Deep Purple, ecco l’album "=1", Ian Gillan: "Siamo e resteremo ribelli". L’intervista

Musica
Valentina Clemente

Valentina Clemente

Foto di Jim Rackete

I Deep Purple tornano con un nuovo album, il primo con il chitarrista Simon McBride dopo l’addio di Steve Morse. Ecco "=1", tutto è uguale a uno: in un mondo così complesso, in cui ogni cosa è complicata, è bene ricordarsi che tutto si può risolvere con una semplice equazione. “Ma attenzione: questa non è un'operazione nostalgia”, ci racconta Ian Gillan. "Il segreto è rinnovarsi continuamente, e sentirsi liberi di farlo, proprio come possiamo fare noi. Me l'ha detto anche Luciano Pavarotti!". La nostra intervista

Non amo molto preparare delle domande prima delle interviste: preferisco sempre farmi guidare dal legame che si instaura con l’artista, non appena iniziamo a chiacchierare. A volte è più semplice, in altre occasioni lo è stato meno, ma è pur sempre un modus operandi che preferisco. È più spontaneo e mi ha sempre regalato degli aneddoti interessanti, e non solo a livello professionale. Con Ian Gillan, però, avevo scritto note e appunti: sapevo che avrei incontrato una leggenda della musica, e non volevo farmi cogliere impreparata. I Deep Purple non sono una band che ha definito la mia generazione, certo, ma per chi è appassionato di musica ascoltare la loro musica è necessario e imprescindibile. Non c’è storia. Le loro canzoni fanno parte della cultura musicale, e una band come i Deep Purple, oltre all’ambito strettamente artistico, è riuscita a lasciare il segno ovunque. Quando iniziamo a parlare mi rendo subito conto di una cosa: che tutto quello che avevo preparato non serve. O meglio: dal primo istante della nostra chiacchierata capisco che l’intervista farà un percorso diverso rispetto a quello che avevo previsto. Non sono una persona che ama pianificare troppo, e anche in questo caso so che lo spirito di avventura sarà il filo rosso dei nostri 20 minuti insieme. Ian Gillan mi ha raccontato di quanto sia importante essere ribelli, oggi: con "=1", il nuovo disco dei Deep Purple, ci ricorda quanto sia essenziale trovare la semplicità in un mondo sempre più complicato. Essere ribelli è anche questo. E poi gli aneddoti che lo legano a Luciano Pavarotti, la paura degli artisti di oggi di esporsi, e molto altro ancora. Rock & Roll is not dead, no

"Il processo creativo? Lo stesso dal 1969: sala prove, jam e poi al pub"

Equals One, tutto è uguale a uno. È un significato che associa a ciò che la lega ai Deep Purple, che dopo tanti anni sono ancora qui, a suonare insieme? E com’è stato tornare in studio per fare musica con tutta la band?

Partiamo subito dal ritorno in studio e com'è il processo creativo. Lo schema è molto semplice, ed è lo stesso dal 1969, quando io e Roger Glover ci siamo uniti al gruppo. Percepiamo l’energia e il bisogno di fare musica. Il momento è giusto: è una di quelle cose per cui veramente senti che quello è il momento giusto... quindi ci prenotiamo una sala prove, e facciamo quella che chiamiamo la prima sessione di scrittura, che generalmente dura una settimana o dieci giorni.  È come andare in ufficio: iniziamo normalmente tutti i giorni a mezzogiorno, facciamo jam il pomeriggio, ci fermiamo alle sei e poi andiamo al pub, e mangiamo qualcosa. Penso sia un processo naturale vista la storia della band e rispettoso della diversità dei membri originali, che spaziano dalla composizione orchestrale jazz, rock’n’roll, blues, musica soul, folk e così via.  C’è molta forza e sostanza nelle nostre jam session, perché tutto viene dal cuore. È quello che accade quando una band si trova per suonare, e poi improvvisando ogni tanto salta fuori una piccola idea: può esserci un ritmo, potrebbe essere una struttura isolata, un riff …tutto ciò che cattura davvero l’orecchio. Lo mettiamo da parte, qualche giorno dopo ci torniamo e sviluppiamo quell’idea, che poi potrebbe diventare una canzone. Ripetiamo questo processo e, normalmente, alla fine della prima settimana o della seconda sessione abbiamo circa trenta o quaranta idee. Poi le riduciamo a un numero gestibile e iniziamo a concentrarci sulle idee migliori, quelle più compatibili con il mood del momento. E da lì parte tutto. La terza sessione è una di arrangiamento: scegliamo per bene il materiale, gli diamo una forma, lo impariamo e andiamo in studio di registrazione per suonarlo tutti insieme.

Il significato di "=1" e l'importanza di essere ribelli

Il titolo dell’album "=1" rappresenta il nucleo da cui tutto è iniziato. Non puoi scrivere canzoni così a caso: dev’esserci qualcosa che le unisce, e non necessariamente da un punto di vista concettuale. Musicalmente devono avere tutte lo stesso mantra. Una mattina stavo impazzendo per capire quando passare nel traffico, tra semafori e motociclette. Volevo dimostrare a queste macchine che sono un essere umano, ma sono rimasto spaventato dalla velocità e l’automatismo di tutto. Ho pensato: questa cosa deve finire! Ma ovviamente è troppo tardi: siamo già arrivati al punto di non ritorno. E questo mi ha fatto pensare alla complessità di ogni azione che prima era semplice e ora è difficile, come andare a fare la spesa. Guardi la vetrina di un negozio e non vai più a fare acquisti, devi fare incastri, salti mortali per riuscire a fare qualcosa, devi dimostrare chi sei. Non puoi semplicemente comprare qualcosa. Sei obbligato a pagare le bollette, devi per forza farti una famiglia ed è così innaturale, demoralizzante e stupido. Questo album è un esercizio di semplificazione: ho scritto un’equazione, inutile ed eccessivamente complicata. Era lunghissima, pomposa e sciocca. Ma alla fine il risultato era 1. E questo era lo scopo: arrivare a 1. Bastava scrivere 1 = 1. Poi ho immaginato uno scienziato pazzo intento a scrivere questa inutile equazione su una lavagna…Ebbene, io conosco un matematico così matto da risolverla davvero. Il risultato? Senza senso! E questo è stato per me è stato di grande aiuto per scrivere le canzoni del nuovo album. In questo modo mi sono sentito di nuovo un ribelle, un ribelle contro il sistema. Da ragazzino mi ribellavo al vecchio sistema. Adesso non sopporto il nuovo e faccio di tutto per combatterlo.

 

SEATTLE, WASHINGTON - SEPTEMBER 11: Singer Ian Gillan of Deep Purple performs live at the Paramount Theatre on September 11, 2019 in Seattle, Washington. (Photo by Jim Bennett/Getty Images)

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"Perché gli artisti non prendono posizione in politica? Paura"

I Deep Purple non hanno mai avuto paura di prendere una posizione, musicalmente e politicamente. Perché oggi questo non accade? Cos’è cambiato, secondo lei?

Rispondo con una parola: paura. È semplicissimo. Per paura. Solo paura. Per un migliaio di anni abbiamo vissuto sotto un sistema di legge e ordine. E durante la mia vita si è trasformato in un sistema di regole e regolamenti, che sembra simile ma sostanzialmente è diverso. Ora, se non ti conformi, non puoi funzionare. Sei sbattuto fuori, cancellato, fuori dai giochi. Prima avevo dei soldi in tasca, uscivo e potevo fare tutto che volevo rispettando la legge. Ma adesso devo adeguarmi per forza al sistema ed è un altro paio di maniche. Finché hai la mia età, non importa. Ma quando sei giovane e hai tutta la vita davanti a te, è un problema perché ti può distruggere la vita. Basta solo che qualcuno dica che non stai eseguendo gli ordini. Come quando un cane chiede del cibo: se si comporta male, non gli dai da mangiare. Questo è un esempio estremo, ovviamente, sto solo sdrammatizzando perché vedo comunque molte persone felici intorno a me. È impossibile fare qualsiasi cosa a meno di adeguarsi al sistema. Non vorrei essere così negativo, ma penso davvero che la situazione sia piuttosto grave.

"Il segreto? Trovare sempre nuovi stimoli. E Pavarotti su Smoke On The Water mi disse che..."

I Deep Purple non sono mai nostalgici. Come riuscite a tenere la nostalgia nel cassetto, per poter essere sempre potenti e attuali con la vostra musica? Non oso nemmeno immaginare quante persone vi chiedano di suonare Smoke on the Water ai vostri concerti…

Penso che il segreto sia dare sempre nuove sfumature alla tua musica. E ci sono molti modi per riuscirci. Come prima cosa, facciamo un concerto in una città differente ogni sera. Il pubblico cambia sempre e anche se le persone sono dei fan, l’atmosfera che si crea è comunque sempre nuova. Seconda cosa: proprio per questo, mentre suoniamo ci viene voglia di esplorare. Per esempio, quando ho collaborato con Luciano Pavarotti abbiamo spesso parlato insieme di musica. Mi disse una cosa che ricordo molto bene: “Ian, sono un po’ invidioso. Ti ho sentito cantare Smoke On The Water sei volte sempre in modo diverso. In alcuni momenti sei più intenso, in altri più soft. Fai cambiamenti sottili ma ogni volta è leggermente diverso. Ti invidio molto!

 

Nel mio mondo, se provo a cambiare anche una scintilla dell’emozione, dei tecnicismi, di una qualsiasi aria rispetto all’originale, vengo letteralmente crocifisso da critici e fan. L’aria deve essere cantata esattamente come l’hanno sentita la prima volta. Mentre tu sei libero di interpretare la musica e cogliere ogni momento!”

 

 

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La tracklist di "=1"

Side A
1. Show Me
2. A Bit On The Side
3. Sharp Shooter
4. Portable Door


Side B
5. Old-Fangled Thing
6. If I Were You
7. Pictures Of You
8. I’m Saying Nothin’


Side C
9. Lazy Sod
10. Now You’re Talkin’
11. No Money To Burn


Side D
12. I’ll Catch You
13. Bleeding Obvious

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