Compagnia Daltrocanto presenta il singolo Ventitré Maggio: il video

Musica

Il brano, che ci riporta al giorno in cui furono assassinati Giovanni Falcone con sua moglie e la scorta, è impreziosito dalla partecipazione Danilo Sacco e Sandro Deidda

IL VIDEO E' INTRODOTTO DA UN TESTO ORIGINALE DEL GRUPPO

Ventitré Maggio è il primo singolo estratto dal nostro ultimo lavoro intitolato Come

acqua di mare, disco che ha il sapore di un nuovo inizio perché vive dentro un parziale

cambio di formazione. Tra i brani storici che ritrovano luce, c’è proprio Ventitré Maggio: come titolo c’è una data che dovrebbe essere scolpita nella memoria di tutti noi italiani. È il giorno in cui, nel 1992, Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e

gli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro vennero barbaramente uccisi nella Strage di Capaci. La storia del magistrato è nota a tutti, la solitudine dell’uomo dietro l’eroe, spesso viene invece dimenticata. Ed è di questo di cui, dichiaratamente, senza filtri, parla la nostra canzone. Per rendere più sentito

questo doveroso omaggio, abbiamo avuto la fortuna di avvalerci della preziosa

collaborazione di Danilo Sacco, già voce dei Nomadi, sicuramente uno degli interpreti più espressivi della musica italiana e dell’eleganza del sax soprano di Sandro Deidda, uno dei musicisti che hanno reso la città di Salerno punto di riferimento per il jazz italiano.

Immaginare un videoclip che accompagnasse questo brano concentrandosi sul narrare non tanto la storia professionale, quanto la vicenda umana di Giovanni Falcone, non è stato semplice. Le immagini, nonostante i trent’anni di distanza, sono ancora troppo vivide e utilizzare una narrazione cinematografica ci sembrava quasi una mancanza di rispetto nei confronti della verità. Abbiamo quindi deciso di utilizzare il disegno e la motion graphic, per raccontare, con la maggior delicatezza

possibile, una pagina così tragica della nostra storia. Rosario Giacomazza, illustratore e visual designer, Rosita Gigantino e Paolo Battista, sceneggiatura e regia, hanno dunque ripreso dal testo del brano un’immagine estremamente simbolica della terra di Sicilia, l’albero di arancio, resistente, tenace, prezioso. Capace di recare i fiori e i frutti più profumati del Mediterraneo, ma non senza aver prima generato una gran quantità di pungenti spine. Le spine da cui è stato trafitto Giovanni Falcone, in questa Passione tutta civile che l’ha portato a diventare il simbolo più riconoscibile

della lotta alla mafia, fanno parte della storia del nostro Paese, così come fanno parte della storia dell’Italia i volti di tutti coloro che hanno contribuito, pagando un prezzo altissimo, a squarciare il velo dell’indifferenza di fronte al fenomeno mafioso. A noi rimangono i frutti della vita straordinaria di un uomo che avrebbe voluto, solo, dell’ordinaria giustizia. Continuiamo a farli germogliare.

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