Missey, l'album La ricompensa della Mangusta è ricerca di equilibrio verso se stessi

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

Le canzoni raccontano una vita in una continua gara per raggiungere dei traguardi imposti, cercando di soddisfare questi standard anche quando atrofizzano la nostra personalità e la nostra capacità di critica. L'INTERVISTA

La ricompensa della mangusta è il primo album di Missey, all'anagrafe Francesca Sevi, un diario di bordo per raccontare un viaggio in un mondo immaginario dove la fantasia diventa la chiave di lettura per comprendere la quotidianità. Nelle undici tracce che compongono il disco, Missey affronta con toni ironici e fiabeschi il tema della ricompensa, intesa come limite su cui si basa la nostra società: viviamo infatti in una continua gara per raggiungere dei traguardi imposti, cercando di soddisfare  questi standard anche quando atrofizzano la nostra personalità e la nostra capacità di critica.

Francesca partiamo dalla storia di un album molto atteso. Come sono nati i brani e in cosa ti affascina la mangusta che seppur piccola è aggressiva e ha il coraggio di uscire dalla tana, anche solo per nutrirsi?
La mangusta è una specie sulla quale ho preso paginate di appunti prima di sceglierla come la trascinatrice del concept. Rappresenta molto bene la posizione che assumiamo nella contemporaneità folle: è in piedi, dritta e in allerta, e mi ci riconosco. Il disco è un percorso con toni fiabeschi, la mangusta esce dalla tana e scopre che ce ne sono tante come lei, sono fragili e a rischio per cui tendono alla socialità.La mangusta, inoltre, è resistente al veleno dei rettili e questo mi ha fatto riflettere: abbiamo grosse debolezze e maschere e io voglio dimostrare a chi non trova un posto nel mondo che perfezione ed errori costituiscono la similarità tra cobra e mangusta e attraverso quegli elementi si creano socialità inattese.

Il riflesso alle tue spalle che ti guarda sempre è inquietudine o protezione? E di cosa non deve più convincerti?
La Mangusta nell’album non nasce come una intro. Anni fa fui convolta in un progetto che riguardava Zombi 2 di Lucio Fulci: mi sono affezionata a quello che ho scritto e ci ho visto cose diverse. La paura che ci frena è anche mancanza di fiducia. Ora quando apro gli occhi e mi guardo intorno, mi accorgo che non sono sola e tante cose non le vedo, a volte, per mancanza di fiducia.

Lamine è una canzone di smarrimento, di tracce occultate, una canzone senza speranza. Poi alla fine arriva quella mano tesa: che è successo nell’ultimo verso? È un po’ come un film che si rivela all’ultima scena o un libro che all’ultima pagina svela la sua essenza.
La canzone narra in modo esplicito la storia di due persone di cui una è senza speranza e si sente debole e chi le sta affianco perde energie. Rischiamo di essere più dipendenti e fa male a noi e a chi ci aiuta. Si parte dal rinfacciare e nella seconda parte ci sono le scale per risalire ma posso percorrerle solo io: il messaggio è "so che ci sei ma fammi andare da sola e prima o poi ci reincontreremo".

I campi di fragole di Raccontarsi Favole mi hanno condotto a Strawberry Fields Forever dei Beatles: quel testo diceva che è facile vivere con gli occhi chiusi fraintendendo tutto ciò che vedi. Anche i tuoi campi di fragole non hanno via d’uscita. Perché le fragole sono dolci ma melanconiche?
Il riferimento ai Beatles c’è ed è molto sonoro, per questo i campi sono melanconici anche da quel punto di vista, hanno elementi tra voci e strumenti che richiamo i Beatles e i Beach Boys. Poi c’è l’illusione dei cartoon di Yellow Submarine: per uscire dai campi nella burrasca scelgo cose immaginarie.

A proposito di favole: quale è la tua preferita?
È molto strano ma ascoltavo sempre la favola di Dumbo che è trovare una chiave per dare una nuova vita alla personalità. L’immagine dal difetto delle orecchie che fanno volare è emblematico. In adolescenza mi chiamavano faccia di mangusta e nel disco c'è una accettazione anche a livello fisico delle mie potenzialità, qualunque cosa fossi.

Eccoci a Kurt Schwitter che considerava Merzbau, titolo del tuo pezzo, l’opera della sua vita: quella di Hannover e quella norvegese sono andate distrutte, è rimasta quella inglese. La sua ribellione è stata uscire dalle Accademie e spostarsi nel quotidiano. È anche la tua? Perché dici di non sapere fin dove spingerti?
È ribellione, è espressione della libertà di qualcuno contro gli stereotipi. Sono cresciuta a contatto con canoni ai quali mi sono piegata senza compromessi per fare contente persone a me care. Per come sono fatta io mi lascio trasportare dall’emotività, dall’ansia di non deludere e di non fare soffrire. Merzbau parla dei legami che vogliamo tenere insieme e poi ci lamentiamo di quanto non restiamo in equilibrio con noi stessi.

Diogene girava per le strade di Atene con una lanterna cercando l’uomo, tu raccogliendo gli ultimi fiammiferi e prima di spegnerli sulle mani, cosa cerchi?
Autenticità e dialogo sono le cose che più mi hanno aperto la mente in molte situazione della mia vita. Crescendo di rischi di perderli.

Il Piccolo Chikorita che “oscillava come foglia” è un richiamo al personaggio dei Pokemon, un brano di spaesamento secondo me, dove parli anche di Fomo. Perché questo titolo se vorresti essere Caterpie? O Drago, il più offensivo della famiglia?
L'ho scelta per il titolo è perché due anni fa c’era un pezzo con riferimento a Pokemon Drago. Caterpie è un pokemon resiliente. Il disco è cosa vorremmo essere e cosa siamo. Per un periodo mi sono sentita un drago, oggi abbiamo tante sovrastrutture. In situazioni offline rimango sulla soglia, non sono un drago, ma sono tenera, la tenerezza ho cercato di combatterla invece mi rappresenta.

Alla fine possiamo dire che il “cuore che gioca a tirar la fune tra merito e colpa” ora sta dalla parte del merito?
Sì, anche se è sempre un lavoro giornaliero, scriverlo è stato un atto di coraggio e sono in una fase più di merito che di colpa.

Che accadrà nelle prossime settimane?
Ci sarà la prima data invernale al Biko a Milano il 30 novembre. Per la prima volta suonerò in full band con i guest dell’album. È stato articolato da organizzare, parla di come si esce dall’isolamento mettendosi in discussione e dunque il concerto sarà un mettere in discussione e un mettere in condivisione. Poi il grosso del tour arriverà nel 2025.

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