Sanremo 2025, Francesco Gabbani: "Oggi il sovversivo è chi ama la semplicità"

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Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

Quarta volta all'Ariston per questo poliedrico artista. il brano si intitola Viva la Vita e farà parte dell'album dalla Tua Parte in uscita il prossimo 21 febbraio. L'INTERVISTA

Francesco Gabbani torna al Festival di Sanremo (GUARDA LO SPECIALE) per la quarta volta col brano Viva la Vita dopo aver vinto nel 2016 con Amen nella sezione nuove proposte e nel 2017 con Occidentali's Karma e dopo essersi posizionato secondo nel 2020 con Viceversa. Francesco torna all'Ariston con un brano che segna un nuovo capitolo del suo percorso artistico. Un ritorno a casa, in quel luogo che ha segnato l'inizio di un'avventura straordinaria e che a febbraio accoglierà una canzone che porta con sé un valore profondo per lui, sia personale che artistico. Già annunciate le prime date del tour tra cui una data speciale all'Arena di Verona il prossimo 1 ottobre.

Francesco partiamo dal Festival di Sanremo: le tue opinioni dopo le prime prove?

Buonissime, un po' me lo aspettavo, nella sua dichiarata e voluta classicità è stato prodotto con Davide Simonetta con un arrangiamento che la dimensione dell'orchestra lo amplifica, dunque mi sono trovato bene. E anche l'orchestra ha manifestato piacevolezza poiché a volte si trova a lavorare su brani più  moderni ed elettronici e dunque suona poco.

 

Ho ascoltato il brano e la prima sensazione è che sia un inno alla vita ma inteso come carpe diem: così lo hai pensato?

Rispetto sempre l'interpretazione soggettiva di chi ascolta ma io sottolineo il fatto che anche se il brano sfocia in un facile "viva la vita così come è...viva la vita finché ce n'è" in realtà è un approdo conseguente a un percorso di analisi introspettiva: è soprattutto l'accettazione serena del fatto che noi esseri umani siamo tutti impauriti dal non avere risposta alla domanda quale è il senso della nostra esistenza. Oggi quel senso è ricercato nell'arrivismo, nel materialismo e in sovrastrutture intellettualoidi che quando crollano lasciano illusioni. Accettiamo serenamente di non sapere come disse Socrate. Sono proiettato verso l'analisi interiore, e si sente nel disco, e questo brano mi rappresenta, sono sulla strada della semplificazione che non significa pochezza o qualunquismo. Tiziano Terzani in Un altro Giro di Giostra parla dell'accettazione della malattia: un uomo di grande cultura personale alla fine semplifica tutto nel dire che esisto finché respirerò, senza sovrastrutture mentali. Ho messo in conto l'interpretazione semplicistica ma dietro c'è un mio percorso.

 

Nel testo parli di bugie che dicono la verità: l'assunto è che non esiste una sola verità? Ognuno ha la sua?

Assolutamente e a volte ti racconti bugie che diventano la tua verità. E' uno dei tentativi di darsi un senso: mi racconto che è così ma in realtà è una bugia. Sono provocazioni gabbaniane in una goffa ricerca del senso dento meccanismi che ci auto illudono.

 

"A darsi il cambio, ad aiutarsi, a consumarsi al vento": è quello che manca oggi nei rapporti umani? Siamo troppo social e troppo concentrati su noi stessi per guardare una persona negli occhi?

Il tessuto sociale va di pari passo con l'exploit dei social, valorizza soggettività e individualismo a discapito del prossimo. C'è, in questo, un approccio di accettazione sul non sapere ma se questo non sapere viene condiviso con qualcuno altro si trasforma in una accettazione comunque. La verità non la sappiamo.

 

Se come dici nell'ultimo verso "in fondo tu lo sai quello che sento è vivere davvero la vita in ogni momento", oggi sei in pace con te stesso?

Non completamente ma sono alla ricerca della pace. La mia non va in una direzione allineata all'andamento di quello che vedo intorno, continuo a vivere nella mia dimensione quasi da asceta. Nei miei sogni non c'è attico di 400 metri con vista su Milano ma un cascinale e l'essere in condizione di vivere in auto-sufficienza. idealizzo così la mia pace, nel concetto orientaleggiante del qui e ora. La cultura del sentire e non del sapere è il mio qui e ora. Vedo poca serenità fin dalle piccole cose.

 

Sanremo serata dei duetti: so che non puoi anticipare nulla ma dimmi se hai scelto con chi condividere il palco e il brano.

Ho scelto un cantautore non in gara e un brano italiano suo di qualche anno fa che ha sensibilità e profondità e trovo bello portarlo al festival con l'autore per dare al brano rivalsa. Mi ricorda il percorso di Occidentali's Karma: come lui è stato una grande hit ma il significato è stato travisato. Abbiamo ragionato sull'arrangiamento per la componente emozionale.

 

Esattamente dieci anni fa vincevi Sanremo con Amen dopo un tormentone legato a problemi di votazione: ci pensi ogni tanto? Potresti riportare su quel palco proprio Amen.

La distanza è di 9 anni perché il brano è sì del 2015 ma all'Ariston è andato l'anno successivo e comunque calza a pennello il riferimento. Non sono scaramantico ma osservatore dei numeri e il 9 è una costante nella mia vita: sono nato 9/9 nome, ho un nome con 9 lettere, se sommi 2016, l'anno di Sanremo, fa 9 che è pure la somma delle lettere del mio primo album, Magellano. Ora siamo nel 2025 che è lui un anno che fa 9. Il mio ufficio stampa è Ma9. I conti tornano.

 

Cosa puoi anticiparmi dell'album Dalla Tua Parte? So che sarà intimo e personale...parole che guardano più dentro e meno fuori. E' così?
Il primo singolo Voglio Fidarmi di te va in quella direzione: riprendiamoci la nostra vita.

Le mie canzoni esprimono il mio ultimo periodo vissuto e c'è l'analisi interiore. Lo leggo in un modo più intimista. Non c'è una novità, è un procedere, un'altra tappa del mio percorso di vita.

 

Parli di dialogare senza filtri né barriere mentre il mondo pare che vada in una direzione di barriere e muri: ti senti, a tuo modo, un picconatore? Un po' come i tuo antenati di Colonnata.

Nell'esprimere il mio punto di vista sovversivo nella sua semplicità mi considero un po' anarcoide sono nell'accezione pacifista, non sono un bombarolo perché sono pro pace e contro la violenza in qualsiasi forma. Credo molto nell'essere sovversivi passando per la semplicità, alla fine la vera sovversiva è proprio la semplicità. 

 

La sensazione è che sarà un disco di domande, di interrogativi. Un disco esistenziale ed esistenzialista.

Sono domande che mi pongo nel mettere in analisi la condizione della mia esistenza, quindi sì, ci sono le domande. I brani alcuni sono scritti da me altri-coscritti; mi è piaciuta l'idea di titolarlo con una frase che non è il titolo di una canzone: le canzoni che mi rappresentano poi diventano del pubblico ma sottintendono comunque un quesito: tu che ascolti, dalla tua parte come ti approcci alle domande che io mi pongo?

 

Cosa accadrà all'Arena di Verona?

Sarà la mia prima Arena completa, perché l'altra era post covid e dunque era mezza piena. Sarà un evento speciale ma non ci ho ancora pensato. Nei palazzetti porterò quello che ho già fatto al Forum di Assago a dicembre con l'aggiunta di brani del nuovo album: quello sarà il corpo e il racconto.

 

Nelle date annunciate mancano gli appuntamenti estivi: arriveranno o te ne andrai in vacanza?

Porta pazienza. Presto ne saprai di più.

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