Poseïdona, l'album Il Velo di Seta: "Con queste canzoni chiudo un capitolo della mia vita"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

L'artista italo francese affronta con la sua musica grosse onde emotive per narrare un viaggio di risalita e consapevolezza. La speranza è, a cavallo tra il 2025 e il 2026, di poter raccontare il suo progetto con un ciclo di concerti in piccoli club. L'INTERVISTA

Il velo di seta è il debut album della cantautrice italo-francese Poseïdona (nome d’arte di Célia Serrao), conosciuta anche come voce live del tour europeo di Kadebostany.
Il nome Poseïdona richiama l’immaginario mitologico del dio del mare, ma in chiave intima e contemporanea: in questo nuovo lavoro, l’artista è un marinaio in mezzo alla tempesta, che attraversa onde emotive e profondità sconosciute per raccontare un percorso di risalita e consapevolezza.
Il velo di seta è una mappa emotiva, un viaggio in sei tappe tra burrasche interiori, senso di colpa, fragilità, guarigione e desiderio di libertà.
L’elemento dell’acqua, e in particolare il mare, diventa metafora viva e mutevole della sensibilità: le canzoni scorrono come onde diverse – calme, violente, profonde – e raccontano la lotta tra il bisogno di salvarsi e quello di non deludere, il desiderio di partire e la paura di restare, i cieli neri e la luce che si apre all’improvviso.
Attraverso un linguaggio poetico e sussurrato, tra sognanti aperture vocali e una scrittura intima e consapevole, Poseïdona firma il progetto discografico più personale della sua carriera: uno spazio sonoro che si muove tra indie-pop, ballad acustiche, richiami latini e sfumature elettroacustiche.
La produzione è firmata da Joris Amann con la partecipazione di Marc De Luca agli arrangiamenti di chitarra.

Cèlia partiamo dalla storia de Il Velo di Seta e dalle onde emotive che lo hanno portato a riva: come è nato e come ci hai lavorato?

E' fatto di brani del passato, di cui uno che ero molto piccola, e altri attuali nati degli ultimi due anni. Ha la forza di un progetto ben costruito, ogni brano doveva essere un capitolo. Mi sono ispirata proprio al logica dei capitoli utilizzata, tra gli altri, da Rosalia e Marracash; dunque ogni pezzo è legato all'altro e poi c'è il mare che è l'elemento che mi parla di più. L'acqua simboleggia, in tutte le sue forme, una emozione nella quale ogni umano può identificarsi. E' un album autobiografico che chiude un capitolo della mia vita.

 

Il progetto parte con Solo gli altri (Il salvagente) che è un invito ad avere più cura di se stessi. Oggi ti è più facile salvarti?

Mi è più facile perché ho imparato a farlo, tornando anche in terapia, non mi vergogno a dirlo. Ed è molto importante visto quello che accade intorno a noi. Ora so che sono importante e devo prendermi cura di me per poter aiutare gli altri.

 

Essere la roccia ferma in mezzo a un brivido è una missione: tu sai ascoltare? E hai chi ti ascolta?

E' la sensazione mia di ascoltare più io gli altri che loro me. La percezione di missione è giusta, è quella che ho da quando sono nata e la riscopro quotidianamente, anche con la terapia. Se a scuola arrivava un bambino nuovo lo aggregavo io al gruppo.

 

Il Velo e la seta è un sguardo libero verso l'orizzonte: sapere che nella nostra vita c'è sempre un altro orizzonte ti stimola o ti inquieta?

Entrambe le cose, so che la novità fa sempre paura ma io sono eccitata dall'idea di fare una cosa nuova seppur ci sia anche ansia. E' il mio cervello che funziona così.

 

La seta è un tessuto che ami particolarmente?

Non lo indosso praticamente mai ma è un materiale soffice e leggero ed è facile da fare volare.

 

Nel video hai in mano Gli Indifferenti di Alberto Moravia: perché è per te un libro importante?

Ti confesso che lo ho preso solo per l'estetica poi ne ho compreso il significato, che era importante per il video, e ora lo leggo. Per altro di Alberto Moravia ho già letto La Noia. Nel video ho voluto creare una estetica anni Ottanta.

 

Sempre nel video col pennarello evidenzi le tue origini calabre: cosa rappresenta per te quella parte di Italia?

Tutti i miei famigliari sono di giù, come si dice in Italia, anche se nati in Francia. Da quando sono piccola rappresenta per me un luogo di libertà e spensieratezza. Quando cresci magari scopri che lo è meno poiché da adulto capisci molte cose. Ma è lì che mi sono innamorata del mare.

 

"La luce del sole a volte si sbaglia, non viene su di noi" è una immagine neorealista, è stata usata in Miracolo a Milano, Fabrizio De André ha parlato di vicoli dove il sole non dà i suoi raggi in Città Vecchia. Cosa ti affascina della luce del sole?

Per me il sole è incredibile l'influenza che ha su di me è potente. Nei miei periodi buoi dove non vedo speranza basta un raggio di sole e mi cambia la mente. Sono meteoropatica tantissimo, sono nata per vivere dove c'è il sole, lo cerco metaforicamente da sempre.

 

La Giostra (Mare Mosso) è una canzone di resistenza: oggi sei sulla giostra o stai aspettando il prossimo giro? Tocchi le stelle e vedi il mare oppure sei in una primavera che sembra novembre?

Questo pezzo sarà con tutta la vita ora che ho imparato a stare su questa giostra. Poi chi è sensibile ci sale a rotazione, io ad esempio quando sono in tour sono felice e quando finisce divento triste. Due settimane dopo l'uscita dell'Ep mi sentivo vuota come se un anno di storia fosse volato in un giorno.

 

TEN (Tsunami) è una canzone che hai scritto da bambina in un momento difficile della tua vita famigliare, quando i tuoi genitori si sono separati: perché la hai voluta nell'album e oggi, a distanza di tempo, che sentimento provi per la Cèlia di allora?

Ho scritto in questi ultimi due anni cose che avevo dentro da tempo. Il Velo di Seta è uno sfogo dei miei demoni passati, ora voglio aprirmi al mondo e andare avanti. Il pezzo nel disco ci sta avendo 29 anni: dopo 15 anni è giunto il momento giusto per rivelarlo al mondo. Sentirlo oggi con la mia voce adulta è mettere il punto finale a qualcosa della mia storia.

 

Ti piacerebbe essere Apollo che guida il carro del sole?

Avrei molte responsabilità ma l'idea mi piace.

 

Ne Il tempo non esiste (Uragano) dici "tutti i ricordi che vivono in me un giorno svaniranno": ti fa paura l'idea di perdere pezzi di te?

Si mi fa paura, ma temo di più il passare del tempo, soprattutto sugli altri. Il pezzo lo ho scritto quando ho capito che i miei nonni non erano più come prima, il tempo passa e le cose cambiano. E' il solo brano senza speranza, vorrei che il tempo non esistesse, sono parole di sola rabbia.

 

Alla fine possiamo dire che quando ti guardi allo specchio oggi sai chi sei?

So meglio chi sono ma guardandomi anche intorno e riflettendo sull'esperienza di persone più grandi di me, mi ricordo che a 20 mi dicevo che a 30 saprò chi sono e  oggi invece ti dico che non ci sarà mai una risposta. La vita è inaspettata.

 

Che accadrà nelle prossime settimane?

Idealmente vorrei allestire un piccolo tour per l'autunno ma per questioni tecniche non so se riuscirò, faccio parte del progetto Kadebostany e ci sono date con loro già fissate. Ci provo per il 2026 sperando anche prima ma considera che sono da sola a cercarmi le date ed è molto complicato. Però l'idea di raccontare Il Velo di Seta in piccoli luoghi mi emoziona.

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