Bentornati Franz Ferdinand, ecco l'album "The Human Fear". L'intervista a Alex Kapranos
MusicaUn sesto album che suona l’identità immutata della band. Nuovi brani che parlano di paure e di come vincerle. Un tour che li porterà a suonare in Italia a febbraio e agosto. La paternità e la felicità nel condividere la passione per la musica con un bimbo, che già ama la chitarra. E l’amore per Glasgow, città dove tutto è iniziato: abbiamo incontrato il cantante e musicista del gruppo scozzese, che ci ha raccontato il nuovo album
Cosa sono le paure? E perché, spesso, sono così dominanti nelle nostre vite? No, il nuovo disco dei Franz Ferdinand non ci spiega perché, ma come. Come affrontare, superarle, ed essere felici. The Human Fear, letteralmente la paura umana, è il sesto album della band scozzese, il primo con Audrey Tait, dopo l’uscita dal gruppo del batterista Paul Thomson. Undici brani in puro stile FF, che ci fanno rivivere tutta l’essenza di questa formazione, così radicata alle origini e allo stesso tempo così contemporanea. Radici e coraggio di non aver paura di evolvere, senza mai dimenticare chi si è – e soprattutto senza mai aver paura di dirlo e raccontarlo attraverso la musica. Ne abbiamo parlato con Alex Kapranos, leader della band: una chiacchierata intensa, ricca di aneddoti del passato e del presente, con lo sguardo al futuro della musica. Un’intervista in cui abbiamo condiviso la passione per i negozi di dischi e la Scozia, un Paese bellissimo e ricchissimo di musicisti incredibili. Per ascoltare i Franz Ferdinand dal vivo in Italia bisognerà attendere il 20 febbraio a Milano, per la prima data, e poi l’estate, visto che saranno nel nostro Paese il 28 agosto a Romano D’Ezzelino, per poi proseguire il 29 a San Mauro Pascoli e a Roma, il 30 agosto, all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone. Nel frattempo, però, ascoltiamo The Human Fear e ripassiamo i precedenti album, per non arrivare impreparati.
The Human Fear, Alex Kapranos: "Un album che racconta il sollievo nel superare le paure"
Bentornati! Com’è stato tornare in studio e come vi sentite all’idea di fare un nuovo tour, che vi porterà anche in Italia?
Oh, non vedo l’ora di tornare con la band in Italia! E poi, sì: siamo felici di aver registrato un nuovo album, e di poter finalmente suonare dal vivo queste canzoni. Siamo recentemente stati in Sudamerica, Cile, Argentina, Messico e Brasile: in questi concerti abbiamo fatto ascoltare alcuni brani e sono piaciuti.
Parliamo del titolo dell’album: si parla di paure. Ne abbiamo molte, soprattutto dopo alcuni anni piuttosto difficili segnati dal Covid. In questo disco, però, si parla di come affrontarle e superarle.
Esattamente. Il titolo dell’album è The Human Fear, (la paura umana): riconosco che possa suonare quasi fuorviante, perché un titolo del genere fa pensare ai Black Sabbath o agli Slipknot, quindi un disco che forse porta ad avere un po' di paura. Ma è un album che racconta la sensazione di sollievo nel momento in cui superi le paure e sì, quando riesci a farlo, ti senti vivo! È bello poter affrontare e superare le paure che ciascuno di noi ha nella propria vita, un po’ come quando ti rivolgi a una di esse e dici: Vuoi dominarmi?! Non ce la farai mai! Succede anche quando guardiamo un film horror: vogliamo vincere il terrore che quelle immagini ci portano ad avere. Ma pensa anche a quando chiedi a qualcuno di uscire, o quando dici alla persona che ti interessa che provi dei sentimenti forti: questi sono istanti in cui hai un po’ di paura, ma ti fanno sentire vivo… è una sensazione bellissima. Il senso di questo album si può tradurre proprio nell’affrontare le paure e superarle. Non ho scritto questo disco pensandolo come un concept album: di solito ci lavoro e solo alla fine osservo con attenzione i temi di cui si parla nei brani. Il cuore di tutto, per The Human Fear, è la canzone Hooked, che dice: I’ve got the fear, I’ve got the human fear. Il brano parla delle paure esistenziali che ciascuno di noi ha, come per esempio perdere i nostri cari. Capita a tutti di avere dei momenti di introspezione e di pensare a ciò che più ci fa paura. In Hooked canto “I thought I knew what love was, and then I met you” (pensavo di sapere cosa fosse l’amore, poi però ho incontrato te): è una frase per mio figlio, nato lo scorso anno. Mi avevano detto che l’avrei amato tanto, ma mai avrei immaginato che una creatura così piccola avrebbe tirato fuori così tanto amore da una persona come me. Quando è nato sono stato travolto da una sensazione d’amore così potente tanto da non crederci quasi. Ma soprattutto ho capito che tutte quelle paure che hanno dominato la mia vita fino a quel momento… beh, sono diventati insignificanti. Forse proprio grazie alla nascita di mio figlio ho superato le mie paure.
La paternità e l'amore per la musica (anche del bimbo!)
L’amore che si prova per un figlio è fortissimo, e supera quello che si prova per se stessi. Hai avuto un po’ di paura quando ti hanno detto: saremo genitori, diventerai padre?
Come tutte le cose belle, e grandi, della vita, ricevere questa notizia mi ha messo un po’ di paura, ma allo stesso tempo è stato bellissimo. Ho subito pensato: sarò un bravo papà? Sarò all’altezza di questa nuova vita? E quando arriva… ti butti! È un’esperienza molto arricchente, elettrizzante: ti dà una nuova vitalità. La cosa più difficile da fare? Salutare il mio bimbo prima di partire per un tour, mi spezza il cuore sapere che lui resta a casa e io vado. Poi, quando torno, è già cresciuto e cambiato! È tutto così incredibile.
L'importanza e la bellezza di condividere le proprie passioni
Suoni per lui? Ha già qualche brano preferito?
Sì, suono moltissimo la chitarra quando sono con lui, oppure metto qualche disco. È incredibile perché ha imparato a battere le mani sui dischi che gli piacciono, e mi fa capire che li devo mettere. Appena un’ora fa abbiamo ascoltato insieme Nina Simone. E poi, aspetta, ti dico questa: la sua prima parola è stata "no", la seconda "mamma", la terza "papà" e la quarta… "chitarra"! Quando cammina per la casa muove le mani come se stesse suonando la chitarra! Anche mia moglie è una musicista, e il nostro bimbo è da sempre circondato da musica.
Credo che condividere e trasmettere le proprie passioni ai figli sia qualcosa di bellissimo. Ed è quello che stai facendo anche tu, con la musica. Magari il tuo bimbo un giorno farà l’ingegnere, chissà, ma amerà la musica quanto te…
Non lo forzerò mai a fare nulla, ma l’idea di poter condividere la passione che ho per la musica, e quello che mi regala, è proprio stupendo. Non importa che lavoro fai: puoi essere un ingegnere, ma anche un parcheggiatore e amare la musica, che è universale.
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Torniamo all’album: la mia canzone preferita è Audacious, perché ci dici di osare, di andare oltre le nostre paure. Ne ho parlato anche con Perry Farrell, la scorsa estate, che ha consigliato a tutti di buttarsi nelle cose, perché non c’è nulla da perdere, mai. Anche nel brano Audacious si sente questa necessità di lanciarsi in qualcosa: era l’idea iniziale?
Esatto: hai centrato il tema del brano. Nel ritornello parlo proprio di questa necessità, di fare qualcosa di grande, di buttarsi, perché è uno dei modi migliori per superare un momento difficile. Mi sono trovato spesso in una situazione simile, e fare un gesto audace mi ha aiutato e salvato.
I Franz Ferdinand, tra audacia e identità musicale immutata
Anche i Franz Ferdinand sono molto audacious, audaci. La vostra carriera è già molto lunga, e ora c’è un ritorno delle band. Vedete un po’ della vostra audacia nei gruppi di oggi? Penso ai Fontaines D.C., agli Idles…
È bello incontrare le band più giovani quando si è in tour, soprattutto quando mi dicono che hanno ascoltato i nostri album e che siamo stati di ispirazione. È successa la stessa cosa a me, nel passato! Speri sempre che la generazione precedenti riesca a nutrire la successiva. Hai ragione: la nostra carriera è lunga, il nostro primo album è uscito 20 anni fa. Credo sia importantissimo continuare a essere audaci, e non solo nel fare ancora musica, ma soprattutto musica di cui si è orgogliosi. Ogni artista dovrebbe essere così audace.
Non dev’essere facile trovare sempre nuovi stimoli, senza mai alterare la propria identità. I Franz Ferdinand scrivono e suonano da 20 anni, e la loro anima è sempre la stessa.
Hai centrato il punto: l’identità, e non aver paura di chi sei. Mi piace l’idea che chi ascolta questo disco sente la stessa essenza dei Franz Ferdinand del primo album. Essere un vero artista significa non aver paura di chi sei, non ti vergogni della tua anima. Ho visto molti artisti cambiare, o nascondere, la propria anima solo per seguire le mode e le tendenze musicali…Credo che fare questo sia un errore, perché distruggi la tua essenza, ciò che ti caratterizza.
La Scozia, tra musica e negozi di dischi (meravigliosi!)
Ma parliamo di Scozia: forse sono un po’ di parte, perché è una nazione che mi piace moltissimo, ma tanti artisti scozzesi sono amati in tutto il mondo. L’idea che anche i Franz Ferdinand facciano parte di questo gruppo, che effetto fa?
Mi fa molto piacere che ti piaccia la Scozia! È vero: ci sono tantissimi artisti scozzesi… ma noi stessi ci siamo ispirati ai musicisti che hanno iniziato prima di noi. E molte band sono proprio di Glasgow! Quando cresci in un ambiente e vedi che dei musicisti hanno il tuo stesso background, sicuramente hai voglia di buttarti anche tu in un’avventura simile.
E ci sono dei bellissimi negozi di dischi: Mono, a Glasgow, è uno die miei preferiti…
Mono! Lo conosco molto bene! È un negozio di dischi ma anche un bellissimo bar e molto di più: mi piacciono questi posti, perché diventano dei centri di aggregazione, dove si incontrano molti creativi. Sai, c’è un ragazzo che lavora a Mono, si chiama Michael, e parliamo di lui in una delle nostre canzoni! Quando passi, la prossima volta, chiedi di lui!
The Human Fear – Tracklist
1. Audacious
2. Everydaydreamer
3. The Doctor
4. Hooked
5. Build It Up
6. Night Or Day
7. Tell Me I should Stay
8. Cats
9. Black Eyelashes
10. Bar Lonely
11. The Birds