Coma_Cose, l'album Vita Fusa: "La parola è il motore che muove tutto, coerenza e costanza"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

Photo by Andrea Iommarini/NurPhoto/Shuttersto

Francesca e Fausto pubblicano un disco che parla di amore, un disco intimo che racconta la loro vita in maniera intima e profonda. E lasciano capire che dopo il tour potrebbe arrivare un pausa: "Abbiamo bisogno di fare cose da soli, che non significa non fare più musica". L'INTERVISTA

Vita Fusa è il nuovo album dei Coma_Cose e contiene Cuoricini, il brano scritto da Fausto Zanardelli e Francesca "California" Mesiano, con la musica di Antonio Filippelli, Gianmarco Manilardi e Fausto Zanardelli, presentato in gara alla 75° edizione Festival di Sanremo. Vita Fusa è un album intimo che, tra ballad e brani dalle varie sfaccettature sonore, avrà i molti colori che caratterizzano il duo, raccontando un nuovo capitolo molto personale della storia dei Coma_Cose. Per presentarlo Francesca e Fausto hanno scelto una terrazza panoramica sui Navigli perché da lì si vede la casa dove hanno abitato e dove è nato tutto: dall'House of Stories Navigli dista in linea d'aria 50 metri. Ora non abitano più in questa zona ma è rimasta per loro di forte ispirazione e oggi si sentono attirati dal punto di origine. Nell’ultimo anno hanno scritto tanto ma questi brani volevano proteggerli, dare loro una scatola e permettere all’ascoltatore di immegercisi.

Francesca e Fausto, ascoltando l'album si respira una coppia che si sostiene. È così?
Ci siamo fatti questo regalo e in questa scatola di ricordi c'è anche un augurio per il futuro quando cantiamo se rimani con me ti regalerò un anello all'anno come i cerchi di un albero. È difficile restare insieme ma ci stiamo impegnando per superare tutte le difficoltà che incontriamo nel tempo.

Come va il post Sanremo? Siete soddisfatti?

Siamo molto contenti, è stato diverso dai precedenti, volevamo stupirci noi in primis, poi il brano è rotolato e ha preso altre vite, comunque siamo molto soddisfatti del percorso musicale del Festival. È arrivato un pubblico nuovo che ora scopre anche il nostro repertorio. Il brano aveva una leggerezza congenita, era tutto fluido e la gente si è rimostrata carina. Certo la sera c'era un po' di stanchezza fisica.

Musicalmente è un lavoro molto vario e con tanti ed eleganti riferimenti al passato.

G.O.O.D.B.Y.E, ad esempio, è un omaggio alle produzioni degli anni 90, c'è molto college rock, ci sono quei gruppi che portavano le prime elaborazioni di cross over, gli scartch che portavano il linguaggio urban nel mainstream. In questo mondo superveloce si fatica a fare stare l'ascoltatore fermo a immergersi in più canzoni. È difficile prendersi del tempo e farsi immergere in una canzone o più canzoni.

Oggi i Coma_Cose chi sono?
Vogliamo spiazzare l’ascoltatore, lo abbiamo sempre fatto, è un argomento di cui discutiamo spesso, da un artista ci si aspettano un mood e un colore e con noi non è mai così perché ci piace spaziare tra i generi, ci piace il pop ed è sfida complessa creare brani con certe sonorità. Ma ci rappresenta molto saltare da una parte all’altra. Crescere è far pace con preconcetti che ci si autoimpone, a un certo punto ci si libera, noi lasciamo che la musica ci preceda. Più cresciamo più scopriamo che possiamo essere noi stessi. Anche quando facciamo un brano radiofonico più pop cerchiamo di trasmettere un messaggio, ci piace giocare con le dicotomie e con questo linguaggio. I brani e dunque il disco sono super ispirati e dilatati, poi il pubblico è giusto che si divida e scelga solo una parte della produzione ma è pure giusto che l’artista si disinteressi del giudizio della gente per non farsi troppo condizionare.

 

Con Cuoricini siete diventati gli idoli di tantissimi bambini.
Ne siamo felicissimi, vorremmo averne tantissimi sparsi per il mondo, come pubblico intendiamo. A noi piacevano i Righeira, Alberto Camerini... Sai a volte gli adulti certi artisti non li capiscono fino in fondo ma i bambini sì e noi ne siammo felicissimi. Cuoricini è chiaro che ha impattato sul pubblico giovane. Abbiamo un nipote di 9 anni che lo ha ascoltato per primo, era il periodo di Natale, e ha notato la parola fucili più che cuoricini: dietro la leggerezza c'è chi approfondisce e reiterando gli ascolti puoi scoprire qualcosa in seconda battuta.

 

La cover col gatto?

Abbiamo due gatti, sono parte della nostra vita. Volevamo fare capire la tenerezza di questo album e la nostra vita da gattari, una vita da fusi insieme e poi i gattini stanno bene dappertutto. Forse ci ha ispirato il viaggio in Giappone. Quello sulla cover è un gattino come zucchero filato.

Preservate una radice cantautorale nel deserto della parola.

Il nostro è un progetto cantautorale dal giorno zero. Non siamo più quelli della prima ora dunque saremmo disonesti a raccontare dinamiche che non viviamo più. La lente di ingrandimento si è rialzata su di noi e comunque la parola resta lo spirito che muove tutto. La penna è coerenza e costanza.

Vita Fusa è un disco d'amore?
Secondo noi ci siamo messi a nudo, abbiamo raccontato di noi, le canzoni inedite di questo disco sono d’amore perché parlano della nostra storia, abbiam fatto questo percorso di analisi di noi dopo tanti anni insieme, è quasi un disco terapeutico, ci sembrava giusto dare questo input visivo perché c’è della tenerezza qui dentro! È nato in modo naturale, abbiamo steso le canzoni sul tavolo, c’erano delle suggestioni. Torniamo alla copertina: quando è arrivata questa abbiam pensato... è lei: venivamo da una copertina rabbiosa con noi che ci urliamo addosso: quello era un disco di di rinascita, questo è di consapevolezza. La tenerezza è ricerca di una lucidità nel raccontare un rapporto maturo e di coppia. C’è una frase in fondo a Salici che dice "non c’è nessuna gloria, è solo il mio coraggio dentro la tua memoria": qua c’è dentro racchiuso tutto. Certo siamo cantanti ma non c’è nessuna gloria, è un percorso della vita di cui siamo felici ma alla fine non c’è una gloria, non si arriva mai a un dunque perché è un viaggio condiviso di memoria collettiva, nostra in primis e anche della gente che pian piano nella nostra musica fotografa qualcosa di sé e si rivede.

Honolulu è molto amara, l’amico perso, le sostanze, l'album ha i suoi momenti amari.
Entrambi abbiamo avuto delle storie di vita molto particolari e credo che poi la tossicodipendenza abbia anche accompagnato tutti noi, magari non personalmente , chiunque di noi ha avuto qualcuno vicino che poi si è perso purtroppo nei meandri dello “zucchero”. È una canzone, Honolulu, che sentiamo molto entrambi e abbiamo dedicato ai nostri amici, è una risultante di storie, non parla di una persona in particolare ma di gente che abbiamo conosciuto. Alla fine è un augurio ed è propositiva.

Avete detto che si chiude un cerchio, cosa ci aspettiamo adesso?
Ci siamo trovati a un certo punto che avevamo bisogno di tirare un po’ le somme, una necessità per definire quello che siamo stati e diventati. È necessario nella vita perché si smarrisce la gratitudine delle cose, si danno per scontate e questo è il nostro modo di farci un regalo e di racconrare tutto il percorso fatto fino a qua . Abbiamo voglia di cambiare ma questa è una costante di sempre, siamo due perone che amano il cambiamento e la scoperta di qualcosa di nuovo. Non so dirti cosa faremo, abbiamo un po’ di idee ma chissà dove ci porterà quest’anno. I primi palazzetti arrivano dopo dieci anni quindi li sentiamo in modo forte, come un punto di arrivo! Sarà un momento molto importante, il nostro pubblico è cresciuto piano piano. Si porterà a compimento questo viaggio, sentiamo l'esigenza di fare cose da soli che magari esulano dalla musica come dipingere. Dopo dieci anni vissuti in simbiosi molto intensamente... ecco la parola "fusa" richiama il motore “fuso”: sai quando ironicamente ma pure simpaticamente dici “abbiamo fatto tutto insieme, ora ricarichiamo le energie”. Ecco non significa non fare più musica ma staccarci un momento e fare cose da soli.

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