Les Votives, l'album Window: "X Factor ci ha dato consapevolezza"
Musica Credit Francis Delacroix
Un immaginario dalle mille sfaccettature è ospitato nel progetto della band grande protagonista del talent musicale di Sky Uno. L'INTERVISTA
Di intitola Window (Warner Music Italy), l’EP di debutto dei Les Votives. Anticipato dal singolo Feel Alright, il progetto d’esordio della band milanese è una finestra per affacciarsi sul mondo dei Les Votives, un primo scorcio con il quale si presentano per raccontarsi e raccontare il loro immaginario nelle sue mille sfaccettature, come si può notare dai titoli dei brani che ne compongono la tracklist. Riccardo Lardinelli (voce e chitarra), Angelo Randazzo (batteria) e Tommaso Venturi (basso) si presentano al mondo con un progetto che racchiude le sonorità delle grandi icone del secolo scorso unite alle ispirazioni del presente, tra eleganza e ribellione con uno sguardo aperto verso nuove prospettive, come una giovane rock band sa fare.
Ragazzi partiamo dalla storia di Window.
L'Ep è stato fatto in tempi record per noi. Il tema centrale è il sentire e il
guardare il diverso, condividere esperienze con gli altri. Nasce dal voler esplorare
questa calamita che sentiamo di avere e che attrae verso di noi soggetti strani che ci
raccontano delle storie.
E voi?
Ci fermiamo ad ascoltare, ci interessa da sempre. Ognuno si sente diverso a suo modo e per noi non è mai stato un problema. Vivere la diversità e il sentirsi diversi non come un tallone d'achille ma come un pregio è una gran figata.
Spesso la parola window, ovvero finestra, è abbinata al mondo social, dove viene mostrato di tutto e possiamo immergerci nelle vite altrui. Vivete questi mezzi come strumenti di ascolto o sono un riflesso ingannevole di apparenze?
I social sono un grande mezzo per la musica, ci siamo resi conto che molti giovani
iniziano a fare musica o ad ascoltare musica del passato grazie ai trend di TikTok che ripescano pezzi di molti anni fa, per citare un esempio. Certo, c'è anche un grande inganno, c'è lo zapping compulsivo che è un mezzo che nasce per arricchire ma può impoverire l'anima e le giornate. In questo senso ognuno è responsabile. Noi, per esempio, dopo un'ora di utilizzo abbiamo impostato il blocco automatico.
Priscilla è un brano nostalgico che esplora la perdita della bellezza e della giovinezza, e nasce da tre giovanissimi. Come siete arrivati a voler esplorare questo tema mentre state vivendo a pieno la primavera della vostra vita?
É vero, non è un argomento che ci tocca direttamente, ma è proprio questo il potere
dell'arte: poter viggiare in mondi lontani, esplorare strade sconosciute e non nostre,
romanzandole anche se è utile per la narrazione. Può nascere di tutto attraverso casuali richiami a esperienze e chiacchierate con altri. É anche il potere dell'arte del romanzare grazie alla quale è possibile provare una sensazione anche se non appartiene in modo diretto al proprio vissuto personale.
Come mai avete scelto proprio questo pezzo per aprire i live?
Forse è il pezzo più rock 'n roll dell'EP, a livello di sound la immaginavamo bene per
la nostra entrata sul palco.
Quanto c'è in Window della vostra esperienza a X-Factor?
Forse Window senza X-Factor sarebbe uscito diverso, in primis il talent ci ha dato
una certa consapevolezza poi è, a tutti gli effetti, un esperimento sociale che aiuta a capire che cosa piace e cosa meno, è una esperienza che ci portiamo tutti dietro e ci aiuta, ci orienta nel prender decisioni. Ci ha insegnato anche a sforzarci quando abbiamo lavorato alle assegnazioni di Achille Lauro, lontane da noi e dalla nostra musica.
Parliamo di Falafel: spesso l'arte abbraccia gli eccessi, pensiamo alla retorica
del genio folle, della rockstar alcolizzata. La via di fuga che proponete e raccontate voi in questo brano è il ballo, che è qualcosa che crea e non distrugge...
Falafel parla del brivido di perder tutto in un secondo, dell'essere sull'orlo di un
collasso ma riuscire comunque a tappare per un momento questo senso di perdizione e paura proprio ballando. Il ballo è una forma di sfogo costruttivo, che fa nascere un qualcosa, è un modo per staccare la spina e dare vita ad altro. Rappresenta la via di fuga in generale e molte volte serve a identificarne una.
Supernaturally è il brano più articolato di Window anche dal punto di vista melodico.
E' vero, ha tanta ricerca musicale. Nasce ad agosto di due anni fa da un incontro in un bar di Chinatown, il Saloon degli Artisti: lì c’è una cantina dove succedono varie cose e noi incontriamo un personaggio che ha iniziato un delirio espressivo raccontando la sua vita intera; abbiamo registrato le sue parole e poi abbiamo lavorato di fantasia, romanzandole. Ed è nata Supernaturally.
Monster è il racconto di uno scambio acceso, qual è per voi il valore del litigio? La discussione distrugge o costruisce?
Il fine del brano è proprio voler rappresentare il tornado del litigio, è una lettura
lasciata aperta appositamente per permettere a chi ascolta di interpretarne
l'evoluzione. Nel litigio si dicono cose che non pensiamo, noi lo identifichiamo nel
mostro, come fosse un demone che ci fa dire e fare cose che in lucidità non faremmo
né diremmo mai.
Voi litigate?
Noi litighiamo come si fa in tutte le famiglie, l'importante è risolvere, se il conflitto
viene spostato sul piano costruttivo serve sempre. Noi siamo comunque tre anime
diverse e tre parti diverse, ci sentiamo molto in uno schema di famiglia.
Questa vostra calamita verso persone che hanno qualcosa di stravagante da
raccontare in che luoghi manifesta il suo magnetismo?
Nei locali, noi principalmente andiamo nei pub, a Milano ma in ogni posto...C'è un termine francese che è flaneur, significa bighellonare, passeggiare. Noi ci definiamo “flanerali”, ci perdiamo per queste vie lasciandoci emozionare da ogni cosa, abbandonando le redini e scoprendo ogni angolo della città, incontrando
persone. Noi “flaneriamo” spesso in giro dopo la chiusura dei pub, che non è
assolutamente un disfarsi bensì un trovare luoghi e situazioni da esplorare, parole da
scambiare, nuove contaminazione che ci possono arricchire.
