Petra Magoni in concerto con Submission: "L'artista porta idee e il mio arké è la verità"
Musica
Debutto nella città emiliana per il nuovo, ipnotico e politico live dell'artista toscana. Abbiamo assistito alle prove e l'abbiamo incontrata. L'INTERVISTA
Petra Magoni & Arkè String Quartet hanno debuttato a Sassuolo con lo spettacolo Subversion (a cura di Crossroads Jazz e Altro in Emilia Romagna, giunto alla ventiseiesima edizione) per la seconda edizione di Sassuolo Jazz Festival. Subversion è un progetto volto a scuotere le coscienze, uno spettacolo che esorta a cambiare una visione del mondo che, troppo spesso, è incardinata su pregiudizi tendenti al manicheismo. Un concerto che intende rompere gli schemi, per affrancarsi da barriere ideologiche dietro cui si arroccano le istituzioni e le varie forme di potere. Petra Magoni e l’Arkè String Quartet, ensemble d’archi
formata da Carlo Cantini (violino elettrico), Valentino Corvino (violino, oud ed elettronica), Matteo Del Soldà (viola) e Stefano Dall’Ora (contrabbasso) hanno proposto, in prima assoluta, un repertorio di brani trasversale dal punto di vista stilistico, passando da Kurt Weill a Éric Satie, da John Cage a Patti Smith, da Frank Zappa a Wolfgang Amadeus Mozart, fino a reinterpretare canzoni dei Beatles, Édith
Piaf, Bob Dylan, Amy Winehouse e Donatella Rettore. Il tutto, rigorosamente, nel segno di una spiccata personalità artistica e di una chiara identità comunicativa che fanno realmente la differenza.

Petra partiamo da Subversion, un progetto concepito nel segno della rivolta culturale: come lo hai pensato e cosa ha di rivoluzionario?
Partiamo da una idea che da tempo aveva Valentino Corvino che conosco dal 1991. Ci siamo visti un mese fa e abbiamo scelto dei brani insieme poi ci siamo rivisti alla vigilia del debutto a Sassuolo per provare anche perché ognuno ha i suoi progetti. I ragazzi dell'Arkè String Quartet sono musicisti classici ma con uno spirito jazzistico, non seguono uno spartito senza ascoltare attentamente cosa li circonda. Questo è un progetto in divenire e che si amplierà. La musica può essere rivoluzionaria e può fare paura al potere e il nostro è un caleidoscopio di canzoni con significati sovversivi per come sono concepite o per la valenza presa nel tempo.
Tra Mozart e Donatella Rettore passa un quarto di millennio: in cosa sono simili per essere entrambi parte di Subversion?
Per la giocosità nella musica, per il volere stupire e per l'arrossire con i parrucconi.
Come hai costruito la scaletta per uno spettacolo la cui missione primaria è capovolgere la realtà?
Ad esempio facciamo Il Disertore di Boris Vian preceduta da un testo, facciamo Sympathy for the Devil in un periodo in cui si percepisce l'entità luciferina. Facciamo Frank Zappa che, come Mozart, ha rotto le convenzioni: senza deviazione dalla norma il progresso non è possibile. Nina Simone voleva fare la pianista classica ma essendo di colore non le era permesso, e di lei facciamo Four Women, parlo di chi ha sovvertito la sua epoca e Four Women diventa un pezzo ipnotico. Faccio Il Cantico dei Drogati di Fabrizio De André con la voce di don Andrea Gallo che precede la canzone con una sua dichiarazione.
Come avete ragionato sugli arrangiamenti con l'Arké String Quartet?
Abbiamo scelto i pezzi e poi gli arrangiamenti mandandoci file Mp3. Per me la musica è appropriarmi di un ruolo di artista che comunica idee.
Arké nella filosofia presocratica è il principio unico a cui tutto le storie sono asservite: quale è il tuo arké musicale?
La verità.
Prendiamo per un attimo All of Us, il progetto che hai fatto con Ilaria Fantin: penso a All of me che di solito ha un andamento swing e tu la hai ribaltata in una ballad che ricorda Tom Waits. È lo stesso principio che anima Subversion? Ovvero spiazzare e muovere il pensiero?
Eravamo a Londra a registrare e io la cantavo un'ottava sopra, ho preso e ho detto facciamola più lenta, pensando a Tom Waits. Ilaria è rimasta un po' così ma poi ha condiviso. Ho girato il video a Pisa: se il brano trasmette un messaggio, perché cantarlo in maniera allegrotta? Non ha senso.
Cosa significa nella stagione dell'AutoTune essere una voce cantante e recitante?
Ti dico che io mi sento bene. Mi è tornato lo stimolo e la voglia di fare, negli anni passati non c'era questa voglia. Un artista può non essere consapevole oggi ma io lo sono e ho voglia.
A proposito di Mozart, in questo spettacolo ci sarà il Dongiovanni? Visto che tu lo sei stata, in total white con scollatura sulla schiena?
Quando mi dissero di farlo ho pensato che chi ha avuto questa intuizione era un genio, aveva capito tutto. Era una rivisitazione che a Mozart sarebbe piaciuta. Per me è stato faticoso ogni sera affrontare la morte, per me era faticoso dal punto di vista attoriale. Eppure mi è piaciuto tantissimo, come fare la Regina della Notte da Il Flauto magico per l'Orchestra di Piazza Vittorio: però vince facile perché è sempre inca***ta. il Dongiovanni ha sfumature uniche.
Kurt Weill, che è parte del tuo live, in gioventù si è ispirato al movimento Nuova Oggettività che metteva in musica temi politici e sociali: in cosa oggi la tua musica, e in particolare Subversion, è Nuova Oggettività?
Non nella sua maniera perché il cabaret berlinese aveva certe tematiche che non trattate nelle canzonette ma musicalmente restavano canzonette. Io vorrei che oltre a divertirsi, a uscire con domande, dubbi e risposte, il pubblico fosse contento.
Ho visto che qualche giorno fa hai partecipato a una manifestazione per la Pace: cosa è oggi per te la Resistenza?
È intanto resistere ai propri ideali. L'Europa è nata per la pace e la missione dei valori fondativi degli ideali è tenere fede a quegli impegni. Teniamo ben presenti la Carta Costituzionale e la Carta Europea.
Cosa resta nello spirito della Petra che nel 1995 ha fatto Arezzo Wave col rock dei Senza Freni? Per altro sono esattamente 30 anni: una reunion? Una celebrazione?
Vogliamo farlo. Recentemente ci siamo visti e abbiano mangiato insieme. La risposta è sì e ci aggiungo che oggi mi pagano per fare musica mentre all'epoca no. Oggi ho una dimensione che mi porta al primo amore che è la musica antica, c'è idea di fare musica da camera antica.
Nel 2000 hai fatto le canzoni in inglese di Lucio Battisti col nickname Sweet Anima, nel 2004 l'album elettro-pop Still Alive, con Giampaolo Antoni, come Aromatic: per quella Petra provi tenerezza oppure è stato un periodo della tua vita cui non pensi più?
Le cose fatte come Aromatic le riascolto volentieri. Quello su Battisti no, è stato fatto con un banco analogico, ci ho fatto tante voci ma il produttore ci ha messo una elettronica già vecchia all'epoca. Invece Aromatic mi piace tuttora. E comunque non rinnego nulla di quello che ho fatto.
Hai trovato quel Dio che non fa miracoli ma rende i tuoi giorni più magici, come cantavi a Sanremo nel 1997?
Ho un rosario, ho un riavvicinamento alla cristianità più che al cattolicesimo. Cristo era un rivoluzionario perché nell'era dell'occhio per occhio e dente per dente lui parlava di perdono. Oggi c'è gente che ha pregiudizi che lui non aveva come c'è tanta gente che riscopre valori non solo religiosi ma anche filosofici.
Che sviluppo avrà questo progetto e andando verso l'estate che accadrà nella tua vita artistica?
Subversion va avanti, poi ho tre progetti in Francia, uno con Andrea Dindo su Brecht, uno con Finaz sui futurismi e poi c'è quello con Ilaria Fantin di cui abbiamo parlato.
