Pergola, l'album Stream!: "La vita è fatta per seguire i sogni e le ambizioni"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

I brani del disco del cantautore irpino affrontano temi come l’isolamento, il desiderio di evasione e i conflitti interiori, dando voce alla figura del sognatore, in cui è facile riconoscersi. L'INTERVISTA

Stream! è il nuovo album di Pergola. Il progetto presenta un originale equilibrio tra sperimentazione e classicismo, abbracciando sonorità provenienti dalla world music, dall’elettronica, dal rock e dal pop. Attraverso testi profondi e atmosfere suggestive, Pergola accompagna l’ascoltatore in un percorso introspettivo che riflette la condizione umana, intrecciando esperienze personali e riflessioni di carattere sociale. I brani affrontano temi come l’isolamento, il desiderio di evasione e i conflitti interiori, dando voce alla figura del sognatore, in cui è facile riconoscersi.

Francesco partiamo dalla storia di Stream!: come lo hai costruito e come hai scelto i brani?

Quando ho iniziato questo album è stato in maniera quasi inconsapevole, non avevo l'idea di fare un disco ma solo il pensiero di fare musica nuova e approcciarmi alla produzione attraverso l'esperienza maturata a Real World nel novembre 2021. Quell'esperienza mi ha fatto tornare a casa con del materiale e l'idea di seguire una connessione tra i brani. Le tematiche ho iniziato a tracciarle nel 2023 e hanno un filo logico ma il solo filo conduttore è il sogno e il sognatore.

 

Qual è il contatto tra Stream!, il titolo, è il concetto di sognatore? È "quel varco che ti porta via con sé"?

Stream per me è un flusso di idee e di pensieri. Fino alla fine non avevo un titolo, solo opzioni insoddisfacenti. Volevo però titolo internazionale e stream racchiude il flusso variegato di musica e di pensieri che hanno il sogno come tema cardine.

 

Esiste ancora "la politica di cantare ciò che vuoi"? O siamo succubi dei "beoti che sparano ca**ate"?

Credo che sia fondamentale parlare di ciò che si ha voglia soprattutto oggi che spesso siamo circondati da informazioni non veritiere e che ci limitano nel fare le cose. È importante dare una voce critica al proprio pensiero che poi è il mio piccolo intento ovvero mettere in testa qualche tarlo. Non bisogna avere paura di parlare.

 

Ti sei dato una risposta a dove vanno a finire i sogni? Hanno un loro paradiso come quello dei calzini di Vinicio Capossela?

Forse sì. I sogni sono l'esistenza stessa, magari non lo capisco bene ora perché sono giovane ma la vita è fatta per seguire sogni e ambizioni anche se la strada può essere complessa. Il sogno verso la vita e la vita verso il sogno restano concetti legati.

 

Anche in Un Lungo Addio parli di sogno anche se con nostalgia e amarezza: è una canzone di accettazione dell'ineluttabile? È l'orologio che scricchiola le ore andate di Strade Perdute?

È un brano molto sentito, parla di un addio che forse non è mai per sempre e dunque cerca di sospendere il tempo. Le due canzoni sono legate, sono il vivere un momento come qualcosa di invulnerabile che non può essere corrotto dal passare stesso del tempo. L'addio è un momento che può essere anche prezioso perché ci fa capire tante sfaccettature del nostro animo ma potrebbe anche non essere definitivo perché il ricordo è vivo e allora quell'addio non è per sempre.

 

In Terra di Utopia dici "non voltarti è già nostalgia". Ma prima bisogna raggiungerla: esiste ancora l'utopia? Oggi ha il valore etimologico o è distopica?

Se ne parla poco di lei intesa come una ambizione verso mondi astratti. È voglia di evadere da una realtà scadente, c'è la volontà di saltare verso mondi nuovi. La filosofia ci spinge verso universi sconosciuti che incuriosiscono.

 

Nell'Attimo della Realtà è il tuo j'accuse a una società che il domani lo osserva ma non contribuisce a crearlo?

Lì ci sono interrogativi molto forti, domande che forse non avranno mai risposta. Momenti che mi hanno colpito nel profondo. È un'accusa al mondo attuale al quale chiediamo risposte che non ci verranno mai date ma vanno poste perché con la domanda vivono eventi e personalità.

 

Ti senti un ospite nel mondo, come racconti in Io Qui?

Quando scrivevo il disco mi sentivo fuori luogo, anche oggi sono una scheggia che va altrove. Sono un po' ospite nel mondo ma lo siamo tutti. Quello che importa è essere educati e di classe.

 

"È ancora vivo un sogno per incantare il mondo": qual è la tua visione di incanto e che regalo faresti al pianeta?

L'incanto ci sta attorno, io l'ho collegato con la mia Irpinia che è viscerale, è sempre al centro dei miei progetti. Dove vivo, ad Avellino, è un luogo dove l'incanto c'è, è un qualcosa di incontaminato e di unico, io cerco rifugio in questa zona rurale. La scrittura viene da un incanto figlio di questa terra. Viviamo in un mondo alla deriva sotto l'aspetto sociale e climatico, se non ci riconnettiamo con la natura non cambierà nulla, è la nostra madre e va sempre rispettata.

 

Che accadrà nelle prossime settimane?

C'è l'idea di un live importante in autunno, ci sto lavorando. Vorrei una serata con la musica al centro che abbia anche un impatto visivo forte. Saremo circa sette persone sul palco e speriamo di farlo al più presto, il disco merita di essere raccontato dal vivo nella sua interezza.

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