Cristiano Godano: "Il nostro concerto è scambio di energia senza cedere alla nostalgia"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

Credit Aldo Torchia

Il frontman dei Marlene Kuntz racconta questo periodo fantastico suo e della band in occassione del concerto al Be Alternative Festival. L'INTERVISTA

I festeggiamenti dei 30 anni di Catartica, il disco d’esordio dei Marlene Kuntz, e diventato una vera e propria pietra miliare nella storia della musica italiana continuano. E una delle tappe che, come Catartica, resterà nella storia è quella del Be Alternative Festival, già ribattezzata il concerto sul lago in quanto si è svolta sulle suggestive rive del lago Cecita sulla Sila Grande nei pressi di Camigliatello, e inserita nel format Be Color, realizzato in co-produzione con l'altro Festival calabrese Color FestCristiano Godano, Luca Lagash, Riccardo Tesio, Davide Arneodo e Sergio Carnevale fanno rivivere “in volo libero sugli anni andati ormai” tutta la potenza di quel periodo che ha fatto la loro storia e quella del rock italiano.

Portiamo la storia dei Marlene e di Catartica sulla Sila: che impressione avete di questo posto ma del viaggio che avete iniziato il 12 marzo da Livorno.
La location è straordinaria, è un elemento di suggestione in più siamo seduti praticamente su una spiaggia con la musica dietro, non per tutti è così. Appagante il nostro tour, la gente ci accoglie con affetto senza scivolare nella dimensione nostalgia. Ci divertiamo e prendiamo la carica, c’è una energia straordinaria.

Come è cambiata la scaletta nei mesi? Come percepite l’accoglienza al vostro vomitare onde di parole?
In nulla è cambiata, è sempre la stessa e più sogniamo più stiamo bene. Poi certo c’è la consapevolezza che altre realtà artistiche hanno una attitudine diversa.

Sono anche i 35 anni dal primo concerto: era il 13 maggio del 1989 al Parco Monviso di Cuneo. Cosa resta di quello spirito?
Ci sono oltre trent’anni di esperienza in più e una maggiore capacità di gestire le cose. All’epoca eravamo più imbranati e incuranti della forma.

Per restare in M.K. c’è quel reiterato Hey Critichino che fa pensare: trent’anni fa era una categoria ristretta, oggi grazie ai social è un’orda barbarica: E’ per voi fonte di inquietudine questa diffusa abitudine di criticare tutto?
Quelle tendenze a criticare le abbiamo recepite con fastidio fin dall’inizio, cioè dai primi anni del nuovo millennio, c’è stato un cambio registro da parte di chi dietro lo schermo la spara grossa col senso di impunità. I musicisti sono esseri umani e mai quel tipo di critica la abbiamo percepita come costruttiva.

La vostra etichetta si chiamava Consorzio Produttori Indipendenti e già allora era una rarità. Oggi esiste ancora la musica indipendente?
Probabilmente sì perché farsi da soli i dischi è meno dispendioso. Ma crearsi un percorso oggi è una scommessa difficile.

Nuotando nell’Aria è la prova che anche i Marlene scrivono canzoni d’amore: cosa resta di quegli odori d’amore nella mente nella stagione di Tinder?
Da giovane ho parlato d’amore, allora era più canonizzato, quegli odori li davo per scontati e li gestivo con un romanticismo che ora è più temperato.

“Scopriti essere umano in quanto tale” dite in Mala Mela: oggi quale è il valore morale di un verso così semplice ma anche così impossibile?
I social non c’erano, certi valori erano più radicati. Ci stiamo abbruttendo, i social favoriscono il degrado; una testo così non scriverei più…forse.

Trasudamerica è il brano della nostalgia: quanta ve ne è arrivata addosso da quando è nato il progetto del trentennale?
Non lo sono, leggo quello che dicono, mi interessa entusiasmarmi. Non rivango il passato. La vita procede verso il tramonto.

“Resto solo io con la gioia che mi do” è, riletta oggi, la riscoperta del sé o una anticipazione dell’isolamento 2.0?
La seconda no; molti pensano sia un inno alla masturbazione mentre è una paturnia esistenziale di un giovanotto che si ritrova ubriaco e disilluso e racconta lo scoramento da sbornia. La canzone ha comunque una vena romantica.

Per come va il mondo oggi perché non mettere in scaletta Pornorime, fra dee sull’altare, farisei dell’indie rock e anti-sbrodoline snob? Per me è uno dei vostri pezzi più attuali.
Sta canzone la avremo fatta due volte dal vivo in tutta la vita. Non puoi sapere il destino delle canzoni, la piega che prendono: questa non è andata.

Il progetto Karma Clima avrà un seguito?
Non ci abbiamo ancora pensato.

Siete partiti, a febbraio con contenuti inediti tipo Fine della Danza: sono in arrivo altre sorprese o progetti nelle prossime settimane?
Porto avanti un progetto con Alessandro Asso Stefana, il chitarrista di Capossela, e suoniamo Neil Young. Poi sono a teatro con Telmo Pievani. In autunno arriverà mio disco, ho il libro, Il Suono della Rabbia, da promuovere. E stiamo pensando, come Marlene, a una roba particolare per fare ancora festa.

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