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Marco Castello in concerto: "Mettermi in proprio è stata la mia scelta migliore"

Musica

Fabrizio Basso

L'artista siciliano ha fondato una sua etichetta, Megghiu Soli, è gira l'Italia raccontando la vita attraverso i brani, criptici, ironici e surreali dell'album Pezzi della Sera. Ospite del Be Alternative Festival ha detto: "E' il Festival più bello". L'INTERVISTA

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Correre da soli e vincere. Non dico facile ma dare scacco matto al sistema non è semplice. Marco Castello, protagonista della seconda gionata del Be Alternative Festival sul lago Cecita, luogo magico della Sila Grande, lo ha fatto. Ha una sua etichetta, che si chiama Megghiu Suli, e che potrebbe diventare una factory, e gira l'Italia raccontando il suo album Pezzi della Sera che tra ironia, disincanto e surrealismo declina le nostre giornate. Preservando quel po' di mistero che tanto sarebbe piaciuto a Maigret. Sul palco con Marco Castello ci sono Giuseppe Molinari, batteria, Daniele Bronzini, chitarra, Leonardo Vassalona tasietere e synty, Stefano Ortisi sax, Bruno Tommasello, sax, e Lorenzo Pisoni al basso.

Marco torni per la seconda volta al Be Alternative Festival: perché è così speciale?
Magari fossero tutti così, siamo già stati qui ad aprire i King of Convenience. Poi c’è l’aspetto emozionale: tutta la mia infanzia la ho passata in queste zone, fino ai 14 anni, con i miei genitori e altri amici. Sono super elettrizzato, è il festival più bello d’Italia!

Marco partiamo da Pezzi della Sera e dalla scelta di essere indipendente.
Raccoglie canzoni nate tra il 2020 e il 2023, all’inizio ero parte di un sistema e non ero molto soddisfatto di come ero gestito, troppi artisti e troppe gerarchie. Mi sono stancato di aspettare il mio turno. Mettermi in proprio è stata la scelta migliore della mia vita. Non servono infiniti soldi e se non lavori è inutile spenderne. Ho prodotto, mixato io l’album e lo ho masterizzato a Napoli da un amico. Sono uscito prima col vinile che in digitale perché non avevo la distribuzione. Poi ho scelto di muovermi da indipendente anche come booking. Il messaggio è: non ti serve qualcun altro.

Il nome che hai dato alla tua etichetta non lascia spazio a interpretazione: in futuro la vedi come factory artistica?
Sto scrivendo un progetto per partecipare a dei bandi e sogno di avere un rudere in campagna e sistemarlo per residenze, concerti, studio…insomma di gestire tutta la filiera musicale.

Mi spieghi il senso di Beddu? Mi ha colpito la seconda strofa dove domina la parola solo: getti luci sulla terra, senza specchio non ti vedi e aspetti gli amici.
Gioco sul concetto di soli e sole…è un miglior sole. E’ il sole che parla ed è come se guardasse la terra dall’alto che si fa bella per lui. Gli amici ci sono perché erano tutti in Messico mentre io non ho potuto aggregarmi per il covid e aspettavo che tornassero.

“Se ti ha fatto bene nessuno qui si è fatto malе” dici in Dracme: è il consiglio di sapere scegliere solo quello che ci fa stare bene?
Il consiglio è di non preoccuparsi troppo su qualcosa, l’invito è di fare qualcosa che può darci piacere e bellezza purché non faccia male a nessuno.

Visto l’apprezzamento per Pezzi della Sera e il successo del tour ti senti “all’altezza dell’empireo dei risolti sangue blu”?
Tante volte ho osservato un mondo che mi sta sopra e lo ho guardato attraverso un pavimento trasparente. Gli irrisolti sono quelli che vivono al di sopra della quotidianità e stanno nell’empireo.

Che le privilegiate in paradiso non indossano le mutandine è una certezza, un desiderio o una speranza?
Non so se voglio andarci in paradiso ma che non indossino le mutandine è una bella cosa sempre.

Narrazione è la canzone più politica dell’album almeno per me: la musica può cambiare il mondo oppure resterà sempre una cura palliativa?
Dipende con che intento si fa. Mi spiace che si faccia per lo più nell’industria per fini commerciali. La performatività e i messaggi vengono strumentalizzati, riceviamo messaggi politici commercializzati mentre servirebbe una coscienza critica. Diffido da chi parla di questioni sociali e fa pure pubblicità.

Melo è una canzone cinematografica per le immagini ma nella sua essenza racconta di una assenza: temi le sirene che abbagliano con gli occhi blu o le rifuggi? E per amore sei pronto a sacrificare un pezzetto del tuo meglio?
Parla di una questione personale che non desidero approfondire, ti dico solo che è un racconto dal punto di vista di un cane. Dipende da quanto è l’amore, nella prospettiva del brano c’è un accanimento in un rapporto morboso.

Alla fine possiamo dire che oggi hai sempre il tuo panino quotidiano?
Il panino e la vagina…assolutamente sì.

La zia continua a chiederti quando vai a Sanremo? Tu rispondi sempre chissà?
Adesso rispondo di no. Ma ogni tanto ci prova.

Che accadrà nelle prossime settimane?
Prossime settimane…viviamo all’oggi. Facciamo al meglio tutto in un margine di tempo controllabile. Sarò in tour fino al 27 settembre e intanto scrivo.

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