Il brano nasce nel ricordo di Davide Mingione, chitarrista mancato prematuramente nel 2022
IL VIDEO E' INTRODOTTO DA UN TESTO ORIGINALE DELL'ARTISTA
Dove non eri tu nasce da un viaggio in Indonesia, precisamente in un campo Toraja nell’isola di Sulawesi e da una armonica a bocca che porto sempre con me.
Il Toraja è un popolo che celebra la vita dopo la morte con elaborate cerimonie.
L’assistere ad uno di questi riti emotivamente coinvolgenti mi ha rievocato i momenti passati con l’amico Davide Mingione, seconda chitarra nella mia Band i Crabby’s dal 2017 al 2018, mancato prematuramente nel 2022.
Sono riaffiorati nella mia mente quei versi degli Alice in Chains, band tanto cara a Davide:
“Everyday it’s something
Hits me all so cold
Find me sittin’ by myself
No excuses, then I know...”
e, non saprei dire perché, mi è balenata in mente la prima strofa:
“Ci proviamo o restiamo in disparte non sai
ci stringiamo raccolti in un campo di eroi
gli rispondi sempre sai, quando ti sentirai, quando ti sentirai…”
Queste poche parole mettono in versi Davide visto dagli occhi di chi gli era amico ma non lo conosceva in realtà nel profondo, un ragazzo sicuramente molto sensibile, sempre pronto a sacrificarsi per gli altri passando spesso in secondo piano quando invece, ad esempio, aveva davvero un bel tocco e sapeva far suonare la chitarra molto bene con uno stile tutto suo, riconoscibile.
Nella sua ammirazione per Layne Staley, almeno a mia memoria, ci vedevo non poche affinità e l’evolvere dei fatti ha purtroppo confermato quella mia sensazione.
Il resto del testo parla appunto di questa voglia di evasione che forse un po' tutti oggi abbiamo, ma che in Davide era particolarmente evidente.
Probabilmente in questo viaggio si sono ricreate le condizioni perfette affinché mi giungessero i suoi ricordi in modo che io potessi tramutarli in musica e parole.
“Nella strada non trovi un cartello che ha
quella scritta che insegui da quando non hai
quel qualcosa che non c’è più che ti portava più in la
dove non eri tu, dove non eri tu”
Forse adesso questa strofa vi è un po' più “amica”, se pensate a Layne Staley e a quanto vi ho trasmesso dei miei ricordi su Davide.
Ognuno però può leggerci la propria voglia di evasione, quel cartello non è altro che una bussola che questa società sembra aver perso e sembra fare davvero tanta fatica nel cercarla, quando invece probabilmente non esiste più. È necessario uno sforzo che l’essere umano probabilmente non ha mai fatto durante tutta la sua esistenza, perché abbiamo raggiunto forse l’apice della nostra evoluzione e stiamo iniziando a “delegare” ad altre forme di intelligenza inesauribile. Si parla tanto di uscire dalla zona di comfort, io invece invito a vedere le cose sotto un’altra prospettiva, a riflettere sul fatto che è proprio a causa del nostro permanere nella zona di comfort che stiamo delegando ad altre forme di intelligenza la nostra creatività, la nostra vera essenza di essere “umani”. Non siamo mai stati così dentro la comfort zone come oggi, non credete? Stiamo ereggendo un muro fatto di mattoni virtuali e oggi dobbiamo appunto decidere se volgiamo modificare la nostra umanità, per sopravvivere dentro queste mura, o preservarla, fare uno scatto di reni intellettuale, per smantellare questi mattoni virtuali uno alla volta.
Come sempre i miei lavori hanno un significato celato dietro l’argomento trattato nel testo. Questa volta ho scelto di aprire da subito il cavallo di troia per far entrare tanti piccoli soldatini nella vostra mente. Così facendo la maggior parte perirà per strada, ma qualcuno sicuramente arriverà a destinazione.
Il brano è anche una piccola macchina del tempo che porta con sé il ricordo di Davide, l’amore per i viaggi ed un ritorno ad un arrangiamento con prevalenza di armonica e chitarra acustica, un format che ho già proposto in passato e che oggi consolida non solo il mio amore per il Blues ma soprattutto una influenza sempre più marcata del Folk di Bob Dylan.
Parlo di ritorno ad un arrangiamento marcatamente PoP/Folk perché l’ultimo brano è stato invece un vero tuffo nel mio passato da rocker. “Mattinieri del Tempo” pubblicato a marzo di quest’anno ha temporaneamente creato una rottura con il trend dei miei ultimi lavori, sentivo questa vena rock riaffiorare in me, probabilmente è solo la chitarra elettrica che periodicamente mi “richiama all’ordine”. “Dove non eri tu” riprende il fil rouge che guida questo mio ultimo periodo creativo.
Il videoclip è stato interamente girato in Indonesia utilizzando un semplice stabilizzatore a tre assi, tra Sulawesi, Bali, Komodo, Yogyakarta e karimunjawa, tra templi, natura e vita quotidiana di questo splendido popolo.
D’altronde tutto è nato lì, era giusto rendere omaggio anche a questo meraviglioso paese.