Manupuma, l’album Cuor Leggero: “La pioggia è taumaturgica, può rompere gli scudi umani”
MusicaConsacrata fin dagli esordi come una delle realtà più originali della scena musicale femminile italiana, questa artista torna con un progetto che include canzoni recenti e brani già registrati in passato, ripresi e ricantati per la nuova release. L'INTERVISTA
Cuore Leggero è il nuovo album di Manupuma, prodotto da Taketo Gohara. Dopo l’esordio che l’ha consacrata come una delle realtà più originali della scena musicale femminile, Manupuma, ovvero Manuela Bosone, torna con un album autoprodotto che include canzoni recenti e brani già registrati in passato, ripresi e ricantati per questa nuova release. Cuore Leggero è scritto insieme a Michele Ranauro, in arte De Maestro, musicista e produttore raffinato di stampo jazz, al fianco di Manupuma sin dagli esordi.
Manuela il titolo dell’album, Cuore Leggero, dice già molto di quanto sia stato liberatorio. Quindi ti chiedo quanto è stato difficile scriverlo e mettersi a nudo.
Difficile fino a un certo punto, è il disco che racconta di me, di come sono come artista. Anche usare brani diversi a livello vocale contribuisce a raccontare le mie sfaccettature. Sono libera e autoprodotta e quindi questa sono io tra teatro e musica.
Dell’album che il covid ha bloccato qui c’è qualche traccia, oltre a Nucleare, oppure sono tutte canzoni che ti raccontano nel post pandemia?
E’ rimasto Foresta Verde e poi dei provini già scritti che in studio sono stati aggiustati.
“La pioggia ha aperto meravigliose stanze”: tu dici che le hai dato il permesso di invaderti ma la pioggia non invade a prescindere?
Sì ma come tutti gli aspetti della natura, la nostra parte animistica sta nella natura per cui ti invade a prescindere ma qui lo fa in modo purificatore. La pioggia è taumaturgica e può rompere gli scudi umani.
A Chinatown ci si perde ma si vola anche più leggeri di un sogno: le hai trovata la luna…e la fortuna?
Un posto strano, da piccola non volavo ma andavo lì. Chinatown è integrazione culturale, è un luogo ameno, un angolo da sogno dove sentire sempre odori e sensazioni che aiutano a scrivere e creare.
in Neve ci sono le stelle con le quali parlare ma non salvano il desiderio: quanto la natura è ingannevole?
Molto perché non ha quello che abbiamo noi esseri umani, ovvero il giudizio del bene e del male. La natura prevarica sempre, è ingannevole ma se riesci a stringere un rapporto con lei anche strano arricchisce.
Vorrei è musicalmente il brano più anarchico. Testualmente ritroviamo la pioggia che vorresti non finisse più: simbolicamente cosa rappresenta per te?
E’ una preghiera laica, è un continuo cadere come la pioggia che poi evapora, va alle nuvole e ritorna sotto forma di pioggia. La pioggia che cade mi fa cavalcare un brano come questo dove l’ironia fa la sua parte e serve anche a tenere per le redini la natura che sovrasta. Qui emerge una parte di me eterea ma la mia ironia resta.
Se mangi pane e salame significa che corpo, testa e cuore sono già altrove?
Sì. Significa che ho condiviso cose condivisibili in maniera terrena, umana e divertente ma la mia testa è già altrove.
L’immenso volo che fa cuore leggero è salvifico oppure c’è il rischio che sia come quello di Icaro?
Salvifico perché questa canzone è scritta per il mio papà che non c’è più e questo è il volo che ho sentito che lui faceva. Lo ho accompagnato fino a un certo punto poi il volo la ha continuato lui.
Onde è l’essere in un posto dove non vorresti essere e perdersi nei propri pensieri: perché è così difficile dire di no e scegliere?
Come donna e bambina mi sono portata dietro l’idea di non essere all’altezza, di non darmi valore e questo porta a trovarsi in situazioni che non vorresti. L’ironia non mi ha sempre salvato ma la mia risata salva dall’anima turbolenta che ho.
Polvere ha una dedica speciale: oggi hai trovato il tuo mare calmo?
Assolutamente sì dopo tanto nuotare in un mare forza nove poi mi sono lasciata andare nella profondità e sono diventata un delfino.
In Petra parli di una amicizia che va oltre i rispettivi dolori. E’ questa la sorellanza che possiamo chiamare rivoluzione?
Sì, tutto nasce da questa mia amica brasiliana che vive in Italia: guardavo le sue foto e d’istinto ho scritto la canzone e lei, ascoltandola, ha trovato quello che stava vivendo. Bisogna tendersi le mani nel momento del bisogno e, aggiungo, c’è un femmineo in tutti che nell’uomo diventa la dolcezza dell’amicizia.
Che accadrà nelle prossime settimane?
Ora sto facendo promozione ed entro Natale voglio presentare l’album per poi costruire un live vero se il progetto piace: non rientro nel mondo Pop di quest’epoca e cerco spazi.