Perché i Nu Genea sono il nuovo fenomeno, oltre il singolo Sciallà

Musica
Giuditta Avellina

Giuditta Avellina

Sciallà, l’ultimo singolo dei Nu Genea, con il suo groove irresistibile segna una nuova tappa nel percorso di un fenomeno musicale italiano capace di reinventare la tropical-house partenopea fondendo tradizione e contaminazioni mediterranee

E sulo, sulo ’e na manera, se campa allero allero non è solo un verso di Sciallà, ultimo singolo dei Nu Genea ma racchiude in poche parole il senso profondo del loro nuovo singolo: vivere con leggerezza, seguendo la propria strada nonostante le difficoltà. Sciallà si impone come uno degli inni più vibranti di questa estate, un’esplosione di ritmo e groove che invita a liberarsi dalle tensioni, abbracciando il flusso solare della tropical-house mediterranea. Ma dietro la sua energia contagiosa si cela un messaggio più ampio, un progetto culturale che, partendo dal cuore pulsante di Napoli, si apre al mondo, celebrando una filosofia di vita fatta di ricerca, gioia e autenticità.

Più che brani, un crogiolo di lingue ed influenze

Massimo Di Lena e Lucio Aquilina, in arte Nu Genea, non sono solo musicisti, ma veri e propri "archeologi sonori". Il loro progetto artistico nasce da una ricerca meticolosa che li porta a esplorare e reinterpretare gli "echi sonori" che, nei secoli, hanno toccato le coste di Napoli, la loro città natale e una fonte inesauribile di sensibilità interculturale. Si definiscono crate diggers, cercatori di vinili che "viaggiano attraverso scantinati polverosi in tutto il mondo per scoprire gemme musicali dimenticate in formato vinile".   Il loro sound distintivo è descritto come un' "equazione groovy originale pienamente pervasa da disco, funk, boogie, elettronica, dub, folk e molto altro". Mescolano sintetizzatori con strumenti acustici tradizionali come mandolino e flauto. Il mix è letale: suoni artigianali uniti a un crogiolo di lingue, dal dialetto napoletano al francese, dal tunisino al siciliano in una mescola perfetta.

Album e viaggi concettuali: da Nuova Napoli a Bar Mediterraneo

Se dovessimo individuare un segreto della piacevolezza che accompagna l'ascolto di ogni pezzo e di ogni album dei Nu Genea, questa starebbe probabilmente incastonata nel fatto che ogni loro disco è una sorta di viaggio concettuale. Basti pensare a Nuova Napoli (2018), intenso tributo alla loro città ma ricostruendone l'energia dal loro studio di Berlino e "calibrando i loro sintetizzatori sul meridiano del Vesuvio". Stessa storia per Bar Mediterraneo (2022) che espande ulteriormente questa visione, immaginando "un luogo condiviso dove le persone si incontrano e si fondono, uno spazio che lascia le sue porte aperte ai viaggiatori e alle loro vite". E in cui - questa è una delle magie attivate dai Nu Genea - Napoli stessa, ideale passaggio tra diverse popolazioni, diventa testimonianza concreta della loro capacità di ibridazione culturale. E, in effetti, forse anche la scelta nel 2021, del duo napoletano di cambiare il proprio nome da Nu Guinea a Nu Genea, va in questa direzione. Di certo ha segnato un momento di svolta nella loro identità artistica, più coerente con la volontà di fare e trasmettere il senso di un conscio viaggio concettuale. Infatti il nome originario, ispirato alla biodiversità dell’isola della Nuova Guinea, è stato abbandonato quando i due musicisti hanno scoperto che il termine “Guinea” era stato usato negli Stati Uniti come epiteto razzista nei confronti degli italiani del sud. Una consapevolezza che li ha spinti a prendere le distanze da un’espressione potenzialmente offensiva e a intraprendere un percorso più attento sul piano culturale. Il nuovo nome si rifà alla parola greca genéa, che significa “nascita”: un simbolo di rinascita, ma anche di rinnovata coscienza e che meglio esprime l’essenza stessa della loro musica, costruita sull’incontro tra stili, suoni e influenze che hanno attraversato il Golfo di Napoli, ma abbracciano il mondo.

Sciallà, manifesto della nuova tropical-house napoletana

Il nuovo singolo rappresenta questi intendimento, neppure mai troppo sotteso in tutta la loro produzine: Sciallà è un invito a lasciarsi andare, a vivere senza pressioni, come suggerisce il titolo in dialetto napoletano. Il brano intreccia ritmi up-tempo, percussioni mediterranee, fiati e linee di basso avvolgenti, in un mix che trasforma la leggerezza in energia collettiva. La scelta di cantare in napoletano rafforza il legame con le radici, ma il messaggio è universale: ballare per liberarsi, per scacciare le negatività, per sentirsi parte di una comunità. Sciallà si inserisce dunque coerentemente in un percorso che ha visto Nu Genea passare da collaborazioni con giganti come Tony Allen (nel progetto The Tony Allen Experiments del 2015) a progetti come Bar Mediterraneo, portando la world music napoletana nei club di tutto il mondo. Il loro stile unisce strumenti vintage, elettronica raffinata e testi in dialetto, dialoga con la tradizione di artisti come Pino Daniele e James Senese, ma guarda anche al futuro, contaminando pop, rap, jazz e dance. E l'incantesimo popolare è servito. 

Napoli, terreno fertile per l'ibridazione musicale e vero segreto dei Nu Genea 

Tra gli artefici del successo dei Nu Genea, lapalissianamente, è innegabile che la facciano da padrone proprio Napoli e una tradizione musicale che, affondando le radici nel XVI secolo, è da sempre terreno fertile per l’ibridazione sonora. Dalla canzone napoletana ottocentesca alle sperimentazioni jazz e rock degli anni ’60, in fondo è evidente a tutti quanto la città abbia sempre saputo reinventarsi attraverso le generazioni. Poi, tra gli altri, sono arrivati gli indimenticabili Ottanta con Pino Daniele che ha tracciato una nuova via con il suo stile “tarumbò” - ispirandosi all’antica parlesia napoletana (codice linguistico inventato dai musicisti partenopei per poter comunicare in pubblico senza farsi capire dai presenti) - come unione delle parole “tarantella” e “blues” e di fatto unendo folk, blues, jazz e funk. In definitiva, tutto questo è stato utile a costruire l’eredità che i Nu Genea raccolgono consapevolmente con musica sostanzialmente in dialetto, ma proiettata verso l’esterno, con uno sguardo aperto e globale e in contrasto con una più spiccata autoreferenzialità della scena neomelodica.

Da Napoli a lidi globali si allero vuoi campà

I Nu Genea hanno portato il loro sound sui palchi di festival e club prestigiosi in tutto il mondo, da Amsterdam all'Australia, dal Brasile a Parigi. Con più di un milione di ascoltatori mensili su Spotify, la loro è una portata internazionale trainata dal loro fascino retrò e anche dall'uso di suoni disco funk degli anni '70 e '80 che innescano una sorta di effetto nostalgia musicale per un passato che in effetti molti loro ascoltatori tipo non hanno realmente vissuto, ma che comunque apprezzano e che contribuiscono a generare un senso di comunità e di esperienza condivisa, un Bar Mediterraneo dove la cultura e la lingua napoletana viaggiano verso lidi globali. Però, di fatto, generando una globalizzazione sui generis dove sono Napoli e la sua autenticità culturale a proiettarsi oltre i quartieri, verso un palcoscenico genuinamente mondiale, sempre ballando e che sarrà sarrà, si allero vuò campà.

 

Spettacolo: Per te