Addio a Sly Stone, re del funk. Aveva 82 anni

Musica

Il musicista americano è scomparso a causa di una patologia nota come broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), un insieme di malattie respiratorie che interessano polmoni e bronchi, e di altri problemi di salute pregressi. È stato uno dei principali precursori del suono funk degli anni Settanta insieme a James Brown

Il musicista americano Sly Stone, che ha fatto scatenare le piste da ballo con brani funky e testi spesso socialmente impegnati, è morto all’età di 82 anni a causa di una patologia nota come broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), un insieme di malattie respiratorie che interessano polmoni e bronchi, e di altri problemi di salute pregressi. “Mentre piangiamo la sua assenza, troviamo conforto nella consapevolezza che la sua straordinaria eredità musicale continuerà a risuonare e a ispirare le generazioni future”, si legge nel comunicato diffuso dalla famiglia.

PRECURSORE DEL FUNK INSIEME A JAMES BROWN

Nato nel 1943 in Texas, Sylvester Stewart, noto come Sly Stone, era cresciuto nella Bay Area di San Francisco. Nel 1952, nella formazione degli Stewart Four, un quartetto gospel composto anche da altri tre fratelli, aveva pubblicato localmente un singolo. Polistrumentista e dj radiofonico, aveva poi suonato in band locali e lavorato come produttore per altre band. Nel 1966 aveva formato gli Sly and the Family Stone, una fusione del suo gruppo, Sly and the Stoners, cono quello di suo fratello Freddie, Freddie and the Stone Souls. La band aveva unito soul, rock psichedelico e gospel, e Stone era diventato uno dei principali precursori del suono funk degli anni Settanta insieme a James Brown. Nel 1967, infatti, era arrivata la svolta con il brano Dance to the Music, che nel 1969 era stato seguito dal quarto album in due anni, Stand!, con più di tre milioni di copie di vendite. Nello stesso anno, la band aveva suonato nei festival musicali più importanti dell’epoca, Woodstock e Harlem Cultural Festival. I tre singoli Everyday People, Thank You (Falettinme Be Mice Elf Agin) e Family Affair avevano anche raggiunto il primo posto nelle classifiche americane. Tra gli album, There’s a Riot Goin’ On del 1971, registrato prevalentemente da Stone in solitaria e considerato uno dei più grandi del XX secolo, aveva espresso una malinconica riflessione sui diritti civili e sull’idealismo corrotto del Dopoguerra, mentre il disco Fresh! aveva sfoggiato in copertina il ritratto di Stone realizzato da Richard Avedon. Tuttavia il gruppo, noto per le sue assenze dai concerti, si era lentamente disgregato a causa del consumo di droghe e nel 1975 si era definitivamente sciolto. Lo stesso Stone aveva affrontato la dipendenza dalla cocaina e, nonostante le esibizioni con colleghi come i Funkadelic e Bobby Womack, non aveva pubblicato altri album dopo Ain’t But the One Way del 1982. Nel 1983 era stato inoltre arrestato per possesso di cocaina e nel 1987 per guida sotto l’effetto di cocaina. Dopo una fuga in Connecticut, due anni dopo era stato arrestato e condannato a 55 giorni di carcere, cinque anni di libertà vigilata e una multa. Solo nel 2006 si era esibito di nuovo in pubblico per un omaggio a Sly and the Family Stone ai Grammy Awards. Nel 2011, dopo un tour discontinuo con i Family Stone, aveva infine pubblicato il suo ultimo album, I’m Back! Family & Friends. A causa di difficoltà con le royalties, aveva poi vissuto gli ultimi anni in povertà. "Sly è stato una figura monumentale, un innovatore rivoluzionario e un vero pioniere che ha ridefinito il panorama della musica pop, funk e rock", si legge nel comunicato della famiglia. "Le sue canzoni iconiche hanno lasciato un segno indelebile nel mondo e la sua influenza rimane innegabile. A testimonianza del suo intramontabile spirito creativo, Sly ha recentemente completato la sceneggiatura della sua biografia, un progetto che non vediamo l'ora di condividere con il mondo a tempo debito, che segue un memoir pubblicato nel 2024".

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