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Baustelle, album El Galactico: "È un manifesto di resistenza quando tutto pare crollare"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

Credit Marco La Conte
El Galactico, I Baustelle presentano il nuovo album
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El Galactico, I Baustelle presentano il nuovo album
00:02:05 min

Il disco richiama i tramonti sulla West Coast, le chitarre Rickenbacker a 12 corde, gli arpeggi ipnotici, le armonie vocali e l’eco di artisti come The Byrds e Brian Wilson: la band toscana ha reinventato quelle atmosfere, traghettandole nel presente, con una visione originale e contemporanea. Da giugno a dicembre saranno protagonisti di una intensa attivita live. L'INTERVISTA

 

El Galactico è il disco che rappresenta la nuova esplorazione sonora dei Baustelle, ispirata alla California degli anni Sessanta e al leggendario sound dei gruppi del Laurel Canyon. La formazione composta da Francesco Bianconi, Claudio Brasini e Rachele Bastreghi torna dunque con un lavoro che sintetizza in modo originale e contemporaneo le atmosfere folk-rock scintillanti e lisergiche di quell’epoca dorata. I testi sono crudi, sono un telegiornale baustelliano che spesso inquieta e ogni tanto rasserena. Oltre a un tour estivo, la band toscana ha allestito l'1 e il 2 giugno a Firenze El Galactico Festival: gli altri protagonisti sono Emma Nolde, i Neoprimitivi, Matteo Bordone & Daniela Collu con un podcast live e Pierpaolo De Sanctis (Four Flies Records DJ Set) il giorno 1 che è già sold out; invece il 2 gli artisti presenti saranno Marta Del Grandi, i Delicatoni, Stefano Nazzi con una speciale puntata di Indagini e Bassolino per il DJ Set. Infine a dicembre ci saranno due palazzetti, a Roma e Milano, per celebrare i loro 25 anni di storia.

 

Rachele e Francesco partiamo dalla storia di quella finestra sul mondo che El Galactico.

Sono circa 25 anni che siamo sul campo e questa linea c'è sempre stata. La nostra è una canzone d'autore che si interessa anche a problematiche sociali, che non tratta solo di relazioni sentimentali. La tradizione continua e stavolta c'è una maggiore concentrazione di orrore. Tutto nasce dalla musica. Volevamo fare un disco e una sera Francesco è attratto dall'insegna Galactico: il giorno dopo scopriamo che è un negozio di tacos. Ci è parso subito un buon titolo, immaginando un bar a Los Angeles si è accesa la lampadina che va dal 1965 al 1967, un periodo definito di album incredibili, dai The Byrds ai Doors, dai Beach Boys che evolvevano ai The Mamas & The Papas e ai Buffalo Springfield... insomma un suono scintillante e glorioso portatore di uno struggimento solare che volevamo portare dentro i Baustelle che sono sempre stati più legati agli Settanta. Francesco ha iniziato a scrivere i testi notando i contrasto che rendevano la zuppa più interessante, nasceva una musica diversa dal solito e a tematiche che abbiamo già trattato se ne aggiungevano altre poiché la realtà offre un sacco di spunti e le canzoni devono parlarne, che sia cronaca nera o guerre. Noi non siamo i registi dell'orrore ma quel fiume corre vicino a noi e ne siamo testimoni.

 

Musicalmente come avete lavorato?

Dall'album Elvis in poi c'è stata una rifondazione della band, avevamo necessità di stimoli. Era il momento di mettere benzina nuova e anche confrontarci con nuovi musicisti, si chiama rifondazione Baustelle. Se ci pensi i nostri ultimi due album sono più di un gruppo Rock che Pop.

Che stella polare segue oggi la nave delle possibilità? E l'orizzonte è il raggiungimento di un sogno o l'inizio di un altro?

È una sorta di manifesto di resistenza anche quando le cose sembrano crollare, è sempre presente questa sorta di orizzonte. La nave delle possibilità sembra non navigare in buone acque ma non pensiamo vada a finire come al Titanic. Viviamo emozioni contrastanti, c'è un contrasto tra un apparente solare e un senso della fine.

 

L'Arte di Lasciare Andare è un inno all'altruismo? Ovvero è il dare per abbandonare? E quando abbandonare è abbandonarsi?

È la chiave di tutto dare per abbandonare, si ama veramente quando si dà senza chiedere nulla in cambio. È l'annullamento dell'ego in nome di altro, ma secondo noi è stata scritta per lasciare andare la nostra non accettazione della morte, per convivere con quella difficoltà quotidiana dell'idea che ogni giorno doveva essere l'ultimo. Oggi si ragiona sul post umano: è vero che tranquillizza ma bisogna pensare alla morte, quelli sono stratagemmi per non pensarci.

 

"Accettare di dover migrare o di morire qua" è un verso di alta valenza politica: siamo una umanità migrante? Siamo la rondine che uccisero mentre tornava al nido resa immortale da Giovanni Pascoli? Siamo una umanità che pigola sempre più piano?

La canzone parla di lasciarsi andare all'accettazione, c'è la similitudine con le rondini che devono scegliere se migrare o se restare, sapendo che restando potrebbero morire. È una la lettura politica della migrazione, c'è l'imporsi nella nostra condizione di migranti.

 

Canzone Verde Amore Tossico: si parla di quanto, in Italia, dal dopoguerra, abbiamo governato i vecchi. Ma i giovani di allora sono diventati vecchi governando: dove è il cortocircuito generazionale?

Si è sempre vecchi. Chi ha governato nel dopoguerra era già vecchio anche se giovane perché era un'altra politico. La canzone parla di come i vecchi non abbiano saputo abdicare e trasferire ai giovani il proprio sapere. Oggi ci sono giovani senza konw how che non sanno dove stanno e sono quasi peggio dei padri e dei nonni perché figli di cinismo e fatalismo.

 

"La piscina di un agriturismo ha coperto le rane": c'è un collegamento ambientale con Canzone Verde Amore Tossico? Con i laghetti dove galleggiavano carpe defunte?

È lo stesso posto. In più c'è la morte per colpa dei pesticidi.

 

Cosa penserebbe oggi Moana della vostra canzone? Secondo te era conscia di essere "carne in mezzo agli avvoltoi" oppure aveva una visione romantica della mercificazione dell'amore?

Non c'è una risposta. Ci siamo messi nei suoi panni e Francesco ha solo visto una serie tv scoprendo una persona enigmatica con molti filtri e con una maschera altrettanto enigmatica. La canzone racconta la nostra visione di una Moana morente che si rivolge al mondo giudicante: cosa volete da me? Non sono solo io a essere porno, lo è la bellezza in sé. Dunque cantiamo la bellezza corrotta nelle sue declinazioni.

 

Una Storia è una canzone pasoliniana, è la versione contemporanea di Una Storia Sbagliata di Fabrizio de Andrè: in fase di scrittura e composizione ci avete pensato?

Nasce più dalla cronaca che dai riferimenti letterari: oggi c'è molta più cronaca, leggi quotidianamente di violenza, cronaca nera, bullismo, umiliazioni che coinvolgono anche politici e loro parenti stretti. Abbiamo immaginato una storia possibile e un tema realistico da raccontare.

 

Cosa potete anticiparmi del tour?

L'idea è quella di continuare a fare musica suonata. Non servono sequenze, dal vivo la verità è la musica suonata. La prima incarnazione live sarà il Galactico Festival l'1 e il 2 giugno a Firenze, un happening con noi ma anche altre band che abbiamo selezionato: giovani, non troppo consolidati e che avessero il germe dei Baustelle quando hanno cominciato; due giornate a Firenze, all'Anfiteatro del Parco delle Cascine: c'è musica per lo streaming e altra per essere ascoltata dal vivo, sarà una celebrazione al diritto della (bio)diversità. A dicembre, dopo il tour estivo, faremo due palazzetti, il 5 a Roma e il 12 a Milano, che saranno la conclusione del percorso del Galactico e saranno due feste galattiche di compleanno con le nostre 25 candeline. Non amiamo le ricorrenze ma stiamo durando cinque volte i Beatles e dunque due pala... torte ce li facciamo.

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