Al Di Meola racconta "Twentyfour", il suo nuovo album: "Testimonianza di creatività"

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Valentina Clemente

Valentina Clemente

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Un nuovo album nato durante la pandemia, iniziato come un semplice progetto artistico che poi si è evoluto in un qualcosa di grande. Non un disco, ma ben due, in cui il chitarrista di fama internazionale ha raccontato, attraverso le sue note, le sfide del tempo che abbiamo attraversato e che attraverseremo. Con una dedica speciale alla figlia, un brano improvvisato alla chitarra mentre la piccola danzava. Abbiamo incontrato Al Di Meola, e ci ha raccontato “Twentyfour”, e di molto altro ancora. La nostra intervista

Al Di Meola è un musicista vecchio stile: è uno dei pochi che scrive la sua musica con carta e matita. L'ha raccontato nella nostra chiacchierata, in un pomeriggio di luglio, quando mi ha parlato di come ha dato inizio a Twentyfour, il suo nuovo album. Dobbiamo tornare indietro di qualche anno, al periodo della pandemia: il musicista, per trovare riparo dalle tragiche notizie di cronaca, sceglie di rifugiarsi nella musica, e inizia a comporre. E realizza un doppio album, tante erano le melodie composte negli anni bui del Covid, in cui non si poteva viaggiare e fare concerti. Un doppio progetto che racconta al meglio l’evoluzione artistica di Al Di Meola, che si conferma un musicista da mille e una notte.

Ecco "Twentyfour", il nuovo progetto di Al Di Meola

Al, parlavo con un mio collega poco fa e mi diceva che ha un sacco di suoi dischi. Le porto i suoi saluti e ho anche una domanda da parte sua: com’è il nuovo album?

Sono felice di questa nuova creazione: è un progetto a cui ho lavorato per quattro anni. Avrei voluto uscisse molto prima, ma non c'erano pressioni o richieste da parte della mia etichetta discografica e mi sono preso tutto il tempo necessario per creare. Siamo in un’altra era musicale adesso: ci sono meno negozi di dischi, tutto viene pubblicato online, e c’è molta più fretta. Questo album per me rappresenta un’evoluzione.

Un doppio album nato durante la pandemia

Mi racconta un po’ di più di questa evoluzione, e delle influenze musicali presenti in Twentyfour? Nella sua carriera ha attraversato molte Ere (una parola che usiamo molto in questi ultimi giorni, anche grazie a The Eras Tour di Taylor Swift), ha collaborato con tantissimi artisti, ma ha sempre trovato qualcosa di nuovo. Che è quello che troviamo anche in questo nuovo album…

All’improvviso, del tutto inaspettatamente, abbiamo dovuto affrontare qualcosa di mai visto prima: l’emergenza Covid. Siamo rimasti chiusi in casa, senza poter viaggiare per molto tempo, e le notizie peggioravano di giorno in giorno. Per staccarmi dalla cronaca giornaliera, che mi stava consumando troppo, andavo in studio proprio per fuggire dalla realtà. L’unica cosa che mi ha aiutato in quel periodo così difficile è stato leggere e scrivere musica, con una matita. Mi sono concentrato su questo. Ho pensato che potesse essere una buona idea continuare il format della chitarra acustica. Ho chiamato la casa discografica e detto: “Visto il lockdown per il Covid, posso lavorare a un disco, ho il tempo per farlo!” Quindi ho iniziato a scrivere questo album con l’obiettivo di suonarlo anche dal vivo, ma per me, da solo. Volevo fare dei concerti più intimi. Proprio perché era impossibile viaggiare…La discografica mi diceva che non c’era fretta, mi hanno dato tutto il tempo di cui avevo bisogno. Alla fine ci ho messo quattro anni e sono nati due dischi! Poi mi sono detto: chissà se avranno voglia di pubblicarli tutti e due, magari ne usano solo uno…ma quando ho comunicato questo doppio progetto sono stati tutti entusiasti, felicissimi. E non me l’aspettavo! Per ascoltare un disco serve molta attenzione, figuriamoci due. Ma a loro è piaciuta questa idea.

 

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L'importanza del tempo

Quanto prezioso è il tempo, oggi, per un artista? Viviamo in un mondo che va veloce e spesso, proprio per gli artisti, non c’è abbastanza tempo per fare tutto…

Il periodo in cui ho scritto questo disco è stato il primo, nella mia carriera cinquantennale, in cui non dovevo fare valigie, andare all’aeroporto, fare interviste per i concerti dal vivo, e spostarmi in continuazione. Sono rimasto a casa ed è stato bello non dovermi muovere così tanto. Il mio obiettivo, con questo album, non era farne un successo commerciale: volevo creare arte. Non avevo il budget per una produzione importante, così ho usato parte dei miei soldi perché volevo realizzare le mie idee, la mia visione. Non so se questo sarà il mio ultimo album: ne ho realizzati 34, e sono molti. Questo disco, però, è diverso rispetto ai precedenti: tempistiche e spazi diversi, e mi sono serviti cinquant’anni per arrivare a questo punto e riuscire a realizzarlo. Quando l’avevo quasi terminato, il mio coproduttore ha pensato che avrei dovuto aggiungere un’orchestra. Così sono venuto in Italia per registrare. Insomma: c'è tanta musica, e non per tutti.

 

Lei è molto legato all’Italia, e non solo per le sue origini. Ha collaborato con molti artisti italiani e torna sempre qui, anche per suonare…

Sì, assolutamente. Sono stato in più occasioni nel paesino dove è nato mio nonno, ma io e mia moglie abbiamo anche una casa a Capri, dove organizziamo degli incontri in cui io suono e ci sono tanti appassionati di musica, e i miei fan. 

Il ruolo dell'intelligenza artificiale, la dedica alla figlia


E cosa pensa dell’intelligenza artificiale? Cambierà il modo in cui gli artisti scriveranno la loro musica?

È possibile, certo. Non so come si possa fermare la tecnologia dall’evolversi, è tutto così nuovo e a me ancora troppo sconosciuto. Un po’ come quando abbiamo visto l’avvento di Internet: nessuno sapeva nulla. Un anno fa mi hanno mandato un video di Donald Trump che cantava musica country: era fatto con l’intelligenza artificiale, così perfetto tanto da sembrare vero. Ed era solo un anno fa! Proviamo ad immaginare cosa potrebbe accadere tra qualche settimana…è impossibile controllare tutto, dal cambiamento climatico al nucleare: c’è molta paura rispetto al passato, viviamo in un’era in cui ciò che accade in politica ci fa preoccupare, soprattutto negli Stati Uniti.

 

C’è una canzone dedicata a sua figlia nel nuovo album. E poi tornerà in tour?

Faremo dei concerti, con tanta musica del nuovo album, sì. Non vedo l’ora! E il brano "Ava’s Dance in the Moonlight" è nato grazie a mia figlia, mentre stava danzando Lo Schiaccianoci: ha appena quattro anni. Mi ha ispirato. La guardavo mentre ballava e mi sono messo a comporre: ne è nata una melodia bellissima, una delle più importanti del disco.



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