Nile Rodgers, tra Chic, Bowie e Daft Punk: "Faccio musica per rendere un brano più bello"

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Valentina Clemente

Valentina Clemente

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La musica con gli Chic, le produzioni con David Bowie, Madonna, Diana Ross. Ma anche il successo con i Daft Punk e i Coldplay. Il legame con l’Italia, “che sa fare festa” e dove tornerà per alcune date dal vivo quest’estate. La voglia di continuare a suonare, per rendere più belli i brani di tanti artisti, e l’amore per la musica, che lo rende felice ogni giorno: abbiamo incontrato Nile Rodgers ai leggendari Abbey Road Studios di Londra, di cui è Chief Creative Advisor: ecco la nostra intervista

Domenica pomeriggio, Londra. Davanti agli Abbey Road Studios è pieno di gente: c’è chi scatta qualche foto sulle strisce pedonali (sì, proprio quelle dell’iconico album dei Beatles), chi si fa un selfie davanti alla porta d’entrata. C’è chi addirittura intona qualche canzone dei Fab Four, ma tutto si ferma lì, all’esterno. Agli Studios, infatti, si può accedere soltanto con un pass ad hoc, che io e il mio cameraman abbiamo ricevuto poche ore prima via mail. Sì, siamo qui per un’intervista a Nile Rodgers, proprio negli spazi dove ogni giorno si incontrano i più importanti artisti da tutto il mondo. Appena entro vengo subito colpita da una strana sensazione: c’è un silenzio quasi assordante, ma ha qualcosa di speciale. Sicuramente c’è qualche fantasma dei Fab Four che mi sta accanto, ma il solo pensiero di essere in questo posto magico fa scattare in me un mix di onore, felicità, rispetto ma anche un po’ di soggezione che, però, va subito via appena arriva lui, Nile Rodgers. Hey Valentina, what’up?! Mi accoglie così la leggenda della musica: un sorriso accogliente e divertito mi fa capire che non c’è nulla da temere. Poche volte mi sono sentita così a mio agio, ma credo sia una caratteristica dei Grandi, che non devono dimostrare niente a nessuno, ma si divertono ancora tantissimo a fare ciò che amano di più: la musica, ma anche le interviste. 

Parliamo di Anderson .Paak e Bruno Mars, e gli dico che lo scorso anno ero a Coachella al set de Le SSerafim, gruppo k-pop con cui ha collaborato e con cui ha suonato proprio a Indio, e iniziamo a parlare di questo genere musicale. Gli chiedo perché secondo lui è così amato, e Nile mi spiega che musicalmente gli artisti K-pop hanno veramente qualcosa di speciale. "Non voglio essere troppo tecnico, ma fidati che lavorare con loro è proprio bello", mi dice.

 

Nile Rodgers agli Abbey Road Studios, c’è un modo migliore di definire il paradiso? Perché lei è così legato a questo posto?

Questo è un posto magico, sì. E quando mi hanno chiesto di collaborare mi hanno offerto una posizione che sembrava molto importante. Come giustamente dicevi prima, un giorno sono in studio con Anderson .Paak, poi con i Duran Duran o David Guetta: faccio tutto quello che mi piace. Qui ho la libertà di essere un vero artista. Mi hanno anche chiesto di fare una versione classica di Let’s Dance, ma ho preferito declinare perché sapevo che non avrebbe reso giustizia a David Bowie. O meglio: avrei potuto farla, e sono sicuro ne sarebbe uscita una versione bellissima, ma a David piaceva quel groove che tutti conosciamo. Ecco, le mie scelte agli Abbey Road Studios non vengono mai messe in discussione, e creare qui, in questo studio, per me è importantissimo. Qui posso fare essere un artista dalle mille sfumature. Non c’è un posto migliore di questo!

Nile Rodgers, l'innovatore

Lei è un innovatore: è stato il primo – e lo è ancora oggi in tantissime cose. La sua musica è diventata la base di tantissimi altri generi, anche l’hip hop. Come si sente a essere un precursore?

Ci penso solo quando qualcuno me lo dice, sono sincero. Non faccio musica per dimostrare qualcosa, ma solo per rendere un brano più bello. Ho fatto centinaia di collaborazioni nella mia carriera ed è quello che amo fare di più: mi piace proprio stare in studio con tanta gente e artisti. E poi adoro l’idea che tu sia italiana! Sono stato a lungo amico del Maestro Ennio Morricone: quando è venuto a suonare al Madison Square Garden ci siamo incontrati e mi ha permesso di sedermi dietro di lui durante il concerto. Ero così orgoglioso e mi dicevo: "Hey, Nile! Sei qui con Ennio Morricone!". È un momento che non dimenticherò mai.

Le collaborazioni con Madonna, David Bowie, Diana Ross...

Lei ha lavorato con i migliori: Madonna, David Bowie, Diana Ross, Coldplay…

Eh sì, con i Coldplay ho lavorato per ben due volte: la prima a un brano del loro ultimo album, la più recentemente tre settimane fa. Chris Martin mi ha chiamato mentre ero a letto e mi ha detto: "Nile, stiamo lavorando a questo brano, ma non è finito… mi dai una mano, vieni in California a finirlo?". Io gli dico: "Ma non posso, vado in Sudamerica per il tour!". Quindi mi manda i file e il giorno dopo gli giro la versione finita. Chris mi ha subito scritto, entusiasta della versione finale.

"L'ingrediente speciale di tanti successi? Ho fatto solo il mio lavoro"

Come si sente a essere l’ingrediente speciale di così tanti successi?

Credimi: ho fatto solo il mio lavoro. Mi viene chiesto, e lo faccio. Si parla solo dei brani che hanno successo, ma spesso mi è capitato di non ottenere risultati eccellenti… Ho collaborato a tanti, e quando sono belli si sente e se ne parla. Qualche giorno fa ero in questo studio con i Duran Duran e ci siamo accorti che il clima era lo stesso di quando abbiamo lavorato a The Reflex, tanti anni fa. Nell’industria musicale è impossibile che vada sempre tutto bene: ci saranno sempre momenti belli, e altri meno con cui confrontarsi. Ma la cosa importante è divertirsi, sempre: proprio quello che è successo con i Duran Duran quarantacinque anni fa e appena qualche giorno fa qui agli Abbey Road Studios.

"Let's Dance di Bowie? Arrivata dopo cinque fallimenti"

Ma è vero che Let's Dance di David Bowie è arrivata dopo cinque fallimenti?

Sì, certo. All'epoca io e la mia band (ancora non eravamo gli Chic) avevamo cercato contratti discografici ma non eravamo riusciti a portare a casa nulla. Avevamo tentato anche come gruppo rock, ma zero. Poi ho creato quel groove inconfondibile che tutti conoscono oggi, ma sono partito da tanti fallimenti, che comunque mi hanno insegnato qualcosa. 

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I concerti in Italia quest'estate

Parliamo dei concerti che farà in Italia quest’estate: sarà una festa!

Oh sì, altroché! Ci divertiremo un sacco. Abbiamo suonato in posti piccoli e più grandi: ogni show è stato magnifico, anche a Roma con un’orchestra sinfonica. Ho vissuto a Viareggio, andavo in tanti club come il Jackie O’ e a Il Covo: conosco bene l’Italia e so come ci si diverte. Non ditemi che non posso farlo, perché so che ci sarà da divertirsi!

La storia della collaborazione con i Daft Punk

Com’è stato lavorare con i Daft Punk? Li ha visti senza casco, vero?

Ma certo che li ho visti senza casco!

 

Lei è uno dei pochissimi ad esserci riuscito…

Alla festa dopo i Grammy entrambi non avevano i caschi: nessuno sapeva chi erano, tranne me e pochi altri (ride). Sono venuti a casa mia per farmi ascoltare delle demo gli ho chiesto di non farmele sentire. Loro hanno insistito ma io ho detto: "No, non ho bisogno di ascoltarle. Le imparo appena arrivo in studio, scrivo qualcosa e le suono dall’inizio alla fine, come ho sempre fatto. È R&B vecchia scuola, che faccio da sempre". Quindi sono arrivato in studio e ho scritto la griglia armonica di Get Lucky, ma ho detto: "Fatemi un favore, togliete tutto. Non suona bene. Il ritmo non mi piace". Non era una critica, ma semplicemente non mi suonava bene. Ho fatto togliere tutto tranne la batteria, io ho suonato prima la chitarra e poi la chitarra plexiglass. Sapevo che la chitarra doveva avere un ruolo importante, e così è stato. E lì è nata Get Lucky (suona con la voce le note del brano, ndr). Poi i Daft Punk mi hanno chiesto di collaborare ad altri brani, così ho lavorato a Give Life Back To Music e Lose Yourself To Dance. Mi continuavano a chiedere di fare altre cose ma alla fine ho detto loro: "Ragazzi, ho altro da fare, non ho tempo!". Sono l’unico ad aver collaborato a tre brani dell’album Random Access Memories, ma avrei potuto farne molti altri. Nessuno ci crede, ma ho fatto tutto in due, massimo tre ore. Ho scritto la musica a modo mio, e a loro è piaciuto!

"Il segreto? Amo ciò che faccio"

Il segreto è amare ciò che si fa?

Amo ciò che faccio, e lavoro sempre per la persona con cui collaboro. So quello che ho fatto nella mia carriera, e non devo dimostrare nulla. So cosa significa aver scritto I’m Coming Out, Le Freak, Upside Down, aver lavorato a The Reflex, o collaborato con Bowie, Madonna, INXS, Coldplay, George Michael, Paul Simon… Potrei continuare a lungo. Ma anche Mick Jagger, Herbie Hancock, potrei andare avanti all’infinito!

"Farò sempre il mio meglio per rendere più belli i brani degli altri"

E adesso?

Cosa voglio fare? Proseguire con quello che avevo iniziato a fare: lavorare in studio con altri artisti, e migliorare i loro brani. Mi piace scrivere per me, ma l’ho fatto talmente a lungo… la cosa più bella è collaborare con qualcuno e vedere che apprezza ciò che fai. È successo anche con Avicii, e pochi giorni fa ho scritto a Diplo, con cui non ho mai lavorato: "Ho qualcosa per te, non posso ancora dirti cosa… ma c’è! Ma fidati che ti divertirai un sacco!". Lui mi ha risposto entusiasta: "Ok, ci sto!". Non penso mai: sono un compositore, e lavoro per me. Ma farò sempre il mio meglio per rendere speciali i brani degli altri. Ed è così bello!

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