
Ozzy Osbourne e i Black Sabbath salutano il palco nella loro Birmingham davanti a 40mila fan in delirio, tra ospiti illustri e un Principe delle Tenebre seduto sul trono. Un ultimo show leggendario che ha chiuso un’era del rock e del metal.
Ozzy Osbourne saluta il palco come un re oscuro, seduto su un trono nero, con le mani che battono a tempo e gli occhi cerchiati di nero, come ai vecchi tempi. A 76 anni e con il Parkinson che lo accompagna come un compagno di palco silenzioso, il Principe delle Tenebre ha incendiato la sua Birmingham in un ultimo concerto insieme ai Black Sabbath davanti a oltre 40mila fan in delirio.
Tra gli ospiti Metallica, Guns N' Roses, Slayer, e Steven Tyler degli Aerosmith
“Non avete idea di come mi sento”, ha urlato Ozzy al Villa Park, avvolto in un cappotto di pelle nera e con una fascia dorata al braccio con scritto il suo nome. La voce rotta dall’emozione ma ancora graffiante, le mani che si alzano al cielo tra un tremore e l’altro, gli sguardi selvaggi che scivolano sulle prime file: Ozzy ha regalato un addio che è stato un atto d’amore, più che un concerto.
Per la prima volta in vent’anni la formazione originale al completo dei Black Sabbath è tornata sul palco insieme: Tony Iommi alla chitarra, Geezer Butler al basso e Bill Ward alla batteria. Dopo cinque brani della sua carriera solista, Ozzy si è fatto raggiungere dai compagni per altri quattro pezzi storici, chiudendo con quel “Paranoid” del 1970 che ancora oggi fa tremare le vene di chiunque abbia amato il metal.
A rendere l’addio ancora più potente, una parata di ospiti da pelle d’oca: Metallica, Guns N' Roses, Slayer, Ronnie Wood dei Rolling Stones e Steven Tyler degli Aerosmith, tutti a tributare l'ultimo inchino al padrino di un genere che ha insegnato al mondo a non avere paura del buio, ma ad abitarlo.
“Vi amo”, ha detto Ozzy alla folla, con la voce rotta e un sorriso che strappava applausi. Nonostante la malattia, ha retto il palco da seduto, con la stessa potenza iconoclasta di chi un giorno ha deciso di mordere la testa di un pipistrello durante un concerto, trasformando l’orrore in leggenda.

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la chiusura di un cerchio
Il concerto di Birmingham non è stato solo un addio: è stata la chiusura epica di un cerchio cominciato decenni fa, nella stessa città, in cui un gruppo di ragazzi ha deciso di suonare musica che suonava come il battito del cuore quando si ha paura. E oggi, anche se Ozzy Osbourne non potrà più saltare sul palco come un tempo, resta l'eco di un urlo che ha segnato generazioni: quello di chi non ha mai smesso di credere che il rock sia molto più di musica, sia una casa, un rifugio, una sfida al tempo che passa.
E mentre le luci si spengono sul palco del Villa Park, Ozzy sorride, stringe il microfono e saluta i suoi fan: “Grazie dal profondo del mio cuore”. È l’addio di un re, che resta, anche seduto su un trono nero, eterno e vivo nelle note di “Paranoid” e nelle urla di 40mila cuori che, per una notte, hanno cantato con lui, senza paura del buio.
