Vins, l'album Maison Boy: "La canzoni sono sigilli che ti proiettano in altre vite"
Musica
L'artista pugliese racconta, nel suo progetto, paure e sogni di una generazione che è ovunque e in nessun luogo nel medesimo istante. L'INTERVISTA
Dal club alla camera da letto, dalla città del sole a (una immaginata) Barcellona: Vins ci invita a viaggiare nel suo universo creativo con Maison Boy (Island Records), il suo nuovo Ep nel quale l’artista di Fasano racconta in modo autentico e colorato una generazione che non ha ancora capito dove sta andando ma che sa perfettamente da dove viene. Sette tracce che sembrano una chiacchierata alle 3 di notte, tra i bicchieri vuoti e la solita bugia di chi giura che è l’ultima e poi se ne va. Vins ovvero Vincenzo Schiavone, dice di amare la sua terra, quella dove è nato e cresciuto e forse per questo non si è mai chiesto cosa ci fosse oltre quei chilometri di sabbia, fin quando lo ha visto. Maison Boy nasce in uno spazio nuovo e indefinito per lui, è figlio di quella sensazione che si prova quando ci si sente ovunque e in nessun posto allo stesso tempo.
Vincenzo partiamo dalla storia di Maison Boy: come ci hai lavorato e come ha preso forma?
Sono rimasto chiuso in studio una settimana con un produttore arrivato da Copenaghen. La lavorazione è partita circa un anno e mezzo fa, ma le radici sono molto più dietro. Maison Boy è il frutto di molti giorni di studio. Ora faccio girare quello che racconta, esce da quello studio che è stato la mia casa in questi mesi.
Il tema portante è lo spaesamento di una generazione che non ha una bussola: in cosa la tua musica può indicare la stella polare?
Cerco di essere me stesso, faccio musica da quando ero bambino, mi viene naturale, è a musica la mia stella polare. Non sono così presuntuoso da dire che può essere una bussola, ma è bello pensare che la mia esperienza può essere riflessa su altri.
"Ogni emozione è provvisoria, provo a non affezionarmi": anestetizzare i sentimenti è un modo per salvare se stessi?
Occorre andare in fondo al sentimento devi prenderlo in maniere straviscerale prima di anestetizzarlo. Nella mia vita ho avuto un sacco di disguidi con l'amore e ci aggiungo pure come sono stato trattato dal mio paese, Fasano: infatti la frase nasce per una ragazza ma è verso un paese che non mi ha supportato e io quando ho smesso di essere rancoroso verso certe forme di bullismo ho trasformato la rabbia in positività.
La testa è ancora persa a Barcellona?
Mai stato ci sono stato, è solo un grande viaggio mentale. Ho letto una storia sui sigilli e mi ha flashato: ci sono gli scrigni, ci metti una lettera e poi il sigillo che è proiezione di te al futuro. Un ragazzo scrisse di essere circondato da numeri 1 e sono apparsi Rock Rubin e The Weeknd. Io quando ho girato quel video la ragazza che interpreta la sirena è diventata per due anni la mia ragazza: le canzoni sono sigilli. una proiezione in un'altra vita. E, a proposito di Barcellona, c'è chi ci si ritrovava attraverso i miei versi anche se io non ci sono mai stato.
L'incipit di Barcellona è "cercavo il mio posto nel mondo come chi cerca parcheggio": cosa sono per te le radici?
Tutto. Io ho una frase in testa: se vuoi essere universale racconta il tuo villaggio. Fasano la ho amata e odiata nel tempo. Mi domandavo se il villaggio sono i 40mila di Fasano o essere cittadino dal mondo: cercavo parcheggio sul marciapiedi, ho preso un mucchio di multe e poi ho compreso che un po' più in là c'è un parcheggio che si chiama il mondo.
In Caffèlatte dici "so che puoi capirmi quando dico certe cose": credi che oggi le difficoltà affettive siano legate al fatto che idealizziamo una persona e non la accettiamo per quella che è?
Ci pensavo tempo fa, secondo me sì. Si tende a idealizzare, si cerca di scansare quello che non piace. A volte si idealizza anche male, a me è capitato anche con la famiglia e gli amici poi nel tempo ho capito che non era così. Cerco oggettività quando sono con una persona. La prima parte dell'amore è idealizzazione poi capisci e diventa altro.
La descrizione che fai de La Città del Sole non sembra proprio solare visto che "ci crepi e nessuno verrà a salvarti": è quel Sud che è uguale in ogni luogo?
Secondo me sì. Però io mi salvo da solo, vivo ancora al Sud, ho aperto studio di registrazione, ho creato un campetto da basket col mio collettivo. Quando facevo musica mi dicevano vai a Milano: come fosse un gratta e vinci a Milano. Ma a 23 anni devi fartela tu la strada, troppo facile lamentarsi senza fare. Io porto vita al mio paese e questo mi fa stare ogni giorno nel mio villaggio destinato a diventerà world wide.
Esiste davvero la "lei (che) ascolta solo Vins in bus o in moto, in auto in radio quando è fuori con le amiche" o è una donna idealizzata? E' la tua idea di amore?
La frase nasce perché gli amici passano certe mie frasi alle loro ragazze, che sono donne che con la musica amano il mondo: chi mi ascolta si ascolta. Il video di Altomare lo abbiamo girato al faro di Torre Canne e poi sui pescherecci a Savelletri.
Chi è Il Chiacchierone che ti fa diventare pazz come Pino?
E' una canzone fatta per provocazione. Mai ho avuto un nemico, è una situazione immaginaria. Vado di chiacchiere come se non fossi me e poi mi prenderei a schiaffi, nasce come un sfottò tra me e gli amici, racconto quelli che non arrivano mai a niente. Se mi dimentico mia storia sono gran chiacchierone.
Alla fine possiamo dire che oggi il futuro non ti fa un botto paura? O forse te ne fa un po' meno?
Non mi fa più paura, ho smesso di essere un chiacchierone con me stesso. Ma devo essere fedele col ragazzo che è partito a 11 anni con desiderio di fare musica e si è preso tante schifezze: lo devo al me piccolino. Oggi devo lavorare per non fare paura al Vincenzo piccolo che un giorno tornerà.
Che accadrà nelle prossime settimane?
Ogni giorno sono in studio, quell'attrazione è troppo più forte per me. Ci sono concerti in estate, ci ricompattiamo con team. Ma in generale ti dico che Vivo giorno per giorno.