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Francesco Gabbani: "Il progresso non ha senso se intorno abbiamo un mondo di guerre"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

Si chiama Dalla tua Parte il nuovo album di questo artista che ha scelto l'introspezione per raccontare il mondo che ci circonda. Il tour parte il 15 marzo da Firenze, grande attesa per la data dell'Arena di Verona del prossimo 1 ottobre

Dallo sguardo sul mondo a uno sguardo dentro di sé... senza dimenticare, ovviamente, quello che ci circonda. Dalla Tua Parte, il nuovo album di Francesco Gabbani, riflette una ricerca intima, in cui il cantautore cerca di leggere la vita all'interno degli incastri della quotidianità e degli atteggiamenti che adottiamo verso il nostro vissuto. Oltre a essere un disco che parla di ricerca è anche un passo nel cammino della sua crescita personale. Intanto sono state annunciate le prime date del tour che debutterà il 15 marzo da Firenze e avrà uno dei suoi momenti più alti l'1 ottobre quando Francesco porterà la sua musica all'Arena di Verona.

Francesco partiamo dall'album che ha una visione ecumenica della vita, che parla di interiorità e che ha un titolo, Dalla Tua Parte, che non solo è affidare e affidarsi ma è anche accoglienza, e penso in primis ai flussi migratori. Che storia creativa ha?

Dal mio punto di vista è più semplice spiegarlo, prima di tutto non è stato concepito come uno pseudo concept, non c'era l'idea di un filo conduttore, lo leggo di conseguenza il filo conduttore. È stato scritto in modo naturale da me e con alcuni amici autori, senza pensare ai paletti. Ascoltandolo nella sua completezza, essendo la mia musica espressione di quello che cerco, esprimo quello che sono e vedendolo dall'esterno, togliendomi dalla soggettività della scrittura, il filo conduttore è la ricerca interiore che è la cartina tornasole  attraverso la quale rincorro la pace dei sensi in accezione orientale. Poi c'è il metro di valutazione in quello che c'è intorno ma sono a specchio perché mi vedo riflesso. Anche io, alla fine, sono un osservatore.

In cosa Viva la Vita, che abbiamo ascoltato a Sanremo (GUARDA LO SPECIALE), può essere considerato il prologo del progetto? E col senno del poi e ad album uscito è "la canzone che a Sanremo canterei"?

È assolutamente così, il senso e la ragione strutturano e danno catene e io a volte amo essere libero, muovermi senza senso, a Sanremo mi sono presentato con un brano libero, perché quello che trasmette lo sento energeticamente a priori rispetto al suo significato. Viva la Vita è il brano dell'album che mi ha spinto all'Ariston, già quando è nato me lo sono detto. Mi viene spontaneo da cantare, non è un esercizio di stile, ripeto è spontaneo. Ero allineato quando l'ho performato, pure vocalmente sono soddisfatto, lo governavo bene. È un bel prologo del disco, trasmette la riflessione interiore di analisi personale, del cercarsi e volersi trovare e definire il senso della mia esistenza. Sfocia nell'inno alla gratitudine ma quello che è importante è che sottintende un approccio di accettazione perché da lì passa la serenità. La vita è fatta di opposti: felicità e sofferenza, per esempio, e va accettato, come va accettato che alcune cose non le saprò mai, tipo il senso della vita. Per me è stato importante rileggere Tiziano Terzani: un uomo della sua cultura che affronta una malattia che lo devasta e dice vivo finché respirerò... semplifica tutto.

L'incipit mi ha ricordato le melodie fine anni Settanta e prima anni Ottanta di Rondò Veneziano come fossimo a un Gran Ballo dove la potenza della musica maschera le meschinità umane che ognuno si porta con sé. Insomma aria di festa prima della "dottrina dei cannibali del cuore"?

La risposta è sì. La prima canzone dà un occhio all'esterno, dice che tra cose insensate e arrivismo provo a fidarmi di te. Il titolo stesso dell'album rappresenta la libertà di interpretazione, più vado avanti e so che le canzoni sono di chi le ascolta. Il mio modo di scrivere è sempre più improntato su domande che su verità e dunque sonda terreni fertili per porsi interrogativi perché non sono io un possessore di verità.

La storia dell'umanità è costruita su "guerre fatte in nome della Pace": cito per tutte le Crociate. È l'immortale e immorale principio dell'ingordigia umana che si perpetra in saecola saecolorum?

C'è anche la stoltaggine. Il movente resta il potere e la ricerca della supremazia. Inconcepibile oggi assistere a scenari di guerra, non so come argomentare: se così è allora il progresso è inutile.

 

A proposito di religione: Babele fu la sfida dell'uomo a Dio, voleva costruire una torre che arrivasse al cielo. Invece il tuo uomo che cade dal quinto piano si libera dalle costrizioni sociali. È la tua visione contemporanea de Il Treno ha Fischiato di Luigi Pirandello?

È una domanda da fare più a Fabio Ilacqua, che ha scritto il testo che poi ho fatto mio. È un atto di liberazione per come la leggo io, ma è anche un atto estremo perché c'è un suicidio, il protagonista è libero nei pochi istanti prima di morire, solo in quegli istanti è consapevole di lasciare le sue costrizioni. È un paradosso ma è così.

 

"Il tempo mentre passa ci sacrifica e ci cura" è sì leggerezza ma anche la sensazione di salire sempre sul treno in ritardo se non su quello dopo: come scoprire in anticipo, ad esempio, la formula segreta di un amore?

No, assolutamente, mi piace il pensiero antico orientale, mi piace non pensare troppo al futuro. Il carpe diem è opportunistico, c'è la malizia del risultato. Il qui e ora è la consapevolezza che la vita di ognuno di noi è fatta di istanti. Siamo troppo proiettati in un futuro filtrato dai preconcetti del vissuto.

 

Al Di Là, oltre a tenerci in equilibrio tra il bene e il male, è un invito a non fermarsi perché "casomai ce la facciamo"?

Sì. Non ho altro da aggiungere.

 

Frutta Malinconia è la mia preferita, per altro piena di citazioni: Ti porterò a ballare di Luca Barbarossa, La stagione dell'amore Franco Battiato, Belli capelli di Francesco De Gregori fino agli evidenti John Travolta e I Have a Dream: è sempre più una tua cifra stilistica nascondere asterischi nei tuoi brani?

Sono citazioni, l'unica non conscia e rilevata da te è quella di Luca Barbarossa. La canzone nella sua intenzione punta a spiegare che il presente va sostenuto in modo intenso. La melinconia del ricordo è spesso più intensa di quello che accade, poi c'è il guazzabuglio gabbaniano per infarcire il racconto. Le canzoni sono al servizio della suggestione e così possono dare rispetto a un significato più diretto.

 

La canzone Modigliani è stupore: lui disse che la vita è un dono di coloro che sanno e hanno a quelli che non sanno e non hanno". Riconosci la tua musica e le tue parole come un dono?

Sicuramente. Sono un dono, almeno per me lo sono. Mi hanno sempre dato la possibilità di poter liberare le mie inquietudini e questo lo reputo una grande fortuna. Certo può diventare una croce perché quando scrivi sei davanti allo specchio e vedi i tuoi lati oscuri. Il dono è più bello quando vedi il pubblico che è partecipe e le fa sue, sono persone cui con la mia musica faccio del bene.

Hai annunciato il tour, ci sarà anche la tua prima Arena di Verona piena visto che la precedente era al tempo del Covid. Cosa puoi anticiparmi?

Ho prima i palazzetti e per quanto concerne l'Aena ci penserò più avanti. Il tour nei palazzetti è strutturato come lo show che ho proposto al Forum di Assago a fine 2024 con l'aggiunta di alcuni brani nuovi.

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