Erica Mou, l'album Cerchi: “Le canzoni sono la scatola nera della vita”
Musica Credit Alessandro AllegraL’artista pugliese riannoda i fili della vita attraverso il concetto della circolarità. Che non sempre è perfetta ma sempre è salvifica. L’INTERVISTA
Cerchi è il nuovo album di Erica Mou, il settimo della sua discografia. Composto da undici tracce, l'album descrive un cammino di crescita e scoperta, che inciampa nella circolarità del tempo, un cerchio che non si chiude mai completamente ma in cui eventi e relazioni si ripresentano simili trovandoci diversi, in una profonda riconciliazione con sé stessi.
Erica partiamo dalla storia dell’album e da Cerchi che non si chiudono mai perfettamente. Sono un po’ come quelli nell’acqua che vanno a sparire?
L’immagine è perfetta per quello che volevo raccontare, l’idea di una circolarità che non trova mai una fine ma un nuovo inizio. Mi vengono in mente anche in cerchi degli alberi che si inglobano.
Quali sono le leggi dell’universo nelle quali credono le mamme?
Il segreto sulla differenza tra coincidenza, destino e fato, loro lo distinguono meglio degli altri. Mia madre non era credente ma aveva una devozione verso la natura, la bellezza e l’inesorabilità delle leggi dell’universo dove la vita e la morte dialogano.
Mani d’Ortica è una canzone che trasuda di dolore. Oggi puoi dire che quelle mani d’ortica non esistono più?
La estirpi ma come niente possono tornare. Il giardino va curato con attenzione altrimenti le ortiche riappaiono.
Ascoltando Sedimenti la sensazione è che in alcune fasi della vita è meglio dimenticarsi chi siamo: è così?
Accade. Il rischio di tradire quello che sei o vorresti essere perché ti conformi alle leggi della società c’è. Parlo del passaggio dai 20 ai 30 anni con le pressioni sociali che ti cadono addosso: quello che è raggiunto, quello che manca…insomma la complessità di un passaggio di era.
“La stabilità è un inganno” è lo specchio dei sentimenti inquieti che non trovano una casa e vagano nomadi?
Sì ma anche lo specchio dell’idea che a un certo punto devi raggiungere uno stato di equilibrio ma non in una stabilità canonica.
“L’altra sera alla festa del santo mi hai detto ti amo e non ti ho sentito”: ti è capitato qualche volta nella vita il contrario, ovvero di dire tu ti amo senza essere ascoltata? Se sì ci pensi con rimpianto o quello era il destino?
Mi è successo ma la questione è se non sono stata ascoltata o ha fatto finta di non sentirmi.
Pensi sempre che la refurtiva sia il futuro? E chi è che può rintracciarti e chiederne la restituzione?
Nessuno. Ma è il domani il bottino da portarsi a casa. Qui c’è una circolarità geografica oltreché emotiva sulla quale poi torni con una maturità diversa.
Ti capita spesso che le parole si incaglino?
E’ un tema di tante mie canzoni. Ma è pure un esercizio del diventare adulti quando accorci il tempo tra quello che senti di dover dire e quello che dirai.
Amare il vento è una follia salvifica? E’ volere bene prima a se stessi? O è paura di quel futuro che è una refurtiva?
E’ una consolazione salvifica, è un inganno a se stessi ma essendo consapevoli dell’inganno.
Piccola Vita è la ninna nanna per tua figlia Bianca?
E’ un dialogo con lei prima che esistesse. E’ quasi un chiederle se vuole nascere o no.§
Per altro è interessante vedere come in Madre sei figlia mentre in Piccola Vita sei mamma: un domino affettivo speciale.
Questo disco è tutto un domino. Dove comincia la nostra volontà? E dove il ricordo? Ricordo l’ultimo respiro di mia madre e non il primo e nella canzone me lo sono regalato. Piccola Vita è uno statuto di esistenza prima della vita. L’idea che possiamo decidere quando inizia la vita è una stupidaggine, ci sono sempre straripamenti.
Canzone per la Me che sono Stata è una preghiera laica: come nasce?
Nasce in modo prepotente, ero in una casa a Roma che mi hanno prestato amici. C’era una chitarra e la ho scritto pensando ai passi che mi hanno condotta a quel preciso momento capendo che ero una persona diversa dal passato. Come se la voce fosse la scatola nera di quello che ci portiamo addosso, l’impronta digitale dell’anima. Tutte la vita sedimentata nella voce e posso ritrovarla lì.
Alla fine possiamo dire che oggi davanti allo specchio che allunga e allarga sai come guardarti?
Proprio come guardarmi no ma so che quello che mi viene restituito non è la verità, è ingannevole. Non mi ci guardo neanche tanto in questo periodo. A metà giornata comprendo che non mi sono ancora affacciata su uno specchio, forse è legato a una maternità, ma sai cosa emani già quando ti svegli e come è riverberato.
Che accadrà nelle prossime settimane?
Abbiamo già un calendario di date, sono appena tornata dalle prove. Il disco lo ho arrangiato al teatro Petrella di Longiano, in Romagna. Il disco nasce sul palco e lì vuole tornare, ferma un momento live a proposito di circolarità. E’ come guardare una fotografia con i musicisti con i quali andrò in tour. Con me sul palco ci saranno Molla, Flavia Massimo e il fonico Fabio Cardone.