Jonny Greenwood dei Radiohead e il musicista Dudu Tassa annullano 2 concerti per minacce

Musica
Johnny Greenwood (Foto Getty)

la coppia di musicisti ha annullato due esibizioni previste a Londra e Bristol a causa di minacce giudicate credibili dagli organizzatori. Alla base, l’appello al boicottaggio da parte di un gruppo filo-palestinese. Gli artisti parlano di censura e intimidazioni, mentre il PACBI accoglie con favore la cancellazione

Jonny Greenwood, chitarrista dei Radiohead, e il musicista israeliano Dudu Tassa hanno annunciato la cancellazione di due concerti nel Regno Unito a seguito di quelle che definiscono “minacce concrete”. I live, inizialmente previsti a Londra e Bristol, sono stati annullati in seguito a un’ondata di proteste e a un appello al boicottaggio lanciato dalla Campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI), parte del movimento BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni contro Israele).

 

l'annullamento comunicato sui social

In una dichiarazione diffusa sui loro canali social, Greenwood e Tassa hanno spiegato che gli organizzatori locali hanno ricevuto minacce considerate sufficientemente credibili da rendere non sicura la realizzazione degli eventi. "Siamo profondamente rattristati di dover cancellare i nostri concerti", hanno scritto i due artisti. "Crediamo che gli artisti debbano essere liberi di esprimersi, indipendentemente dalla loro nazionalità o religione, e dalle decisioni prese dai loro governi. Queste intimidazioni non aiuteranno a raggiungere la pace e la giustizia che tutti meritano in Medio Oriente."I due musicisti, che hanno collaborato per un progetto musicale che fonde sonorità mediorientali e rock sperimentale, si sono detti vittime di censura. “La musica dovrebbe unire, non dividere”, hanno affermato. Greenwood, noto per la sua lunga militanza nei Radiohead, ha più volte collaborato con artisti provenienti da contesti diversi, incluso Tassa, che rappresenta una delle figure più influenti della scena musicale israeliana.

 

 

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Il gruppo PACBI ha accolto positivamente la cancellazione dei concerti, definendola un risultato della pressione popolare e rinnovando l’appello affinché tutte le venue del Regno Unito si rifiutino di ospitare eventi con Greenwood e Tassa. In un comunicato pubblicato su X (ex Twitter), il gruppo ha accusato i due artisti di essere “complici del genocidio a Gaza”, facendo riferimento in particolare alla partecipazione di Greenwood a un concerto tenutosi a Tel Aviv nel maggio 2024. Anche i Radiohead sono stati nuovamente criticati per aver ignorato, in passato, le richieste di boicottare Israele, venendo definiti “la band più nota ad aver sfidato gli appelli internazionali al boicottaggio culturale”.

 

i trascorsi tra il movimento BDS e i Radiohead 

Le tensioni tra il movimento BDS e i Radiohead non sono nuove. Già nel 2017, la band britannica aveva rigettato le pressioni per cancellare un concerto in Israele, definendo la campagna del BDS uno “straordinario spreco di energie”. Più di recente, nel 2024, anche Thom Yorke è stato coinvolto in un episodio controverso: durante un’esibizione da solista a Melbourne, in Australia, un membro del pubblico ha interrotto il concerto con una domanda diretta sul conflitto in corso a Gaza. “Quanti bambini morti ci vorranno perché si condanni il genocidio?” ha gridato. La reazione del cantante non si è fatta attendere: ha accusato l’interruzione di aver rovinato il momento e ha sfidato l’uomo a salire sul palco per parlarne faccia a faccia.

L’annullamento dei concerti riaccende il dibattito sul ruolo della cultura nei conflitti geopolitici e sulla libertà di espressione degli artisti. Mentre i sostenitori del BDS considerano il boicottaggio uno strumento non violento per esercitare pressione su Israele, molti artisti e intellettuali ritengono che impedire eventi culturali sia una forma di censura che non aiuta il dialogo.

Per ora, Greenwood e Tassa restano fermi nella loro posizione: la musica come ponte, non come campo di battaglia. Ma la crescente polarizzazione attorno al conflitto israelo-palestinese sembra rendere sempre più difficile la distinzione tra arte e politica

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