vivo questa caratteristica che spero appartenga a tante persone come una cosa positiva; mi ha portato a essere quello che sono come artista e donna e non rinnego nulla.

 

Parli di un cultura che ci rende tutti uguali. In realtà la cultura dovrebbe essere identità. Quindi per l'idea che diffonde e per i giochi linguisti posso considerare Wisteria un progetto identitario? Il "so I am" del capitolo quarto.

E' quasi un manifesto politico per me, è comunicare idee in modo tagliente perché ce ne è bisogno. Servono artisti che rivendichino unicità.

 

C'è ancora chi ti sfida dicendo che ti devi definire?

Assolutamente, è una costante del mio percorso musicale. A volte a certe persone ho dato retta e ora so che nella maggior parte dei casi è più il danno che mi hanno fatto che l'aiuto.

 

"Ora quando entro in una stanza non c’é amore solo alcool sempre il solito": sembra un resa, in realtà a me ha trasmesso la sensazione di una persona decisa e coerente ma inquieta.

Quella riga è fuori dal mio modo di scrivere ma volevo alludere che anche rapporti di amicizia e contesto sociale si sono appiattiti e mi trovo annoiata dal modo in cui si sta insieme. E' difficile trovare chi sviluppa altri modi di stare insieme.

 

Cosa rappresentano oggi i pensieri innocenti? Sono la ribellione a un mondo che la sua innocenza la ha persa abbandonando la cura dell'ambiente e abbondando di guerre?

E' un cinismo dirompente, una mancanza di sogno che è come un virus che si è impossessato del mondo occidentale. Per tanti l'ambiente che mi circonda è fatto di persone che non seguono istinto e spiritualità, si segue solo quello che è scientifico, non è più un modus operandi per scelte di vita e mi fa soffrire. Mi piace cogliere linguaggi invisibili, sono abituata a ragionare in modo astratto e a sfidarmi.

 

Il risveglio nell'edificio devastato e sporco del capitolo VI ti ha portato una nuova gamma di possibilità: è il momento in cui sei uscita dai sogni e ti sei ripresa la vita?

Immergersi nelle brutture della vita e della città porta con sé anche grandi insegnamenti. Non ha un riferimento specifico a un episodio, è un riferimento ai momenti in cui ci si ritrova a ripartire da zero.

 

Quando ti guardi allo specchio ti dici "watch out little girl"? Fai attenzione piccola ragazza?

Assolutamente. Avrei tanto voluto avere una guida quando ero piccola, avere una figura di riferimento adulta che mi infondesse coraggio a muovermi nella direzione giusta. Questo mi è mancato e ora che sono adulta spero sia il mio ruolo per chi è più piccolo. Spesso parlo con me dei miei lati deboli come fossi genitore di me stessa. Alcune parti di noi restano bambine.

 

Infine possiamo dire che la tua missione è portare le stranezze in superficie? Ovvero "bring the strangeness to the surface"?

Hai fatto un bel riassunto, è la missione che coincide con la mia personalità ed è spontanea.

 

Che accadrà nelle prossime settimane?

Ora mi fermo con i concerti per lavorare a nuovo materiale e da settembre torno a suonare con idea di fare un po' di date in solo, vorrei uscire dal guscio della mia regione. Dall'inverno ci saranno nuove uscite e inoltre sto lavorando anche a collaborazioni con altri artisti scena underground.

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