Le Feste Antonacci, album Uomini Cani Gabbiani: "Meno sé più comunità"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

Credit Jacopo Cozzi

Giacomo Lecchi d’Alessandro e Leonardo Rizzi creano un disco che ribaltando le situazioni schiaccia l'occhio al Pop. L'INTERVISTA

Un meteorite in picchiata sul pianeta musica italiana. Un misterioso monolite di electropop scuro sta per comparire e conficcarsi nella terra arida delle orecchie del Popolo, ormai assuefatte e pronte a franare nel dirupo dei tormentoni estivi e della demagogia fine a se stessa. Uomini Cani Gabbiani è il primo album de Le Feste Antonacci (Panico Dischi). Mantra spirituali, vortici sonori di beat trascendentali, inni da cantare a squarciagola e da ballare travolti da un’estasi groove, striscianti miserere nell’ombra: un disco a vocazione mistica che ribalta ogni convenzione fino a risultare straordinariamente pop. Una nuova fede da abbracciare, in bilico tra sacro e profano, commedia e tragedia, devozione e blasfemia. Una collezione di icone del nostro tempo declinate in toni e suoni infuocati. Immagini ben delineate che si stagliano nette in quella grande confusione che è la vita, costeggiando la tragedia insita nell’esistenza con un mix taumaturgico di entusiasmo pazzo, leggerezza e un’onesta ansia sullo sfondo.

Giacomo e Leonardo partiamo dalla storia di Uomini Cani e Gabbiani e da un titolo che ricorda un po' i bestiari medievali. Come è nato?

E' uscito dal subconscio e proprio in maniera medievale. Chitarra in mano ecco la title track che ha un sola interpretazione e questo è. Le nostre canzoni nascono da una frase dall'inconscio e ci si costruisce attorno il testo.

 

Una volta si cantava...era meglio morire da piccoli...voi dite che Oggi è Meglio di prima: chi ha ragione?

Tutti e due. Da piccoli era una bella canzone sull'evitarsi la guerra, la nostra è più cieca perché ci porta in periodi scuri; all'epoca c'era la consapevolezza della gravità della situazione, noi diamo l'impressione di voler credere in qualcosa mentre serpeggiamo dubbio e tensione per un crogiuolo di circostanze che aggrediscono l'umanità in questo periodo storico.

 

"Chiudi gli occhi e cammina, non fermarti a contare i cadaveri" è la quotidianità di una società che ha anestetizzato i sentimenti oppure è se non ci fermiamo a guardare il cielo passare diventeremo tutti zombie come nei film di Romero?

E' un grido per svegliarci dalla nostra anestesia altrimenti si sopprimono le emozioni per gli altri. Ci sono frasi problematiche che non portano all'empatia, la comprensione dell'altro è la chiave. E' meglio decentralizzazione dal sé piuttosto che focalizzazione per poi migliorare i rapporti con gli altri. Insomma serve un po' meno sé. Viviamo in una società di bolle individualizzate e non siamo comunitaristi.

 

Il Velo di Maya che citate in P.U.L.P. è quello di Schopenhauer che nasconde la realtà delle cose? Solo strappandolo, come dicevano gli induisti, sarà possibile incontrare il mondo.

E' proprio lui. Un concetto uscito per caso e del quale ci siamo innamorati. Siamo schopenhaueriani forse senza saperlo. Il pezzo è una serie di frasi che si ripetono, cose che succedono al di fuori della nostra comprensioni. Perché stare in una dinamica di procurata oscurità è come si potrebbe andare insieme nella stessa direzione.

 

La citazione è nascosta tra scatole nelle scatole e specchi che si specchiano tra loro: è come Diogene di Sinope che girava per Atene cercando l'uomo?

C'è voglia di ritrovare umanità e attenzione verso l'alto, quando invece ci chiudiamo sempre più in scatole o ci fermiamo davanti allo specchio. La nostra è una cultura generale di cose masticate, le idee con cui si confronta l'umanità sono le stesse da secoli.

 

Porgi l'Altra Guancia accoglie una marcata ironia dietro un principio evangelico. Perché diventi un assioma morale basta riportare il vino a casa? In vino veritas et humanitas?

Troppo vino scoccia. C'è una volontà di passare un messaggio positivo dopo tanti messaggi nascosti tra le righe. Qui andiamo diritti al punto il nostro è un parlare di cose facile e digeribili in un involucro funk. Per altro rendere funk un comandamento è speciale considerando che Gesù è storicamente apprezzato a livello di comunicazione per la sua potenza. E' un concetto semplice fa efficace sempre. E il funk è proprio ripetizione...alla James Brown.

 

Siena Firenze ha secondo me tre anime: la prima parte sembra un manifesto Futurista di Marinetti, poi c'è la Lonely Planet che elenca tutte le tappe e infine c'è la colazione al mare. Quello che mi sfugge è se il tempo per pensare c'è o no?

Quello no. In quel momento anzi c'è ma sarebbe meglio di no. L'idea è questa corsa a perdifiato su una strada bucherellata su un fondo argilloso che porta a una riflessione verista sulla vita del protagonista: al momento del respiro sul mare c'è la percezione che la frenesia dell'esistenza è necessaria alla sopravvivenza. E' la base per la contemplazione

 

Solo sotto giacca siamo anime pulite? L'abito assorbe le brutture della quotidianità e diventa una camicia di forza sociale?

Uomini Nudi racconta che che si nasce tutti nudi e puliti seppur con tratti di carattere determinati. La costruzione sociale sporca e soffoca l'essenza tra educazione e aspettative.

 

Che accadrà nelle prossime settimane?

Dopo due anni di lavoro stenuante siamo in pausa, abbiamo meno concerti del voluto ma a settembre ritroveremo il nostro pubblico. E' il momento più bello di un artista musicale stare sul palco. A novembre abbiamo un tour in costruzione e poi ci mettiamo al lavoro su nuovi brani per passare a un nuovo capitolo che avrà una struttura più canzone dopo questo album con forme di canzoni particolari. Faremo qualcosa di più classico.

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